Il gioco sporco del governo sui precari della scuola
Renzi deve smetterla di raccontare falsità. Deve smetterla di offendere i precari della scuola. SEL ha presentato 263 emendamenti, tutti di merito, a un provvedimento molto complesso. Da mesi denunciamo che presentare le stabilizzazioni legate al ddl altro non è se non un ricatto con cui il Governo avrebbe cercato di forzare la mano per far passare un ddl culturalmente sbagliato, che dà, ad esempio, poteri al preside come fosse un dirigente d’azienda. Sarà il preside a doversi cercare i finanziamenti per la propria scuola, sarà il preside a scegliersi gli insegnanti, sarà il preside a concedere premi in denaro ai più meritevoli, in barba a qualsiasi principio democratico e alla libertà di insegnamento.
Oggi i relatori hanno chiaramente detto in commissione che, se non viene approvata la legge così com’è, non si possono assumere i 100mila precari e ci hanno invitato a ritirare gli emendamenti. Altrimenti quest’anno verranno assunti solo i 50mila precari già previsti dal turn over.
Il Governo ha così buttato via la maschera per dire che il ricatto è la legge. Quello che il Governo e il Presidente del Consiglio fingono di non sapere è che i precari comunque continueranno a lavorare, perchè indispensabili a far funzionare la nostra scuola che ha bisogno di insegnanti. Se avessimo un ministro dell’istruzione potremmo sempre sperare che provi a spiegarglielo. Invece, la ministra Giannini pare scomparsa.
SEL propone un piano pluriennale di assunzioni, rivolto non solo ai GAE, ma anche ai TFA, PAS, Ssis del concorso 2012, a tutti gli idonei che sulla base della sentenza della Corte di Giustizia europea dovrebbero essere assunti. Invece di giocare, il Governo parta da questa proposta e non addossi ad altri le proprie responsabilità. Non siamo noi a remare contro le stabilizzazioni.
Poter contare su docenti stabili, preparati, adeguatamente retribuiti è indispensabile per dare stabilità alla scuola statale, pubblica, libera, democratica. Ad aizzare le guerre tra precari è chi immagina una scuola con insegnanti sudditi.
Non chiediamo rivoluzioni, chiediamo solo di ripartire da chi fa la scuola ogni giorno, rimettendo al centro l’istruzione pubblica e le esigenze educative e formative indispensabili per preparare, con equità e giustizia, i cittadini di domani alle sfide del mondo.
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Gaetano Longo