Il messaggio di Maurizio Landini a Human Factor: siamo lì con voi
Care compagne e cari compagni,
voglio farvi i migliori auguri di buon lavoro per il vostro incontro odierno. Perché è un incontro importante che cade in un momento decisivo.
La crisi che ha peggiorato le condizioni di vita di milioni di persone è tutt’altro che esaurita, mentre i gruppi dirigenti europei continuano a perseverare nelle scelte politiche ed economiche che l’hanno causata e nutrita.
Nel mondo contemporaneo non si è mai vista una simile disuguaglianza nella distribuzione delle risorse, una concentrazione così forte della ricchezza nel peso che hanno assunto le rendite e la finanza. Così oggi siamo al punto che l’uno per cento della popolazione mondiale possiede quanto il 44 per cento dell’intera umanità e le previsioni ci dicono che questa forbice è destinata ad aumentare.
Nel nostro Paese chi vive del proprio lavoro in questi anni ha subito un attacco alle proprie condizioni materiali e ai propri diritti sociali e politici che non trova precedenti nella storia della Repubblica. Il risultato sono i milioni di disoccupati, di poveri, di precari e di lavoratori con salari ormai nemmeno sufficienti a sopravvivere.
Di fronte a questa situazione le uniche politiche che vengono messe in campo sono dettate dalle logiche finanziarie che hanno prodotto l’attuale disastro e dalla compressione delle condizioni materiali e dei diritti delle persone che per vivere debbono lavorare.
In particolare in Italia, i governi che si sono succeduti negli ultimi vent’anni hanno colpito sempre in una sola direzione: compressione dei salari, precarizzazione del lavoro, privatizzazione del welfare e dei servizi, diminuzione dei diritti. Con l’accentuarsi della crisi questi attacchi non sono diminuiti; anzi, sono stati sempre più incalzanti in un’escalation che per quanto riguarda il mondo atto nazionale di lavoro ormai derogabile per legge, con l’innalzamento dell’età pensionabile a livelli sconosciuti in qualunque altro paese europeo, con il Jobs Act e lo smantellamento dello Statuto dei lavoratori.
Un crescendo in cui il lavoro e i suoi soggetti sono stati cancellati dall’agenda politica e ridotti a voci di bilancio o a semplice merce da comperare e vendere al miglior prezzo possibile. Una strada sulla quale il lavoro non è stato più considerato degno di rappresentanza e nemmeno più d’ascolto. E questa sordità, credo, ha avuto e sta avendo un grande peso sulla crisi della nostra democrazia e sui rischi di collasso che corre la rappresentanza politica.
E’ di fronte a questo panorama che la vostra iniziativa di oggi assume un’importanza particolare. Discutere e capire come risalire la china; come e con quali argomenti riconquistare l’interesse e la partecipazione della parte di società cui ci rivolgiamo e che intendiamo rappresentare nei suoi interessi materiali, culturali e politici; costruire una prospettiva alternativa al dominio del mercato e dei mercanti, una pratica collettiva in cui – come si diceva alle origini del movimento operaio – si possa agire “insieme con giustizia”…. tutto questo è oggi indispensabile per affrontare un mondo che ci sembra andare avanti alla rovescia.
La crisi che ci sta colpendo non è caduta dal cielo, è il frutto di scelte e avidità precise e proprio per questo non possiamo pensare d’aspettare che passi, illudendoci che poi tutto sarà di nuovo come prima, come “ai bei tempi”. Servono energie e progetti per immaginare e proporre delle alternative concrete su cui spendersi e battersi. Serve perciò una politica all’altezza di questa sfida, che sia radicale nei contenuti e sappia pensare in grande, oltre i confini della sopravvivenza e delle appartenenze. Insomma, serve un progetto di cambiamento che nasca dalla società, dai suoi conflitti e dai suoi protagonisti, dobbiamo fare qualcosa di più importante e impegnativo che una semplice denuncia delle ingiustizie o di un’orgogliosa testimonianza.
Per tutto questo oggi siamo lì con voi, a partire dal contributo che un nostro segretario nazionale porterà alla discussione a nome della Fiom. E sono certo che su questa strada continueremo a camminare assieme.
Un caro saluto e buon lavoro
Maurizio Landini