Istituto alberghiero di Castellammare di Stabia, la denuncia di Sel: “Se non paghi il contributo ‘volontario’ esci dall’aula”
Un’offerta volontaria, ma obbligatoria. La storia di un istituto alberghiero di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, sta per approdare direttamente in Parlamento. La vicenda, oggetto di un’interrogazione del capogruppo di Sel alla Camera Arturo Scotto al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, ha dei risvolti paradossali. Decine di studenti, racconta il deputato, sono stati invitati a lasciare l’aula dell’istituto Raffaele Viviani dopo solo una settimana dall’inizio dell’anno scolastico. La colpa è il mancato pagamento di un contributo assicurativo e di laboratorio di 150 euro. Per questo motivo ai ragazzi è stato “impedito l’accesso alle lezioni”. Tutto a norma? Non proprio. Perché si tratta di un contributo che la legge definisce come “volontario”. E per questo la richiesta del pagamento “è illegittima”, denuncia Sel.
Intanto però gli alunni sono stati messi alla porta. Ma genitori e studenti sono insorti, contestando la decisione del dirigente scolastico, dato che il contributo dovrebbe essere volontario, così come accade in tutti gli istituti superiori di Castellammare. Scrive il deputato di Sel nella sua interrogazione che “la legge finanziaria n. 296 del 2007 regolamenta questi eventuali contributi, che possono essere richiesti solo ed esclusivamente quali contribuzioni volontarie con cui le famiglie, con spirito collaborativo e nella massima trasparenza, partecipano per al miglioramento e all’ampliamento dell’offerta formativa degli alunni, per raggiungere livelli qualitativi più elevati”.
Non solo: “Una circolare del Ministero dell’istruzione afferma che i versamenti in questione sono assolutamente volontari, anche in ossequio al principio di obbligatorietà e gratuità dell’istruzione inferiore, e che il contributo, ad ogni modo, non può in alcun modo riguardare lo svolgimento di attività curricolari”. Per questo la richiesta del pagamento preventivo costituisce “violazione del dovere d’ufficio”. Tradotto: gli alunni non devono pagare per le normali attività didattiche della scuola pubblica. Ovvietà, ma la cronaca impone un ripasso.
A far scattare gli ‘inviti’ a lasciare l’aula è stata una circolare del dirigente scolastico, in cui non veniva specificata però la somma da ‘elargire’, ma era ben chiara la cancellazione dagli elenchi in caso di mancato versamento. Alla gravità della richiesta, sottolinea ancora Scotto, contribuisce il peso economico che il versamento avrebbe sulle famiglie degli studenti, che vivono “in condizioni disagiate, e difficilmente possono permettersi di pagare 150 euro per iniziare l’anno scolastico, considerate anche tutte le spese di trasporto, giacché l’istituto si trova in una zona periferica della città”.
Fonte: Huffington Post