Sei in: Home › Attualità › Notizie › La costituente di Sel
Martedì, 24 giugno 2014

La costituente di Sel

flag sel

Nel caos l’ingenuità e la malafede possono convivere comodamente. Proviamo a fare chiarezza. Il punto centrale per chi va e per chi resta non è il Governo (tutti quelli che governano restano, a differenza di quelli che vanno e parlano di governo senza averlo mai praticato!), non è neanche il rapporto dialettico e fecondo col PD, il punto vero è il giudizio sul governo Renzi. Qui stiamo, non altrove, qui rimaniamo nel presidiare con ostinazione una cultura che lega e connette le parole alternativa e governo.

Noi siamo all’opposizione di questo governo funambolico e aspiriamo a diventare maggioranza nella società italiana per cambiare il segno di un esecutivo che persevera nelle politica di austerità e nella produzione smodata di precarietà. L’unico minoritarismo visibile a occhio nudo è quello di chi si accoda, di chi dà credito alla rivoluzione passiva del premier, alla sua innovazione sul pelo dell’acqua, feroce, nella ricerca del capro espiatorio facile: sindacati, partiti, dipendenti pubblici, suffragio universale, autonomie locali. Il merito di Renzi è quello di avere avuto il coraggio di rompere con il passo felpato della tradizione della responsabilità nazionale catto-comunista. Anche se non c’è alcuna modernità nella riproposizione del corporativo partito della Nazione, soprattutto se si vota per l’Europa, soprattutto al tempo della globalizzazione senza più aggettivi.

Il renzismo funziona, sfonda e permea di pensiero unico/semplice del fare persino gli accampamenti della sinistra. E non sarà un fenomeno di breve periodo, anche se i flussi elettorali continueranno nella loro repentina mobilità determinata da un Paese seduto nel baratro. Renzi è rassicurante e massimizza la coppia speranza-paura di fronte ai processi sommari promessi di Grillo. Sel per salvarsi dal killeraggio di queste ore che punta a distruggerne la credibilità, dovrà utilizzare tutto il proprio orgoglio contro chi ha deciso a tavolino di azzerare questa piccola splendida realtà eterodossa. Su questo punto i minoritarismi intellettuali e quelli da Transatlantico si somigliano paurosamente. Sel dovrà soprattutto rilanciare ricollocando la propria proposta politica in un contesto sociale profondamente impoverito dalla crisi senza fine. Già dall’evento di mercoledì a Roma con Nichi Vendola, Pippo Civati, Curzio Maltese e Ida Dominijanni che, nella definizione degli interventi, rappresenta un annuncio di futuro.

L’unica Costituente possibile che Sel dovrebbe lanciare è quella di Sel medesima, della sua veloce auto riforma, della sua innovazione. Come è stato con le primarie, le fabbriche, i sindaci, i referendum, Italia bene comune. Certo dobbiamo con coraggio frequentare gli ambiti di discussione della lista Tsipras e lì dare battaglia politica. Così come mantenere aperta la ricerca di piattaforme comuni con tutti quelli che nel PD non si arrendono all’idea di un partito contenitore organizzato per supportare l’unica soggettività che ha legittimità ad esprimersi, il governo, cioè Renzi.

Sel deve interpretare il cambiamento, rompere con i meccanismi pattizi della conservazione e rilanciare sul piano di una piattaforma da far vivere a pieno nella società italiana. Giustizia sociale, reddito minimo, politiche industriali fondate sulla conversione ecologica, libertà e diritti delle persone ad autodeterminarsi. Giustizia, ecologia e libertà: intorno a queste tre categorie gira il nostro futuro. Con un occhio particolare alla potenza che dovrebbe assumere la dimensione ecologica nel discorso pubblico. E la capacità di tradurre queste aspirazioni di cambiamento in una proposta di governo giocata sul terreno della democrazia partecipata e non delle segreterie dei partiti.

A partire dalle prossime regionali e comunali, dal ruolo che potrebbero avere i nostri candidati nella costruzione del campo del centro sinistra. Come sta già facendo in Calabria Gianni Speranza, coalizione e primarie contro il partito unico degli affari. Pronti a ripartire dalle battaglie parlamentari e nelle strade contro il pareggio di bilancio in Costituzione. Pronti a far vivere il nostro spirito costituente nell’ opposizione ad un governo che sembra mettere tutti d’accordo o quasi.

Noi tra l’anello del potere e la ricerca di reti, ponti, connessioni, pratiche democratiche, innovazione e cambiamento, continuiamo a non avere dubbi. Continuiamo a cercare la terra di mezzo, quella abitata dagli uomini, dare battaglia lì nella mischia. Perché la possibilità di potere può essere una straordinaria occasione per cambiare la porzione di mondo che abitiamo. Per governarlo così come è non c’è bisogno di noi, sono perfino in troppi quelli che vogliono cambiare tutto affinché nulla cambi.

Dal quotidiano Il Manifesto del 24/06/2014 

Commenti

  • Enrico Matacena

    Ottimo intervento ! un contributo nuovo al dibattito. SEL deve smettere di pensare sempre di dover sparire all’interno di qualcosa di nuovo. Il rapporto partito- movimenti deve essere dialettico nella rispettiva autonomia.

  • riccardi

    Se dovessi fare un documento congressuale che interpreta cosa deve essere SEL ,partirei da questo articolo . Consiglio a Smeriglio di inviarne copia a Migliore, Fava e alla Di salvo.

  • claudio

    In tutta sincerità l’incipit dell’articolo (Nel caos l’ingenuità e la malafede possono convivere comodamente) si adatta perfettamente anche al suo autore e a tutti quelli che in SEL si stanno adesso strappando le vesti e puntano il dito contro chi ha ritenuto che fossero venute meno le ragioni di fondo per continuare un percorso comune.

    Con tutto il rispetto (che merita) per Massimo Smeriglio ciò che tra le righe del suo intervento emerge (soprattutto se l’articolo viene letto avendo a mente le posizioni di Vendola e di tanti altri) è che per SEL il problema non è affatto il rapporto con il PD (anche se poi per questioni di marketing di tanto in tanto lancia qualche stralo contro di esso) ma il rapporto con un PD forte (come quello attuale a guida Matteo Renzi) che rende a SEL difficile mantenere la propria agibilità attuale (rischiando qundi di scomparire all’interno del campo del centrosinistra) a meno di non dimostrarsi alla sua altezza.

    In parole povere la “crociata” contro Renzi è semplicemente la strada scelta da parte dell’attuale gruppo dirigente di SEL per sfuggire ad un confronto sui risultati che nel medio periodo rischierebbe di mostrare quanta inadeguatezza e quanta incapacità (in termini di governo delle istituzioni) c’è in SEL. Non a caso non avevamo alcun problema ad andare a braccietto con un PD debole come quello a guida Bersani anche se questi era molto più conservatore di quello attuale. Del resto affermazioni come “Noi ……… aspiriamo a diventare maggioranza nella società italiana per cambiare il segno di un
    esecutivo” quando a distanza di 5 anni dalla propria nascita non riusciamo a catalizzare più del 2/3% dei votanti non è forse essere ingenui o in malafede?
    La verità, al netto di tutto quello che mi e ci divide dall’attuale Predidente del Consiglio dei Ministri, è che Matteo Renzi (per come si pone, per le scelte governative che stà compiendo e per come stà cambiando – a partire dal rinnovamento delle persone – il suo partito) lancia una sfida alla sinistra (dunque anche a SEL) che la costringe a misurarsi con l’attualità anzichè continuare a vivacchiare sulla rendita della retorica novecentesca.
    Una sfida che può essere affrontata solo in due modi:
    Il primo è di misurarsi con essa accettando la sfida di stare (stabilmente e da subito) nel recinto del centrosinistra e dunque ri-formandoci come idee e persone (ma in questo caso la quasi totalità dell’attuale classe dirigente di SEL dovrebbe passare la mano) per essere all’altezza degli altri attori (Matteo Renzi in primis).
    Il secondo è alzare una cortina fumogena di distinguo e prese di posizione che giustifichi un ingiustificabile distacco dal campo del centrosinistra (del quale facevamo parte solo un’anno fà e senza il quale mai e poi mai oggi siederemmo sugli scranni parlamentari) in attesa che passi la burrasca, (ovvero che Renzi venga messo da parte, pugnalato dai suoi, così da avere nuovi interlocutori più deboli che permettano all’attuale dirigenza di SEL di auto-conservare i propri ruoli e la propria visibilità ed agibilità politica.
    Mi sembra evidente che, per quante giustificazioni si cerchi di additare per con-fondere le ragioni autentiche di fondo, chi in questo momento ha la maggioranza di SEL ha scelto questa seconda opzione, ovvero la propria auto-conservazione anche al prezzo della marginalità politica del partito, come l’adesione alla lista Tsipras ha plasticamente dimostrato (se mai ce ne fosse stata la necessità di farlo).
    Cordialmente

  • Francesca

    Sel doveva “rompere con i meccanismi pattizi della conservazione” quando è nata, nel suo congresso fondativo che aveva raccolto le speranze e le aspettative di tante e tanti. Quando la crisi già mordeva e il berlusconismo era al suo apice: non lo ha fatto, anzi, li ha riprodotti, quei meccanismi, neutralizzando un grande potenziale. Oggi che Grillo è al 20% e Renzi al 40% (entrambi frutto del silenzio della sinistra) il minimo che possa fare un dirigente politico è ammettere la necessità del rinnovamento: ma non bisogna solo enunciarlo, bisogna farlo. E bisogna far seguire fatti politici agli annunci.

  • francesco

    “…a partire dalle prossime Regionali e Comunali, dal ruolo che potrebbero avere i nostri candidati nella costruzione del campo del centrosinistra…”. Dunque, sempre nell’ottica di un agire politico subalterno al “campo largo del centrosinistra” che di sinistra non ha nulla, semmai ha qualcosa di “sinistro.
    Allora perchè attaccare Migliore e gli altri che hanno fatto una scelta coerente con questa logica?
    Decisamente, proprio non ce la fate a uscire dalla palude in cui si è infognata Sel. Ciao,neh!.

  • ophios

    Be’ se questo è il tuo contributo, lo rispetto ma non mi convince per nulla.
    Salvo la critica che hai fatto alla gestione ondivaga – e verticistica aggiungo io – del Partito negli ultimi due anni. Ho scoperto ieri sera, quindi molto in ritardo, che su youtube esistono i video di molti interventi di delegati al 2° Congresso di SEL. Mi chiedo perché non vi siano dei link dal sito nazionale. Sono le idee ed i contributi a una discussione politica, discusse al nostro congresso solo 5 mesi fa: facciamo in modo che le stesse si possano riascoltare ancora e che possano servire per ripartire da un punto fermo.
    Personalmente ho molto apprezzato i contributi di Fabio Mussi e Fulvia Bandoli, oltre che il passaggio di Maurizio Landini. Chiedo sommessamente che si possano raggiungere dal sito nazionale, perché anche le recentissime spaccature ed uscite da SEL si possono probabilmente comprendere meglio se si ascoltano tali interventi. In ogni caso, una Conferenza nazionale non può essere tenuta a ottobre, è troppo tardi.

  • Marco

    Pienamente d’accordo.