La Camera vota lo Sblocca Italia, ora passa al Senato. Votano contro Sel e M5S. Ma anche Pippo Civati
Via libera della Camera al decreto legge «Sblocca Italia». Il provvedimento, che scade l’11 novembre prossimo, passa ora all’esame del Senato. I voti favorevoli a Montecitorio sono stati 278, 161 i contrari e sette gli astenuti. Poco prima del voto finale, la seduta è stata sospesa, dopo che uno striscione giallo è stato appeso dagli attivisti di Greenpeace dalle tribune del pubblico dell’Aula. Durante la votazione, inoltre, i deputati M5S hanno esposto dei manifestini con una croce a lutto e la scritta «Sblocca Italia».
Un voto contrario è stato espresso anche da Sel. Nella dichiarazione di voto contrario il deputato Filippo Zaratti ha spiegato «Questo “sblocca Italia” è un po’ il sogno del Ministro Lupi, il quale tante volte aveva cercato di portare avanti quell’idea di semplificazioni edilizie che serve soltanto a creare una deregulation sul territorio in materia urbanistica, in modo tale che i più forti possano fare quello che vogliono».
Un voto contrario è arrivato anche da deputato del Pd Pippo Civati che sul suo blog ha così spiegato le sue ragioni «n ragione dell’articolo 67 (tutto intero, parola per parola). Mi dispiace per i colleghi che hanno generosamente lavorato per migliorare il testo, e mi scuso con loro se la mia posizione appare irrispettosa, ma l’impianto dello Sblocca Italia non va bene per niente e non è riformabile. È un omnibus mostruoso (di omnibus non avremmo dovuto farne più, sì, ciao) e lo è nel senso che dentro ce n’è di tutti i colori possibili. Manca il verde, diciamo così. E il blu della innovazione vera, che evidentemente va bene per le conferenze ma non per gli atti legislativi. Per il resto, c’è il giallo delle autostrade prorogate, il rosso (nel senso del bollino) contro le sovrintendenze, il grigio del cemento, il noir delle trivelle del nuovo centralismo petrolifero. Altri colleghi sono usciti dall’aula, altri si sono astenuti, altri ancora hanno votato non condividendo molte cose. Le larghe intese colpiscono ancora».
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Claudia Baldini