Ilva, Sel vota no all’ennesimo decreto. Servono investimenti seri per risanamento ambientale
Sel ha votato contro l’ennesimo decreto sull’Ilva, un testo blindato sul quale ci è stato impedito di cambiare anche solo una virgola, con la bocciatura di tutti i nostri emendamenti. Un decreto che viola la Costituzione e il diritto comunitario come evidenziato dalla ennesima apertura di una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese.
L’esclusione della responsabilità penale ed amministrativa del commissario, e dei suoi delegati, in riferimento alle condotte connesse alla attuazione dell’AIA viola il principio di uguaglianza davanti alla legge e il principio della responsabilità dei funzionari dipendenti dello Stato.
La previsione dell’attuazione dell’80% delle prescrizioni AIA, riferite alla quantità e non alla qualità, viola l’obbligo di tutela del paesaggio e della salute, nonché l’obbligo di impedire che l’iniziativa economica arrechi danno alla dignità ed alla sicurezza dei cittadini.
La legge regionale sulla valutazione del danno sanitario viene indebolita con conseguente violazione del principio secondo il quale la tutela della salute rientra nella legislazione concorrente.
Si produce infine un cortocircuito con le normative europee che si basano sui principi di precauzione, prevenzione e correzione nonché sul principio del “chi inquina paga”.
Il decreto di oggi è l’ennesimo simbolo di un governo incapace, buono solo a guadagnare tempo giocando sulla pelle dei cittadini e lavoratori. Taranto non si merita assolutamente tutto questo. In questa città, sito di interesse nazionale, con una delle aree contaminate più pericolose della nazione, lo Stato da un lato ed il capitalismo cialtrone dall’altro hanno svelato, e continuano a svelare, il loro volto da predoni.
Servirebbero investimenti seri per il risanamento ambientale, per l’innovazione e la diversificazione produttiva e per la valorizzazione culturale e turistica della città di Taranto. Per l’ennesima volta però, nulla di tutto questo è stato fatto. Per tutte queste ragioni il nostro no è stato forte ed evidente.
Lo diciamo con grande convinzione e sofferenza: se Taranto non si salva e cambia, non si salverà e non cambierà l’Italia, ed il nostro Paese non uscirà da una “modernità” che calpesta diritti e dignità.
Lo dichiarano in una nota il Capogruppo di Sel alla Camera Arturo Scotto e la deputata tarantina di Sel Donatella Duranti.