Intervista a Fratoianni: Alexis mi ha detto che la presenza di Sel è una condizione necessaria perché il processo unitario abbia qualche esito
Dal settimanale Left l’intervista al coordinatore nazionale di Sel Nicola Fratoianni del giornalista Rocco Vazzana.
Doveva essere una festa ma rischia di trasformarsi nell’ennesima polemica interna alla sinistra. Ancora non è chiaro infatti chi andrà a Strasburgo a rappresentare la Lista Tsipras italiana. Barbara Spinelli, eletta in due collegi, non ha ancora deciso se – e dove – accettare il suo seggio. Il rischio è che Sel o Rifondazione rimangano senza rappresentanza europarlamentare. La partita è aperta e Nicola Fratoianni, deputato e coordinatore nazionale del partito di Vendola, si sta giocando tutto. Fin dal congresso di gennaio il dirigente di Sel si batte per posizionare il suo partito con chiarezza alla sinistra del Pd: autonomo ma senza steccati ideologici. Eppure se fuori dall’Europarlamento restasse proprio il candidato di Sel, il percorso di Fratoianni si farebbe sempre più impervio. Anche perché dentro il partito di Vendola si fanno sempre più forti le sirene di chi, come il capogruppo Gennaro Migliore, vorrebbe entrare nel Pd.
Quando lo contattiamo Fratoianni è appena uscito dall’incontro con Alexis Tsipras a Bruxelles.
Come è andata con Tsipras?
Molto bene. Abbiamo parlato d’Europa: della necessità di battersi per la costruzione di un fronte ampio contro l’austerità. E abbiamo condiviso la necessità di prenderci in qualche modo cura del percorso aperto con l’esperienza dell’Altra Europa anche in Italia.
E come ve ne prenderete cura?
Aprendo un processo politico. Senza precipitazioni, semplificazioni o semplici sommatorie. Penso che su questo tema il mio punto di vista sia chiaro.
Il suo sì: lei vuole un nuovo soggetto a sinistra di Renzi. Non la pensa così la maggioranza del gruppo parlamentare di Sel, in apparenza più incline a un ingresso nel Pd…
Il gruppo parlamentare partecipa alla discussione politica. Credo che il gruppo starà sempre dentro il percorso deciso dal partito.
Anche se Barbara Spinelli (mentre scriviamo non ha ancora sciolto le riserve sulla rinuncia al seggio, ndr) decidesse di non fare un passo indietro?
Barbara Spinelli deciderà ciò che ritiene più utile. Tutti dovrebbero guardare con grande attenzione però al contributo dato da Sel al risultato della Lista Tsipras in Italia. Se Spinelli decidesse di optare per il collegio dell’Italia centrale (sacrificando Marco Furfaro, di Sel, ndr) sarebbe un problema. Un segnale negativo rivolto al mio partito e al suo dibattito interno. Un confronto “forte”, da cui dipende in larga parte la possibilità di un esito positivo del processo di unità a sinistra. Perché senza Sel questo processo non potrà andare avanti, è un dato di fatto.
Però è stato Tsipras in persona a chiedere a Spinelli di non rinunciare al seggio…
Che Tsipras abbia interesse che una figura come quella di Barbara sia parte della delegazione italiana al Parlamento europeo è indiscutibile. Il tema però è come questa “non-rinuncia” si ripercuote in Italia. In questo momento è molto importante che Sel sia messa nelle condizioni di sentirsi pienamente parte di questo processo.
Tsipras le ha dato garanzie in questo senso?
No, non me le può dare. Anzi, ha ribadito che non sarà lui a decidere. Sarebbe sbagliato chiedere a Tsipras di risolvere i nostri problemi. Alexis mi ha detto semplicemente che considera la presenza di Sel una condizione necessaria perché il processo unitario possa avere qualche esito.
E quale dovrebbe essere l’esito? Lo scioglimento dei singoli partiti che hanno composto la Lista? Lasciamo stare gli sbocchi. Intanto diamo vita a un processo, mettendo in campo un grado di innovazione molto forte. Perché lo schema della sinistra unita non si costruisce con sommatorie né con una precipitazione organizzativa. Ci vuole il protagonismo della politica.
I garanti, che hanno consentito la nascita della lista unitaria alle Europee, hanno esaurito la loro funzione?
I garanti hanno svolto una funzione di garanzia in un processo molto particolare, per certi versi emergenziale, a ridosso delle Europee. Se oggi si apre un processo, tutti cambieranno ruolo. Oggi il quadro è cambiato e deve cambiare anche la modalità di ricostruzione della sinistra. Tutti possono essere protagonisti, se hanno cose da dire.
Immaginiamo l’ipotesi più catastrofica: il 14 giugno lei si presenta all’Assemblea nazionale di un partito che non ha rappresentanza a Strasburgo. Che succede?
Speriamo che non sia così. Sarebbe alimento per chi pensa che non sia il caso di dare seguito al percorso. Sarebbe un problema, soprattutto da un punto di vista simbolico. Un messaggio negativo nei confronti della forza più rilevante tra quelle che hanno contribuito alla Lista. Abbiamo partecipato al progetto nonostante un dibattito politico interno vero: abbiamo fatto un congresso su questo.
Un congresso che si è concluso con una linea chiara (il sostegno a Tsipras), ma frutto di una mediazione debole. Perché poi ognuno esprime posizioni del tutto personali in pubblico…
Il fatto che qualcuno non sia d’accordo è tipico di ogni organizzazione, ma la linea è stata chiara.
Sì, però il suo collega di partito Gennaro Migliore, dalle colonne di Repubblica, invita Sel a costruire un soggetto unitario col Pd…
Gennaro ha la sua posizione e si misura nel confronto interno. Non condivido la sua idea ma la rispetto. Io credo che sia un errore clamoroso immaginare di sostenere il governo o di entrare nel Pd. Oggi bisogna continuare con l’opposizione, non ideologica ma fondata sul merito. Solo così nel futuro potremo costruire le condizioni di un governo di alternativa. Anche alleandosi col Pd se sarà il caso. Adesso non è tempo di parlare di alleanze, ma di proposte e di pratiche.
Sembra che dentro Sel si stiano fronteggiando due anime irriducibili…
Qual è il punto del dissenso? Se è il giudizio sulla natura del governo Renzi è vero che le posizioni sono inconciliabili. Per me sarebbe un errore drammatico cambiare collocazione. E non mi sento per questo minoritario, al contrario. Dopo di che, un partito discute e decide cosa fare. Sarebbe però l’ora di finirla con la vecchia sinistra che appena trova un punto di dissenso si divide.
Nessuna scissione in vista dunque?
Lo escludo, per quanto mi riguarda. Ma Sel non può precipitare in una condizione di stallo. È necessaria una direzione politica.
Per la Syriza italiana, insomma, ci toccherà aspettare ancora…
Chi lo sa, a volte capitano anche i miracoli.
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