In piazza a Montecitorio l’Italia che rivendica il diritto e l’urgenza della legge sugli ecoreati
Oggi davanti alla Camera si è svolto un sit-in, al quale hanno partecipato anche numerosi deputati di SEL, promosso dalle 25 associazioni firmatarie dell’appello “In nome del popolo inquinato: subito i delitti ambientali nel codice penale”. Si rivendica il diritto e l’urgenza ad avere finalmente, dopo 21 lunghi anni, la legge sugli ecoreati.
Siamo infatti all’ultimo decisivo passaggio per ottenere, anche in Italia, la legge che inserisce i reati ambientali nel codice penale.
Ad un anno dalla approvazione alla Camera, il Senato ha finalmente approvato, modificandola, la legge che dovrà essere discussa a Montecitorio per la terza lettura.
Tre erano le proposte di legge che, accorpate, hanno portato a testo base che istituisce i reati contro l’ambiente: una porta ma mia firma e quelle degli altri deputati di SEL le altre sono dei colleghi Realacci (PD) e Micillo (M5S) e Sinistra Ecologia Libertà si è impegnata, assieme ai firmatari della legge, affinché questa venga approvata senza alcuna modifica.
Purtroppo, per contro, in queste settimane si sono avute forti pressioni ed in particolare da Confindustria che si è sempre posta in contrasto con la approvazione di questo provvedimento chiedendo ulteriori modifiche al testo.
È evidente che se ciò avvenisse il provvedimento dovrebbe tornare nuovamente al Senato per un quarto passaggio parlamentare con il rischio concreto di finire affossato definitivamente, date le tante difficoltà e gli atti di ostruzionismo emersi nell’estenuante discussione fatta a Palazzo Madama.
Dopo il via libera della Commissione Ambiente della Camera, che ha espresso un parere per cui si chiede l’approvazione del testo proposto senza modifiche, in commissione Giustizia Forza Italia, Scelta Civica, Ncd_Ucd e Misto, hanno complessivamente presentato 19 emendamenti, nonostante i due Ministri, Galletti e Orlando, si siano espressi a favore del fatto di approvare subito la Legge.
SEL, coerentemente con il sostegno a #neancheunavirgola la campagna che promuove l’approvazione della legge senza modifiche, non ha proposto alcun emendamento.
Ma il paradosso è che tra gli emendamenti presentati vi è anche quello che vuole abrogare la norma, sostenuta anche dal SEL e inserita al Senato da Forza Italia, che vieta l’uso della devastante tecnica degli “air gun” usata per l’esplorazione del sottosuolo in ambiente marino.
Al Senato lo propongono, lo sostengono, lo votano e diventa norma mentre gli stessi alla Camera lo vogliono eliminare.
Tutto questo fa pensare che sia stato una sorta di cavallo di Troia per far affossare il percorso della Legge.
Come sempre gli inquinatori e i devastatori dell’ecosistema marino, per quattro gocce di petrolio, trovano sempre qualche parlamentare disponibile a supportare le lobby dei poteri forti, ma ci auguriamo che nei prossimi giorni, in Commissione Giustizia, nessun emendamento venga approvato e che il 27 aprile, data in cui è stata calendarizzata la legge in Aula, ci sia il voto definitivo alla Camera per una normativa che, dopo decenni di impunità di ecomafiosi ed ecocriminali, garantirebbe la tutela dell’ambiente, della salute e della parte sana dell’economia.
E’ giunto il momento di portare a conclusione un organico e sistematico intervento sul codice penale da dedicare specificatamente alla tutela penale dell’ambiente. Un buco normativo, o meglio “un buco nero”, che ha inghiottito ambiente, salute, giustizia, diritti e beni comuni.
Ventuno anni di commissioni parlamentari sulla gestione dei rifiuti e sulle attività illecite ad essa connesse, ventun anni di decreti “pezza” e di progetti di legge che non sono mai approdati alle aule parlamentari.
Anni di denunce e di pressanti appelli, da parte della associazioni ambientaliste, delle madri della “Terra dei Fuochi”, a intervenire legislativamente sulla materia dei delitti contro l’ambiente, mentre, in vaste aree del nostro Paese, la gestione dei rifiuti veniva gestita, di fatto, dalle organizzazioni criminali e le “ecomafie” si infiltravano nell’economia e permeavano le pubbliche amministrazioni, mentre ad aziende irresponsabili veniva lasciato impunemente il “vantaggio competitivo di inquinare”, esternalizzando i danni all’ecosistema, gli attentati alla salute, la rapina dei beni comuni, il problema di vaste aree avvelenate da bonificare.
Ancora oggi la maggior parte delle sanzioni per reati contro l’ambiente sono di natura contravvenzionale con una prescrizione fissata in appena 4 anni che fa sì che, nella migliore delle ipotesi, il procedimento penale si fermi alla sentenza di primo grado non giungendo a sentenza definitiva.
Uno scandalo che merita risposte adeguate.
Con l’approvazione di questa legge ci sarà una chiara e definitiva normativa in materia di delitti contro l’ambiente e si potrà, una volta per tutte, colmare un vuoto pericoloso e ormai incomprensibile del nostro codice penale.
*Capogruppo SEL Commissione Ambiente della Camera dei Deputati
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Emanuel Oian