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Martedì, 16 dicembre 2014

In quella scuola di Peshawar è morta una parte della nostra civiltà

peshawar

Dopo 20 anni di guerra al terrorismo, il mondo è un posto più sicuro? E’ questa la domanda a cui dovremmo rispondere guardando in faccia le vittime di questo ennesimo atto di barbarie.

Non bastavano i tagliagole dell’ISIS a ricordarci il frutto avvelenato di un ventennio di guerre senza senso che hanno trasformato il luoghi in cui è nata la nostra civiltà nella culla dell’inciviltà e della barbarie. Serviva il sangue dei bambini del Peshawar a ricordarci che i Talebani non sono stati sconfitti con Bin Laden, che l’effetto perverso della guerra in Afghanistan è il loro sconfinamento in Pakistan, che la violenza e la guerra portano con se altra violenza ed altra guerra.

No, il mondo non è un posto più sicuro e la responsabilità è prima di tutto nostra, dei nostri governi, di chi ha pensato che con le bombe si esportasse la democrazia e si potessero anche fare dei buoni affari.

Oggi siamo tutti attraversati dall’orrore e dal cordoglio per la brutalità di un attentato così vigliacco, ognuno di noi vorrebbe vendicarsi della violenza che proprio perché esercitata su dei bambini sentiamo sulla nostra carne come se in quella scuola ad essere uccisa fosse stata l’umanità intera. Ed in effetti è così, in quella scuola di Peshawar siamo morti un po’ tutti, è morta una parte della nostra civiltà. Per questo domani dobbiamo avere la capacità di rinascere, di scongiurare nuove guerre, di porre fine a quelle esistenti, di favorire processi di pace e di pacificazione. Nessuno pensi che l’ISIS si possa sconfiggere solamente con la forza, nessuno immagini di trascinarci ancora una volta in una guerra senza fine in Iraq come in Afghanistan, dove tornano a suonare i tamburi di una guerra che, come dimostrano i fatti di oggi, pare destinata ad allargarsi al vicino Pakistan.

Non è un caso che ad essere colpita oggi sia una scuola, non è un caso come non lo è stato quando ad essere colpita fu l’attuale Premio Nobel Malala Yousafzai. Perchè i signori della guerra sanno che la cultura e la conoscenza sono le armi più forti, non per vincere una guerra, ma per sconfiggere la guerra.

Commenti

  • fausto

    Una volta c’era la Sinistra in Italia, c’erano i Pacifisti… ora siamo sempre di meno a far sentire la nostra sempre più flebile voce. Che sconforto… che assurdità…
    Basta pensare a come è cambiato il tg3…

  • francesco

    In verità, non c’è alcuna forza in campo intenzionata a combattere realmente l’organizzazione terroristica dell’ISIS. In quanto propaggine nata da una costola di Al Qaida, si avvale dii finanziamenti e armi provenienti dai servizi segreti USA che usano quei fanatici islamisti con sapienza tattica per destabilizzare l’area geografica che comprende l’Iran, il Libano, l’Iraq e specialmente la Siria di Bashar al Assad che non si piega al volere degli occidentali.Il tutto avviene con l’aiuto di Paesi arabi servili, della Turchia (Paese NATO) e di Israele, dove vengono curati e nascosti gli islamisti feriti o in fuga, come dimostrato da diverse fonti di informazione e siti non asserviti alle “verità” di comodo. Un esempio eclatante e vergognoso è la città di Kobane, dove la resistenza popolare guidata dal PKK è stata ostacolata dall’esercito turco che bombardava sistematicamente le postazioni dei combattenti curdi per volgere a suo vantaggio la spartizione territoriale. Per chiudere, è doveroso ricordare che non esiste alcuna prova certa (se non la versione USA) che attesti la morte di Bin Laden. Il suo corpo non è stato mostrato al mondo intero come è stato fatto per Saddam Hussein. Credere ai servizi americani è come credere che le Twin Tower siano state abbattute da quattro sprovveduti piloti di origine araba.Facilmente lo sceicco in questione sbarca il lunario da pensionato d’oro in qualche paradiso terrestre a spese dell’amministrazione americana, per i grandi servigi resi in Afghanistan.La soluzione agli orrori come quello di Peshavar sta nel ritiro degli Stati Imperialisti – USA in testa – da tutti i teatri di guerra del Pianeta , e smetterla di imporre con la forza il proprio credo religioso e la supposta superiorità del modello occidentale.