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Martedì, 13 ottobre 2015

Il vero obiettivo è rovesciare l’equilibrio tra i poteri definito dalla Costituzione

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La dichiarazione di voto di Sinistra Ecologia Libertà.

Presidente, senatori, quella che vi apprestate a votare in terza lettura è una riforma costituzionale che «dissolve l’identità della Repubblica nata dalla Resistenza», come affermano oggi su «il manifesto» sette tra i più eminenti costituzionalisti italiani, che voglio qui tutti ricordare: Gaetano Azzariti, Lorenza Carlassare, Gianni Ferrara, Alessandro Pace, Stefano Rodotà e Massimo Villone.

È una riforma che, insieme alla legge elettorale che avete imposto con la fiducia, fa saltare gli equilibri democratici che i Costituenti avevano disegnato e consegna il Paese a un governo dei Premier, dove tutto sarà deciso dal Governo o più esattamente dal Capo del Governo. Essa modifica di fatto e radicalmente la nostra democrazia parlamentare, perché il Parlamento, cioè il potere legislativo, assumerà una funzione ancillare rispetto all’Esecutivo.

Questa riforma è stata costruita per dare più potere al potere e meno potere ai cittadini. Dietro alla definizione altisonante che utilizzate, di «democrazia decidente» o «governante» c’è solo questa amara verità: è il passaggio a quella che molti studiosi definiscono post democrazia.

Non è un caso se, invece di rafforzare gli strumenti della democrazia diretta, voi avete imboccato la strada opposta, riducendo ulteriormente il potere dei cittadini.

È esattamente il contrario di quello che sarebbe stato necessario per ridare forza alla nostra democrazia e risolvere la crisi dì fiducia dei cittadini nelle istituzioni, che si manifesta con un astensionismo mai visto.

Per arrivare a questo obiettivo si è costruita da anni la narrazione della Costituzione del ’48 come obsoleta, un freno alla crescita dell’Italia.

Le colpe di classi politiche dirigenti, incapaci di far progredire il Paese e dare soluzioni ai suoi drammatici problemi, sono state scaricate sulla Costituzione.

A tale narrazione bugiarda, Renzi ha aggiunto la facile propaganda della riforma del Senato come taglio di 300 senatori con relative indennità. È anche questa una demagogia menzognera e dall’alto, che ha ignorato volutamente tutte le altre soluzioni da noi e dalle altre opposizioni proposte per la riduzione dei parlamentari e dei costi.

Una cortina fumogena, che mira solo a nascondere il vero obiettivo: rovesciare l’equilibrio tra i poteri definito dalla Costituzione.

Si mette mano alla Parte II della Carta costituzionale facendo finta di preservare la prima, quella relativa ai diritti e ai principi fondamentali, mentre in realtà sono proprio quei principi che vengono smantellati, a partire dall’articolo 1, che stabilisce che la sovranità è del popolo, non del Premier né del segretario del partito più forte.

Del resto, sul fronte dei diritti costituzionalmente protetti siete già da tempo al lavoro per demolire quei principi e cancellare quei diritti, con tutte le vostre cosiddette riforme, da quella del lavoro a quella della scuola.

La propaganda del Governo, spalleggiata dalla stragrande maggioranza di un sistema dell’informazione mai così docile e obbediente, vuol far passare l’opposizione a questa riforma per conservatorismo e resistenza corporativa al cambiamento.

 

Ma la questione non era difendere la situazione attuale ad ogni costo, in particolare il ruolo attuale del Senato, o il bicameralismo perfetto, ma sostituire, modificare l’attuale sistema di garanzie con altre garanzie più forti e non che le si sottraessero, le si diminuissero come invece è avvenuto.

Il risultato dì questa riforma, alla fine, sarà un Camera dei deputati che, grazie all’Italicum, avrà più di 400 deputati nominati, frutto delle liste bloccate e delle pluricandidature, e che quindi vedrà fortemente indebolita la sua rappresentatività.

Il Senato sarà ridotto ai minimi termini, come numero e come funzioni, e quindi senza alcun ruolo di riequilibrio.

E comunque sarà frutto di una elezione di secondo livello. Sì, di secondo livello, perché la modestissima modifica introdotta per l’elezione dei senatori, un piccolo escamotage che implica un complicatissimo meccanismo da individuare con una futura legge, non solo non cambierà questo dato, ma rischia di essere un ulteriore elemento di delegittimazione agli occhi dei cittadini.

 

La rappresentatività del Senato, anche nei confronti di quelle istituzioni territoriali che dovrebbe rappresentare, sarà debolissima e conflittuale. Il rischio che si risolva in una sorta di dopolavoro, insito sin dall’inizio nel doppio mandato di sindaci e consiglieri, diventa con questo testo quasi una certezza. Il Senato sarà del tutto marginale e allora tanto valeva eliminarlo completamente. L’abnorme premio di maggioranza, aggravato dall’introduzione del ballottaggio, farà sì che un partito di fatto di minoranza abbia la maggioranza assoluta dei seggi e che sia perciò in grado di eleggere da solo il Presidente della Repubblica, i giudici della Corte costituzionale, il CSM. Potrà farlo senza quei pesi e contrappesi che costituiscono l’essenza delle moderne democrazie sia parlamentari che presidenziali. Se poi il vincitore è anche il segretario del partito e, quindi, colui che ha deciso le liste e, quindi, gli eletti, ecco che la Camera diventa totalmente subalterna al Capo del Governo – è la catena di comando che viene ribaltata – e chiamata solo a ratificare le decisioni dell’Esecutivo.

 

Voi state oggi creando un mostro costituzionale che affiderà tutti i poteri ad un solo leader e lo state facendo attraverso un percorso pieno di forzature, scorrettezze, trucchi procedurali, con una maggioranza rimpolpata da transfughi e trasformisti dì ogni genere. Il senso di questa riforma lo si coglie perfettamente già nel metodo con cui la si sta approvando: un Parlamento umiliato, del tutto privo di voce in capitolo e ogni discussione circoscritta nei confini del partito di maggioranza, del solo PD. La Costituzione del 1948 era la sintesi più alta di idee e visioni del mondo diverse. Questa vostra riforma è il frutto della condivisione non dei De Gasperi, Nenni e Togliatti e Calamandrei, ma di Renzi e Verdini. Lo state facendo tradendo il programma elettorale con cui noi e voi, colleghi del PD, siamo stati eletti e ci siamo impegnati con i cittadini. Quando giungerà a compimento il percorso delle vostre cosiddette riforme (legge elettorale e riforme costituzionali, una riforma della pubblica amministrazione che demolisce il principio costituzionale dell’imparzialità, una riforma della scuola che piega la scuola pubblica alle logiche aziendali, il jobs act che elimina i diritti dei lavoratori e cancella la dignità del lavoro) si sarà completato un processo di vera e propria sostituzione del modello di democrazia, di Stato e del modello economico e sociale delineati nella Costituzione, nata dalla resistenza.

 

Tutte queste riforme conducono ad un nuovo quadro istituzionale che si realizza con la figura dell’uomo solo al comando e con la sterilizzazione dei principi e dei valori costituzionali. La riforma costituzionale è un po’ la linea del Piave, sulla quale si può arrestare questo processo. Voi oggi pensate di aver vinto, ma ricordatevi che ogni volta che il popolo è stato chiamato ad esprimersi su riforme di tal fatta le ha respinte. Anche questa volta il referendum non sarà una passeggiata per voi e rimanderà al mittente – ne siamo certi – il tentativo di stravolgere la nostra Costituzione e altri referendum bocceranno la vostra buona scuola, il vostro jobs act e lo scempio che volete fare del nostro mare.

 

Noi senatori di SEL e molti del Gruppo Misto non possiamo legittimare il dissolvimento della Costituzione nata dalla Resistenza neanche con il voto contrario. Annunciamo, quindi, la non partecipazione al voto.