Il governo Renzi incassa la fiducia anche alla Camera. Sel conferma il no. Migliore: «Bisogna sognare insieme agli uomini e alle donne che nel centrosinistra vogliono cambiare definitivamente questo Paese»
Sel boccia il discorso programmatico di Matteo Renzi e indica alcune delle sue priorità: «cancellare il programma sugli F35 e introdurre il reddito minimo garantito. Per non lasciare nessuno indietro». Sono alcuni dei punti elencati dal capogruppo, Gennaro Migliore, nelle dichiarazioni di voto sulla fiducia. Migliore conferma il no di Sel, ma rivolge a Renzi una sfida politica: «Non sogni da solo ma con tutti quelli che puntano a ricostruire il centrosinistra e vogliono cambiare veramente questo Paese, con quegli italiani che non si rassegnano. Lei non potrebbe presentarsi in un mercato di Firenze con Alfano, ma lo potrebbe fare con un uomo di Sel: ne tenga conto».
Dopo la lunga giornata del Senato, Matteo Renzi si è presentato alla Camera, per il discorso sulla fiducia che ottiene: con 378 sì e 220 no. Scuola, imprese, legge elettorale, la riforma del Titolo V. E l’emergenza occupazionale. Questi i temi toccati. Con una premessa: «Non bastano le riforme costituzionali o elettorali: esiste un’esigenza drammatica, che è quella occupazionale». Stesso stile e stesso modus operandi. Ieri non “aveva l’età per il Senato”, Renzi annunciato la sua emozione arrivando a Montecitoro: «Io non sono un onorevole ma voi siete onorevoli, degni di onore. Entrando mi sono detto quanto siate fortunati tutti i giorni, perchè ci facciamo un callo, ma sedete in posto dove grandissimi della nostra storia, di diverse estrazioni politiche e culturali, hanno seduto».
E poi ha snocciolato le promesse che 24 ore prima aveva annunciato al Senato. La necessità di fare presto, il bisogno di agire sull’emergenza occupazionale e assumendosi la responsabilità di governo. «Per questo governo non ci sono alibi: se ci riusciremo – dice Renzi alla Camera – abbiamo fatto il nostro dovere, se non ci riusciremo sarà solo colpa nostra; non è un atto di coraggio ma di responsabilità».
in aula è stato anche il giorno di Bersani. Cinquanta giorni dopo il malore che l’ha colpito è tornato per votare la fiducia al governo Renzi. L’ex segretario del Pd è stato accolto in Transatlantico con grande calore e il suo ingresso in Aula è stato salutato da un lungo applauso accompagnato dalla standing ovation dei deputati Pd, ma anche di quelli appartenenti ad altri gruppi parlamentari Il ritorno di Bersani è stato poi sottolineato dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, al termine degli interventi sulla fiducia chiesta da Matteo Renzi, e di nuovo l’emiciclo ha riservato all’ex segretario Pd l’ennesimo lungo applauso.
Arrivando alla Camera, tra una stretta di mano e l’altra, Pierluigi Bersani ha subito lanciato un pensiero per Enrico Letta: «Sono venuto per abbracciare Enrico. Ma non è ancora qui…», ha detto. Dopo una decina di minuti, e poco prima che Renzi prendesse la parola, è arrivato Enrico Letta. L’ex premier, dopo essere entrato nell’Aula della Camera non ha deganto di uno sguardo il banco del governo è andato verso Pierluigi Bersani e lo ha abbracciato in modo molto caloroso.
Sinistra Ecologia Libertà ha ribadito il suo no alla fiducia. «In Sel non ci sono i governisti e i non governisti, ci sono quelli che avrebbero voluto, vorrebbero un altro governo, un governo di centrosinistra. Non basta il linguaggio della verità, ci vuole quello della coerenza e allora non si può mettere al governo il 50 per cento di donne e poi fare una legge, l’Italicum, che ridurrà la presenza di donne in Parlamento e ridurrà la qualità della democrazia tenendo fuori dal Parlamento chi prende fino a 4 milioni di voti». Lo ha afferma Titti Di Salvo, vicepresidente dei deputati di Sel e componente della segreteria nazionale, nel suo intervento alla Camera durante il dibattito sulla fiducia al governo Renzi. «Non si può parlare di patti da rispettare tra Stato e imprese – prosegue Di Salvo -, e non nominare mai il patto violato con gli esodati. Non si può dire che con le regole non si crea occupazione e poi assistere senza reagire all’alzata di scudi del suo principale alleato, l’NCD di Alfano, contro l’eliminazione delle dimissioni in bianco. Non si può parlare di Europa e non ricordare che la carta di Nizza descrive la cittadinanza europea come insieme di diritti civili e sociali, perchè i diritti sono sempre interi». «Il primo banco di prova del nuovo governo – continua Di Salvo -, saranno le nomine dei vertici delle aziende partecipate dal Tesoro su questo sfidiamo il Presidente del Consiglio: si approvi subito la proposta di legge di Sel che fissa un tetto per i manager della P.A., delle partecipate, delle società quotate in borsa e di tutte le quelle che ricevono finanziamenti pubblici. Al Paese serve redistribuire la ricchezza attraverso un fisco progressivo e la patrimoniale, unica via per finanziare l’intervento pubblico per un vero piano per il lavoro che crei buona occupazione e si prenda cura del nostro Paese dissestato e disastrato. Ma con Alfano si può fare? Sinistra Ecologia Libertà- conclude l’esponente di Sel – ha scelto di fare un’opposizione intransigente e senza sconti per il bene del Paese».
Oltre a Titti Di Salvo sono intervenuti in aula anche Nicola Fratoianni, deputato e coordiantore nazionale di Sel e Claudio Fava.
Nicola Fratoianni. «Siamo rimasti un po’ colpiti quando, dopo aver giustamente annunciato un piano di rilancio dell’edilizia scolastica, ci ha spiegato che è necessario ridare dignità al ruolo educativo degli insegnanti e delle insegnanti italiane, ma ha aggiunto che per farlo non servono risorse, investimenti e riforme, quanto, più urgentemente, un cambio di forma mentis. Beh, io credo che dovremmo andarci piano con le parole, ricordando anzitutto che per ridare dignità al ruolo sociale della funzione educativa servirebbe dare ai nostri insegnanti, alle nostre insegnanti, anche uno stipendio europeo. Ridare dignità significa anche ridare riconoscimento e significa anche partire dal racconto di quello che è stata la scuola in questi anni. Forse lei, Presidente del Consiglio, non lo ha fatto perché nel suo Governo, seduto accanto a lei, c’è chi, protagonista di un altro Governo, ha partecipato alla più grande, gigantesca sottrazione di risorse pubbliche alla scuola e al sistema dell’istruzione: 8 miliardi di euro, negli anni scorsi, sono stati sottratti a questo settore cruciale; forse perché con lei, nella sua maggioranza, c’è chi è stato protagonista di una riforma, la riforma Gelmini, che ha umiliato in profondità il valore sociale della scuola e dell’istruzione». «Per la Sinistra, ha proseguito in Aula Fratoianni – per le forze democratiche di questo Paese, l’innovazione, la modernizzazione, l’avanzamento contro la stagnazione e la conservazione hanno sempre coinciso in modo indissolubile con l’idea che a quella parola si affiancasse l’idea di un miglioramento nelle condizioni di vita, In questi anni è successo il contrario: tutte le volte che si è parlato di innovare, di modernizzare, quel che abbiamo visto è stato il peggioramento delle condizioni di vita. Siamo cresciuti in un Mondo in cui una certezza ce l’avevamo, e cioè che i figli avrebbero avuto un futuro migliore dei padri, anche quando nascevano in una condizione di svantaggio, perché il lavoro, la scuola avrebbero consentito di arrivare e di giungere ad una condizione migliore. – ha continuato il deputato di Sel – Oggi questa storia si è rovesciata, oggi abbiamo un’intera generazione condannata a vivere nell’eterno presente, condannata dalla precarietà e da una gigantesca diseguaglianza a non poterlo neanche immaginare il futuro a cui lei spesso allude. E allora, signor Presidente, è questa visione che ci preoccupa un poco. Oggi la crisi drammatica che vive l’Europa, che vive il nostro Paese, è insieme la causa e l’effetto di una gigantesca disuguaglianza. Oggi innovare, guardare al futuro, mettere in campo il coraggio significa innanzitutto ricostruire la condizione di un’eguaglianza frantumata, ricostruire nell’eguaglianza delle opportunità un’idea di merito che non sia la selezione darwiniana del più forte contro il più debole».
I video degli interventi integrali dei deputati di Sel
La dichiarazione di voto del Capogruppo di Sel Gennaro Migliore
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