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Giovedì, 30 aprile 2015

Il post-patriarcato e le sfide da cogliere

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Ho letto e riletto il libro di Irene Strazzeri “Post patriarcato: l’agonia di un ordine simbolico” e sono convinta di doverlo leggere ancora. E questo soprattutto perché credo che sia un libro che apre riflessioni, indagini, “sfide” come le definisce l’autrice. E che per cogliere al meglio le sfide che Irene lancia non possiamo che augurarci di fare un lungo e intenso lavoro, insieme, tra diverse.

Ho letto questo libro mentre la politica italiana e l’opinione pubblica sembrano particolarmente avviluppate nelle morse del pensiero unico. Il dibattito è quanto mai chiuso all’interno di paradigmi che altrove vengono giustamente messi in discussione, si liquidano secoli di riflessioni filosofiche, di costruzione di visioni e pensieri alternativi con l’appellativo di ideologie morte e sepolte. Confesso che all’inizio per chi, come me, viveva gli anni della prima gioventù con la voglia di sganciare se stesso, e almeno le generazioni più giovani, dalle trappole delle ingombranti classi dirigenti che dicevano di aver incarnato quelle ideologie, poteva apparire una rottura interessante. Insomma meglio essere in tanti a mettere in discussione ciò che legittimamente volevamo superare, ma il vuoto che nel frattempo aveva riempito tutto intorno è stato davvero una brutta rivelazione.

Ora in questo vuoto labile, sconnesso, frastagliato, indeciso gli spazi e dunque le sfide sono tante e rimangono aperte. Irene Strazzeri con un accurato e scientifico lavoro ne pone alcune e su queste vorrei soffermarmi.

“Il neo liberismo si nutre di tutto ciò che l’umano esprime, assumendolo a sé e mettendolo a valore o a disposizione del mercato”, scrive Elettra Deiana nell’ illuminante prefazione (a differenza di altre utilissima per inquadrare e leggere il testo e l’autrice). E volendo questo potrebbe essere l’occhiello di Human Factor, il tentativo di SEL di andare oltre, di cercare “l’altrove”. Cosa significa? Provare a fare un’analisi, come quella che Irene tratteggia nel libro, che inquadri la fase in cui viviamo tenendo conto dei “sintomi”, dei “passaggi”, delle “discontinuità” e sulla base di questa, generare le sfide e assumerla fino in fondo. Certo, questo è l’F- factor, il femminismo nella sua essenza, quello che i movimenti femministi hanno provato a fare nel passato e un po’ meno incisivamente nel presente. Ma raggiungere questa consapevolezza e provare a farla diventare la sfida per la maggior parte delle persone è l’obiettivo nascosto o palese di chi oggi vuole ancora fare politica per cambiare il mondo e non per “emendarlo”. Sto naturalmente e volutamente interpretando le “sfide” di Irene. E lo faccio dal mio spazio di azione, quello di trentenne che prova a cambiare la politica e il mondo insieme, senza pregiudizi nei confronti degli strumenti ma con il bisogno di sperimentare prima che di definire o di creare nuovi paradigmi assolutori.

Per me dunque il post patriarcato, il vuoto, lo spazio, la fase di transizione va agita fino in fondo, a partire dai femminismi, dalle differenze che tanti spostamenti hanno portato, dai saperi non omologati, dalle pratiche non liturgiche, dall’altrove che in questo testo viene evocato.

Vorrei che la sfida lanciata da SEL attraverso Human Factor fosse la sfida dell’autorità femminile e delle pratiche di riconoscimento, l’ultimo capitolo del libro di Strazzeri, con tutti i suoi elementi critici, le sue falle, i suoi vuoti. Questo non significa fare il 50 e 50 in qualsiasi lista di qualsiasi elezione. Questo sarebbe il galleggiamento, non la sfida. La sfida parla ai desideri di tutti, uomini e donne, parte dai loro bisogni e in particolare da quelli della “maggioranza invisibile”, di coloro che oggi sono maggiormente in sofferenza, non rappresentati, non si riconoscono, e anela alla costruzione di un nuovo mondo, un nuovo linguaggio, un nuovo paradigma, se non fosse altro che per esistere. Il che è tutto, fuor che poco. Non ho paura di sentirmi dire che non a tutti interessa essere inclusi. Credo che noi dobbiamo lottare per questo. Perché sono convinta che l’agonia di questo mondo abbia a che fare con il potere che lo ha governato, che ne ha costruito schemi, mezzi e meccanismi.

“L’ordine dell’autorità è diverso da quello del potere anche per il modo in cui sorge e si sviluppa. L’ordine dell’autorità ha il suo inizio nella relazione”, scrive Strazzeri prima di accennare alle possibilità che apre l’autorità femminile come antidoto all’individualismo che annienta. Questo tema e le abili connessioni che stimola l’autrice nelle ultime pagine del testo sono materiale prezioso per chiunque voglia “ricercare” e “ricercarsi”, per chiunque voglia riempire i vuoti o ancora candidarsi a rappresentare un’alternativa di governo in Italia come in Europa.

 

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