Il Fondo Monetario Internazionale boccia l’Europa: debito greco va tagliato. E pensa a ritirarsi dalla Troika
A poche ore dalle inizio delle votazioni al Parlamento greco delle misure chieste dall’Eurogruppo in cambio del piano di salvataggio da 86 miliardi di euro, concordato solo 48 ore fa, l’Fmi a sorpresa boccia l’intesa raggiunta con grande fatica a Bruxelles dopo un’estenuante maratona negoziale. Il Fondo lascia intendere che potrebbe sfilarsi dalla troika che con Bce ed Ue ha finora salvato gia’ due volte Atene. Da Washington è stato fatto filtrare nella notte il testo di un rapporto interno da cui emerge che la situazione greca è molto peggiore di quanto previsto fino a solo due settimane fa e che quindi l’intesa per l’Fmi è del tutto insufficiente a far fronte alle effettive esigenze di Atene. Secondo il testo, che fonti dell’Fmi sottolineano era già stato portato a conoscenza dai leader dell’Eurozona quando lunedì hanno concordato l’intesa, i creditori Ue dovranno fare “molto di più” di quanto finora previsto. Gis.
Ossia i creditori dell’Eurozona dovranno o accettare di rinunciare a parte dei fondi dati alla Grecia in questi anni – un nuovo haircut (taglio) del debito che Atene ha con i partner ma stavolta ca carico degli Stati e non come quello di fatto imposto ai creditori privati di Atene nella notte tra il 20 e il 21 febbraio 2012 in un drammatico vertice a Bruxelles, con perdite pari a 100 miliardi di euro – o consentire al governo ellenico di non pagare nulla per almeno 30 anni (Misure simili erano già state proposte da Christine Lagarde nell’ottobre del 2013, quando la situazione non era giunta a questi livelli) Queste alternative, stavolta draconiane per i creditori dell’Eurozona, sono indipensabili perche’, sottolinea l’Fmi, ai livelli attuali il debito ellenico e’ del tutto “insostenibile”.
Non solo. Anche lo stesso piano di salvataggio (il terzo dal 2010) da 86 miliardi concordato tra mille polemiche lunedi per stabilizzare la situazione è del tutto “insufficiente”. Lo stesso piano che in Grecia ha spaccato il partito Syriza del premier e che rischia di non passare. Per l’Fmi spetta ora ai membri dell’Eurozona decidere quale opzione scegliere tra quelle possibili. Questo perche’ le nuove proiezioni contenute nel rapporto riservato dell’Fmi, fatto filtrare ad orologeria proco dopo la mezzanotte italiana, stimano che il debito pubblico di Atene il prossimo anno sara’ pari al 200% del Pil contro il 177% finora stimato, solo in parte a causa della recessione che peggiorera’ nel 2015 dopo la timida ripresa registrata a fine dello scorso anno. Non solo. Fino al 2022 il debito greco restera’ intorno al 177% contro il 142% stimato: “Il drammatico deterioramento della sostenibilita’ del debito rende necessario un alleggerimento del debito su una scala che va molto oltre quanto e’ stato finora previsto”, si legge nel nuovo studio.
L’analisi Fmi è in sintesi sia un assist al suo azionista di maggioranza, gli Usa (da oggi il ministro del Tesoro Jack Lew sarà in Europa e vedrà tra qualche ora il presidente della Bce, Mario Draghi, e poi il ‘falco’, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, su posizioni contrarie a quelle di Washington, e poi a Parigi, l’alleato con l’omologo Michel Sapin ) che da settimane chiedono un taglio del debito greco. Lo è in parte alla Germania e alla nettissima maggioranza dei partner dell’Eurozona che volevano imporre misure ancora più dure – per alcuni non volevano salvare Atene – come raccontato dallo stesso Tsipras, secondo il quale solo Francia Italia e Cipro hanno difeso la Grecia.
Scheauble potrà ribadire che il taglio del debito greco è impossibile in base ai trattati e quindi sostenere che senza l’Fmi l’intera struttura definita a Bruxelles da sola non sta in piedi. Da ultimo è anche un’allarme per i creditori Ue di Atene. Il Fondo, proprio le sue regole costitutive, non potra’ continuare a sostenere in alcun modo la Grecia, sia perché è al momento “in arrettrato” (arrears) di 2 miliardi di dollari di prestiti non rimborsati, sia perche’ non puo’ prestare soldi ad un Paese il cui debito sia “insostenibile”.
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