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Giovedì, 7 agosto 2014

Israele prigioniera di se stessa e la Palestina dimenticata

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Diario di viaggio in Israele e Palestina.

Shimon Peres ci attende nel suo studio, nella sede della Peres Peace House a Tel Aviv. È la prima volta che riceve una delegazione istituzionale da quando non è più Presidente di Israele e si occupa di gestire le attività della Fondazione che porta il suo nome. Prevalentemente progetti sanitari in favore dei bambini palestinesi. L’incipit della discussione è emblematico di quello che ci troveremo ad affrontare. Peres rivendica l’intervento militare ed usa la stessa metafora che Amos Oz ha utilizzato in un’intervista pubblicata sull’Espresso, ovviamente giungendo a conclusioni diverse. “Cosa fareste voi se il vostro vicino si siede sul balcone con il proprio figlio sulle sue ginocchia e cominciasse a sparare verso la camera dei vostri figli?”.

Questa domanda è in realtà la serratura blindata di una porta che chiude la cantina in cui gli israeliani hanno segregato la questione palestinese. Non puoi discutere con chi spara sui tuoi figli, non puoi provare commozione per i figli del vicino che muoiono: pagano le colpe dei padri, non esiste un’occupazione della Palestina, non esiste la Palestina. È una grande rimozione collettiva in cui i contorni dei soggetti che stanno dall’altra parte del muro sono sfocati. Hamas, Iran, Hezbollah e Palestinesi sono la stessa cosa, rappresentano tutti una minaccia alla “Sicurezza” di Israele. Negli incontri che seguiranno, senza la retorica e lo spessore di una figura come Peres, tutto assumerà contorni più marcati e spesso disumanizzanti.

La società israeliana è assediata, vive nella paura, più del 90% della popolazione è d’accordo con l’offensiva militare, un 40% circa la ritiene addirittura insufficiente. Non si può non partire da qui se realmente si vogliono affrontare fino in fondo le ragioni di questo conflitto. Anche la sinistra, il Partito Laburista, sostiene l’intervento militare di Netanyahu: «Ha agito bene e nell’interesse del paese» ci confessa il segretario del Labour. Il resto è questione di sfumature, della maggiore o minore disponibilità a dialogare con Abu Mazen ritenuto da tutti interlocutore disponibile ma non affidabile, perché alla fine bisogna fare sempre i conti con Hamas. Il Muro con cui hanno rubato il 22% del territorio palestinese, Le Colonie (nel 2013 sono aumentate del 123% portando la popolazione israeliana in territorio palestinese a circa 600 mila unità), l’Occupazione e l’assedio di Gaza, le violazioni dei diritti umani è come se non esistessero. Chiediamo in più occasioni ai nostri interlocutori se non ritengono che le politiche messe in campo dal Governo Israeliano riducano la legittimità di Abu Mazen ed allo stesso tempo rafforzino Hamas, ma la risposta è sempre la stessa: «A Gaza non ci sono colonie, quello è un pretesto, Hamas vuole distruggere lo Stato di Israele».

È dentro questa rimozione collettiva che separa i due popoli che cresce la “Bolla di odio” di cui parla David Grossmann nel suo editoriale su Repubblica di qualche giorno fa. Il nemico invisibile si nasconde dietro ogni Palestinese, ognuno di loro rappresenta una potenziale minaccia, un potenziale terrorista. Anche la reazione all’idea di una forza di interposizione a guida europea sotto l’egida dell’ONU sul modello libanese dell’UNIFIL, proposta con insistenza da alcuni di noi, rivela questa ossessione. Il Ministro dell’Intelligence Stainiz ci dice chiaramente che di noi non ci si può fidare, che Israele ha deciso che si difenderà da sola anche perché noi siamo responsabili di 6 milioni di morti con l’Olocausto.

Rivendicano il diritto a difendersi e accusano l’occidente di ipocrisia: “Noi per difenderci dai razzi di Hamas, che usa i civili come scudo, abbiamo avuto dei danni collaterali” – così sono definiti i 2000 Palestinesi morti nell’offensiva militare – “Quanti civili avete ucciso voi in Kosovo, in Iraq e in Afghanistan?”. È morto un soldato: era figlio di Israele e la comunità piange i suoi figli. I figli dei palestinesi, 400 bambini uccisi in questo conflitto, qua non li piange nessuno. “Sono vittime di Hamas anche quelli” ci ricorda il Vice ministro degli Esteri. È in questo contesto che le forze della destra israeliana hanno vinto la loro partita. L’hanno vinta sul piano culturale prima ancora che politico, l’hanno vinta perché anche chi vuole la pace si è convinto che l’unico modo per averla è l’annientamento del nemico. E il nemico si nasconde ovunque, anche nella popolazione arabo-israeliana, la parte più emarginata della società. Loro non possono neanche svolgere il servizio di leva.

L’attuale Ministro degli Esteri Liebermann, capo di uno dei partiti dell’estrema destra israeliana, ha proposto di cedere ai palestinesi i territori a maggioranza araba e di contrattare l’acquisizione di territori occupati dalle Colonie. Cittadini di serie B, perché non sono di origine ebraica. Due popoli uno stato, in cui il concetto di cittadinanza ha, paradossalmente per la storia di questo paese, un principio razziale.

“Sono come noi, il nostro obiettivo è far conoscere alla popolazione questo dato” ci raccontano i pacifisti israeliani, una sparuta minoranza in un paese assediato dalla paura. Quel “sono come noi” nasconde in realtà un punto di partenza significativo: “Molti pensano che non lo siano”. Comunità, fratellanza, solidarietà, se questi valori fossero universali Israele sarebbe il faro della democrazia, ma si fermano dentro i confini della comunità ebraica e questo ne è il grande limite. Le ragioni di tutto questo sono riconoscibili. È vero, noi europei abbiamo un debito enorme nei confronti di questa comunità e loro hanno credito nei confronti dell’umanità, ma l’Olocausto non è il semplice rito della memoria, è una ferita che sanguina nella coscienza di ognuno di noi.

Ed è per questo che Israele non può essere lasciata da sola a combattere contro i suoi fantasmi. Hanno costruito la “Bolla di Grossmann” dentro cui sono prigionieri oggi Israeliani e Palestinesi. L’hanno costruita con l’occupazione, con le vessazioni inferte al popolo palestinese in nome della loro sicurezza. Le pareti di questa bolla sono rafforzate ogni giorno dall’ingiustizia che subiscono ogni giorno i palestinesi da Hamas e dal Governo Israeliano. Hamas e Governo Israeliano giocano una partita a scacchi sulla testa dei due popoli. È per questo che bisogna porre fine a tutto questo.

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È per questo che l’Italia e l’Europa non possono continuare a tacere. Non possiamo guardare ancora mentre il futuro del Medio Oriente e del Mare che condividiamo resta appeso al filo della diplomazia egiziana. Dobbiamo proporre ad Israele di fare la nostra parte nella risoluzione del conflitto. Libermann, uno dei falchi della politica israeliana, ha aperto le porte alla possibilità che l’ONU prenda il controllo di Gaza. Non so se è un bluff, penso però che bisogna cogliere questa porta di ingresso e venire qui a metterci la faccia, perché la risoluzione della questione Israelo-Palestinese è la carta che la comunità internazionale può giocare per invertire la rotta delle politiche internazionali in Medio Oriente. Non bastano più generici appelli al cessate fuoco, né l’invito ad Israele ad essere più moderata nell’offensiva militare. Dobbiamo imporre ad Israele ed Hamas una soluzione politica. Bisogna mettere in campo tutti gli strumenti, quelli diplomatici ma anche quelli politici ed economici. A partire da un embargo sulle armi ad Israele finché quelle armi possono essere usate contro i Palestinesi.

La nostra visita in Israele si chiude con la visita allo Yad Va Shem, il memoriale dell’olocausto. Il tempio della memoria che custodisce il ricordo di 6 milioni di vite umane spezzate mentre una parte dell’umanità era girata dall’altra parte. Dobbiamo partire da qui se vogliamo realmente comprendere cosa accade in questo lembo di terra martoriato dalla guerra. Dobbiamo saper combattere i fantasmi di un passato che a volte sembra ritornare. L’antisemitismo ed il razzismo che attraversano la nostra società sono la malattia che bisogna curare prima che la “Bolla di Grossmann” si allarghi e imprigioni anche noi.

 

Commenti

  • kilo

    a
    verità del conflitto e come un lupo vestito da pecora il piano dei
    zoinist e nato nel 1800 e si trattava di dominare il mondo attraverso le
    finanze e infiltrando governi garantendosi posizioni vantaggiose poi il
    piano fu interrotto da Hitler ma alla fine della guerra l’America e
    l’Inghilterra dovevano rilocare tutti quelli sopravvissuti ai campi di
    sterminio e decisero che la Palestina allora una
    colonia dell’Inghilterra fosse il posto giusto anche perché la era dove
    gli jews vivevano . si la terra promessa come dicono loro. la terra che
    cercavano mentre scappavano dal Egitto e come scritto nei testamenti
    dove mose gli guidava.quella terra era già occupata dai palestinesi
    e
    anche la vera natura del ebreo venne fuori chi non si ricorda della
    storia del toro d’oro. comunque torniamo a nostri tempi nel andare degli
    anni il popolo palestinese si e visto calpestare tutti i suoi diritti e
    usanze mi ricordo quando Israele pose fine alle carovane dei cammelli
    cosa insignificante per noi ma per loro era una tradizione e un modo di
    creare economia attraverso il commercio. poi ci fu l’espropriazione dei
    terreni di appartenenza di palestinesi da generazioni per costruire
    villaggi per importare altri jews provenienti dalla Russia e dalla
    America .e chi non si ricorda la campagna mediatica per attirare
    l’attenzione dei giovani in un reclutamento pieno di false
    promesse.insomma potrei andare avanti per pagine la verità e che come
    gia stanno facendo in America emarginando interi comunità
    impossessandosi di intere città la stessa tecnica usano con Gaza perché
    Gaza a un valore immobiliare for the evil jews e i palestinesi sono
    diventati un ingombro per i loro piani cosa che la maggior parte di voi
    non sa che le abitazioni in questi villaggi sono di proprietari che già
    anno un altra casa e queste sono di proprietà di villeggiatura e che una
    famiglia palestinese a diritto a 10 litri di acqua al giorno mentre un
    jew si annaffia tranquillamente il prato davanti casa sua .io non sono
    razzista ma chi riesce a conoscere la vera natura dei jews lo diventa e
    una razza egoistica of evil nature loro sono i primi a discriminare
    contro i portoricani arabi e African American quelli che provengono dal
    america sono i peggiori capitalisti ai limiti della razionalità io sfido
    chiunque a rispondermi perché i jews li o studiati a fondo in 30 anni
    di America e so bene che razza sono firmato Ciro Illiano

  • kilo

    smettetela di dire cazzate informatevi prima di dire cazzate Israele non e mi stata sola cera sempre big brother alle sue spalle insieme a 300 missili nucleari e Israele non a mai firmato il patto di prolificazione e non a nessuna intenzione di farlo per favore smettiamola di fare i gusti e belli ogni tanto non abbiate paura di dire la verità Ciro Illiano un vero comunista che non paura di querele o di altro ma dirò sempre la verita

  • kilo

    the evil Jews will conger the world whit is lies and deceptions a wolf in sheep clothing they must be stopt for humanity sake

  • Leopoldo

    Per il mio commento parto proprio dalla parte finale del documento. Per quanto ancora dovremo espiare una colpa non nostra per una tragedia di cui anche la storia recente ne ha viste tante? Dall’atomica americana in Giappone per porre fine alla seconda guerra mondiale, passando per le pulizie etniche nei Balcani fino a quello che succede oggi a Gaza, dove gli eredi delle vittime dell’olocausto si sono trasformati in carnefici. Sappiamo bene che dietro la nascita dello stato di Israele c’è l’ideologia sionista, che non è molto amica del mondo con le sue lobby affariste.

  • Marco

    Ma gli amministratori e/o i moderatori del sito sono tutti in vacanza?
    È del tutto normale leggere secondo voi sul sito di Sel commenti come questi?

  • Daniele

    Articolo interessante, mi sarei aspettato però molto più coinvolgimento con Meretz, interviste, proposte, idee di un partito di sinistra israeliano. Ha contatti stretti con i pacifisti israeliani? Quali sono le sue possibilità di incidere in Parlamento? Che proposte fa? Possiamo sostenerle anche dall’Italia o dall’Europa? O viceversa è ancora troppo “nazionalista”? Ha approvato l’intervento militare ? Cosa propone per il seguito? Fateci sapere.

  • Leopoldo

    Contrariamente a “Marco il Censore” sono d’accordo con te! Figuriamoci se ci dovessimo autocensurare di fronte alle verità storiche! Ma c’è ancora la libertà di pensiero e di parola, visto che nel simbolo di SEL campeggia la parola LIBERTA’ ?

  • kilo

    Perchè
    sappiamo che Palestina non indica una remota ragione dall’altra parte
    del mondo, ma semplicemente un paese sull’altra sponda del Mar
    Mediterraneo.
    Perchè sappiamo quale sia il dramma delle donne palestinesi incinte forzate a partorire ai checkpoint israeliani.
    Perchè sappiamo che la colonie israeliane sono costruite su terra rubata ai palestinesi.
    Perchè sappiamo cogliere la poesia e la storia che si cela dietro una chiave tramandata da padre in figlio, per generazioni.

    Perchè sappiamo che un olivo che viene bruciato, o una casa che viene
    giornalmente demolita, è un pezzo di dignità che viene calpestato.
    Perchè sappiamo che la striscia di Gaza è la più grande prigione a cielo aperto mai esistita.
    Perchè sappiamo che bombardare civili, donne e bambini non può essere chiamato autodifesa, né effetto collaterale.
    Perchè sappiamo discernere la differenza tra terrorismo e resistenza armata.

    Perchè è vergognoso come il diritto giuridico internazionale venga
    lacerato dall’impunità di cui gode un paese fondato sul genocidio di un
    intero popolo.
    Perchè supporteremo il diritto al ritorno fino a che
    l’ultimo dei profughi non vedrà pienamente applicata la risoluzione ONU
    n° 194.
    Perchè non abbiamo paura di dire che parte delle vittime di ieri, sono i carnefici di oggi.
    Perchè un paese che fa di bambini prigionieri politici, non può fregiarsi del titolo di democrazia.

    Perchè non ci facciamo intimidire da un paese che ad oggi ha violato 73
    risoluzioni ONU, la IV° Convenzione di Ginevra, le leggi
    internazionali, la Convenzione sui diritti dell’infanzia, la Convenzione
    sulla tortura e che applica un regime di Apartheid documentato da Human
    Rights Watch e da varie altre ONG.
    Perchè stiamo dalla parte dell’oppresso e non dell’oppressore, dalla parte dell’occupato e non dell’occupante.

    Perchè anche se la comunità internazionale continua ad ignorare la più
    mediatica pulizia etnica nella storia dell’umanità, noi supporteremo il
    popolo palestinese fino alla fine.
    Ecco perchè oggi ricorderemo il
    65esimo anniversario della Nakba, consci che, nella vita dei
    palestinesi, di catastrofi ne accadono quotidianamente.
    MARCO VARASIO

  • kilo

    Perchè
    sappiamo che Palestina non indica una remota ragione dall’altra parte
    del mondo, ma semplicemente un paese sull’altra sponda del Mar
    Mediterraneo.
    Perchè sappiamo quale sia il dramma delle donne palestinesi incinte forzate a partorire ai checkpoint israeliani.
    Perchè sappiamo che la colonie israeliane sono costruite su terra rubata ai palestinesi.
    Perchè sappiamo cogliere la poesia e la storia che si cela dietro una chiave tramandata da padre in figlio, per generazioni.

    Perchè sappiamo che un olivo che viene bruciato, o una casa che viene
    giornalmente demolita, è un pezzo di dignità che viene calpestato.
    Perchè sappiamo che la striscia di Gaza è la più grande prigione a cielo aperto mai esistita.
    Perchè sappiamo che bombardare civili, donne e bambini non può essere chiamato autodifesa, né effetto collaterale.
    Perchè sappiamo discernere la differenza tra terrorismo e resistenza armata.

    Perchè è vergognoso come il diritto giuridico internazionale venga
    lacerato dall’impunità di cui gode un paese fondato sul genocidio di un
    intero popolo.
    Perchè supporteremo il diritto al ritorno fino a che
    l’ultimo dei profughi non vedrà pienamente applicata la risoluzione ONU
    n° 194.
    Perchè non abbiamo paura di dire che parte delle vittime di ieri, sono i carnefici di oggi.
    Perchè un paese che fa di bambini prigionieri politici, non può fregiarsi del titolo di democrazia.

    Perchè non ci facciamo intimidire da un paese che ad oggi ha violato 73
    risoluzioni ONU, la IV° Convenzione di Ginevra, le leggi
    internazionali, la Convenzione sui diritti dell’infanzia, la Convenzione
    sulla tortura e che applica un regime di Apartheid documentato da Human
    Rights Watch e da varie altre ONG.
    Perchè stiamo dalla parte dell’oppresso e non dell’oppressore, dalla parte dell’occupato e non dell’occupante.

    Perchè anche se la comunità internazionale continua ad ignorare la più
    mediatica pulizia etnica nella storia dell’umanità, noi supporteremo il
    popolo palestinese fino alla fine.
    Ecco perchè oggi ricorderemo il
    65esimo anniversario della Nakba, consci che, nella vita dei
    palestinesi, di catastrofi ne accadono quotidianamente.
    MARCO VARASIO

  • Giulio Tiradritti

    Credo che sia giusto pensare a questo commento, ma continuo anche a sottolineare, purtroppo, tutti i conflitti che sono intorno al Mediterraneo, fomentati dal capitalismo Occidentale europeo ed anglosassone. Guardiamo il caso dell’Iraq e della Siria. In Iraq adesso gli integralisti islamici stanno uccidendo i cristiani, e coloro che non si piegano al califfato. Però in Siria, quelli stessi integralisti islamici sono stati armati e addestrati dall’Occidente e fatti passare come combattenti per la libertà contro Assad. Stessa cosa è succede in Libia. Adesso che non c’è più Gheddafi, che certamente non era uno stinco di santo, ma che esprimeva il miglior equilibrio possibile per quel paese, la Libia sta precipitando nel caos. Stessa cosa sta succedendo in Ucraina orientale, dove i fascisti fatti passare per democratici dalla stampa occidentale, stanno distruggendo le città orientali.

  • Giulio Tiradritti

    Quale è il ragionamento che voglio fare? Che purtroppo, forse mi sbaglio o forse no, Sinistra Ecologia e Libertà, a differenza di altri partiti di sinistra, non vuole prendere una decisione seria in politica estera. Ancora si continua a credere che Obama sia democratico, che Assad e Putin rappresentano la parte sbagliata. Nulla di più falso. Lo si vede nei commenti sul sito. Si dice di essere contro gli F-35, contro il MUOS, certamente va bene. Ma chi c’è dietro a queste cose?Quando si tratta di colpire chi ha la responsabilità, si è reticenti. Si dice di essere contro l’Europa dei capitali e delle banche, però si approvano tutte le strategie che poi si decidono a Bruxelles.Chi fa del silenzio, è complice del potere. Per esempio, noi dobbiamo ringraziare Assad che è un baluardo contro l’islamismo radicale, però Sel non lo dice. Attualmente sulla crisi Ucraina la Russia ha ragione in tutto e per tutto, però nessun deputato di Sel vuole schierarsi a favore di Putin, che è molto meglio dei politici guerrafondai dell’Occidente. Chi paga per il conflitto causato dalla NATO in Libia, dove l’Italia, che importava molto carburante ed aveva fatto contratti vantaggiosi con l’ENI, ha messo poi a disposizione le piste per il decollo dei bombardieri? Qualcuno ha pagato, o è stato sanzionato, Sarkozy, Cameron Hollande o Obama? Altro nodo l’Ucraina. Dopo che c’è stato il golpe fascista di Maidan, con il beneplacito anche di molta “sinistra progressista”, che vedeva nelle celtiche e nelle svastiche di Maidan (Arturo Scotto) nuove ondate di libertà, è iniziata una guerra civile. La Crimea ha deciso con un referendum popolare di entrare a far parte della Federazione Russa. Ciò non è stato gradito all’Occidente, che ha detto che il referendum è stato una farsa, in quanto organizzato in uno Stato sovrano. Ma allora è una farsa anche l’Italia unita, perché i plebisciti per aderire allo Stato italiano fatto dalle regioni centrali, tipo l’Umbria le Marche, sono stati fatti nel 1860 all’interno dello Stato pontificio. Che fa Sel? Tutta schierata con l’Occidente.