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Martedì, 11 febbraio 2014

Italicum, troppa fretta e la legge non funziona: manca l’algoritmo

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“I matematici parlano con Dio, i fisici parlano con i matematici e tutti gli altri parlano tra di loro”. Non si conosce l’autore di questo detto così impegnativo, così foriero, come vedremo, di conseguenze pratiche per noi tutti, gli altri. Né si sa se l’avessero presente i “fisici” Renzi e Berlusconi, e soprattutto il “matematico” Verdini, l’estensore fiorentino, nel preciso momento in cui licenziarono il testo della nuova legge elettorale e la chiamarono, forti del loro latinorum, Italicum. Ma si erano dimenticati l’algoritmo. Distrazione a cui invece non era sfuggito, mestolo della polenta in mano, Calderoli dentro la baita dolomitica trentina nella quale nacque anni addietro il Porcellum.

Che mancasse l’algoritmo se ne sono accorti ieri quelli del Comitato dei 9 della Commissione Affari costituzionali della Camera, come riferiscono i giornali ed in particolare l’Unità, che parla, opportunamente, di un errore clamoroso. E che deve fare questo algoritmo di cui Verdini il matematico s’è del tutto scordato, nel mentre Renzi e Berlusconi intonavano tra di loro la perfetta sintonia?  Deve, né più né meno, tradurre i voti ottenuti in seggi assegnati, è il cuore della legge quale che sia; se manca l’algoritmo, manca, semplicemente, la legge in quanto tale. Guai a trascurare l’algoritmo, in politica come in economia, si può incorrere in qualcosa di assai pericoloso, che so, una crisi finanziaria globale ad esempio. E non solo l’algoritmo non va mai dimenticato, ma dev’essere anche quello giusto, in caso contrario come potrebbe la matematica dialogare addirittura con Dio in persona? Diversi anni fa, tanto per dire, due studiosi americani, Myron Scholes e Robert Merton, misero a punto un loro algoritmo capace di prevedere l’andamento, e dunque il rendimento, cioè il profitto, in sostanza il danaro, dei titoli derivati. Vinsero qualche anno dopo persino il Nobel per l’economia. Le banche dell’intero  pianeta, prime fra tutte l’americana Lehman Brothers, si misero ad applicarlo a rotta di collo. Solo che l’algoritmo in questione era sbagliato. Non dal punto di vista matematico (qui nulla da dire, risultava impeccabile), ma da quello più banale della vita reale di gran parte dell’umanità, dal momento che esso diede il via a quella gigantesca speculazione sui derivati che ci ha portato alla crisi finanziaria mondiale più lunga e più dura della storia moderna. E ancora non è finita. Si possono allora, questa la morale, vincere alla grande le primarie e tanto di cappello, ma poi si dovrà fare i conti con l’algoritmo. Altrimenti, siamo seri, come diavolo si fa a sapere già la sera stessa del voto chi ha vinto e chi ha perso? Fare una legge elettorale senza stabilire come assegnare i seggi non è facile, tocca ammetterlo. Finora, in tutta Europa, non c’era infatti ancora riuscito nessuno. Una legge elettorale, si sa, può declinare verso la rappresentanza o verso la governabilità, può consentire all’elettore di scegliere direttamente l’eletto oppure demandare questa incombenza ai capi partito chiusi in una stanza, può restringere o allargare la forbice del premio da destinare alla maggioranza, fino al punto di assegnarlo alla minoranza che con il minimo dei voti ottiene il massimo dei seggi. Ma fare una nuova legge elettorale e dimenticarsi l’algoritmo equivale a brevettare il ghiacciolo in Lapponia d’inverno. Il punto a cui siamo giunti, ecco la scontata considerazione da fare, è più grave di quel che appare a prima vista. La dialettica da affermare è quella tra immobilismo e attivismo, non già prima di tutto quella del merito. Quando c’erano gli altri tutto stava come fermo (vero), adesso che sono arrivato io tutto dovrà muoversi in fretta, tre riforme in due mesi. Ma verso dove, se ne può democraticamente parlare? “Se salta la legge elettorale salta l’Italia”, ripete il segretario del partito democratico. Sospendiamo per un attimo il giudizio sul fatto che il paese sia già “saltato”, nella sua coesione e tenuta sociale, nella qualità ed estensione dei diritti dei suoi cittadini, nella collocazione ormai marginale in Europa e nel mondo. Ma è con questa serietà, con questo rigore, con questa perizia istituzionale (e costituzionale) che si mette mano ad una legge elettorale, chiamandola per di più, così che sia chiaro al mondo come si fanno adesso da noi e in un botto le riforme, Italicum ?

Commenti

  • Gemma

    Troppa fretta e troppa boria del duo Renzi-Berlusconi nel voler portare una legge elettorale antidemocratica a loro uso e consumo. E poi l’ ignoranza tipica degli arroganti. E questi sono quelli che vorrebbero cambiare la nostra Costituzione? Ma si vergognino . Per approvare in fretta questa legge , credo, si siano violati regolamenti della Camera, adesso il buonsenso e il rispetto delle regole dovrebbe farla tornare in Commissione per una discussione seria e democratica.

  • socialdemocratic

    La legge elettorale , come proposta dal duo Renzi-Berlusconi, è incostituzionale …… adesso vediamo cosa farà il garagnte della Costituzione,perchè….
    L’italicum è
    incostituzionale…..lede il principio di uguaglianza art.3 della
    costituzione…… “siamo TUTTI eguali davanti alla
    legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di
    OPINIONI POLITICHE, di condizioni personali e sociali”….. si proprio
    “OPINIONI POLITICHE” … come si possono fare distinzioni nello
    sbarramento,infatti chi non è in coalizione deve essere trattato diversamente
    solo perché ha un’opinione politica
    diversa………VERGOGNA!!!!!!!!!!!! poveri
    costituenti….VEGOGNA!!!! come dire che per i rossi VALE IL 5%, E PER I GIALLI
    il 3%, E PER I NERI 8%……. ECC.ECC.
    Stessa cosa prevista
    dall’art. 48 della Costituzione, che afferma: “Il voto è personale, EGUALE,
    libero e segreto.” La presenza di liste precostituite elide la scelta
    personale, esprimibile solo con le preferenze, indicata dall’art.48. Gli
    sbarramenti e il premio di maggioranza non rispettano l’uguaglianza dei voti
    espressi. Tutto questo non è capito dai “nominati ” che sono in parlamento, perchè ormai hanno perso il contatto con gli elettori, quel contatto, che solo il rapporto fiduciario e la preferenza possono dare. Sono fuori dalla “realtà” e pensano solo a leggi per farsi “rinominare” o per far fuori le minoranze. Attenzione perchè far fuori le mironanze……….è uno dei primi passi che viene fatto dai regimi totalitari.

  • cidin

    Correggete il titolo. “algoritmo”

  • Valium

    Condivido quel che dici ma non l’argomentazione.
    Voto uguale vuol dire che ogni elettore ha diritto a fare una scelta, sia essa una X sul simbolo, sia essa una preferenza, ma una sola. Non significa che il voto debba per forza pesare a livello nazionale come un proporzionale puro (vedi gli Stati con un sistema fortemente maggioritario).
    Concordo in ogni caso che la soglia di sbarramento è decisamente troppa alta per uno Stato di natura frammentato come l’Italia (si devono ancora fare gli italiani).

  • Vania Valoriani Fammoni

    la democrazia di uno Stato si giudica dalla legge elettorale che applica, è la base di ogni forma di partecipazione civile, e non solo, alla vita del Paese che la contiene …possiamo per un attimo fare un fermo immagine sui profili personologici, e pure sulle fedine penali, del triumvirato R.B.V. e vogliamo dirci che NON siamo uno Stato democratico già per avere dei pregiudicati e condannati e uno con diversi avvisi di garanzia che decidono la rappresentanza del mio esistere? Facciamo sempre più schifo…e da Firenze lo posso dire col cuore, anche se Verdini “opera” in quel di Campi Bisenzio ma lì, purtroppo, Firenze, fa Provincia e (ancora purtroppo) per poco se questi continuano a demolire gli organi di rappresentanza popolare, e se noi glielo permettiamo ancora senza ribellarci davvero. (Compagne e Compagni…davvero: CORREGGETE IL TITOLO di questo bel pezzo, non si merita un refuso del genere!)