La Costituzione ci chiede una scelta di campo: l’uguaglianza di tutte le persone è una nostra responsabilità, oggi, qui e ora!
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Sono intervenuto in discussione generale sul Ddl Cirinnà. La nostra Costituzione è chiara: non usa parole criptiche come questa maggioranza, che propone modifiche escludenti e opache al Ddl Cirinnà e allude, rimanda, confonde. No, la nostra meravigliosa Carta non consente interpretazioni, ma ci chiede una scelta di campo. Sui diritti fondamentali delle persone non può esistere alcuna mediazione al ribasso, né ambiguità. Ed è paradossale discutere di unioni in relazione all’orientamento e all’identità sessuale delle persone – entrando, quasi frugando, nella loro sfera privata – in un’Aula in cui da tempo non sono più chiari identità, orientamenti politici e valori. I diritti civili e l’uguaglianza sono questioni oltre i partiti e devono rientrare nella sfera dei diritti di cittadinanza che l’Italia deve garantire e che in tutta Europa sono riconosciuti.
Basta col retropensiero omofobo che vuole concedere il minimo indispensabile soltanto per fermare l’indignazione di un popolo che è ormai maturo per le unioni civili, perché nella quotidianità si relaziona con tante donne e uomini in carne ed ossa che vivono sogni, speranze e mortificazioni. Il Ddl Cirinnà è un compromesso necessario – ma non sufficiente – a dare una cornice giuridica per il riconoscimento della famiglia in tutte le forme sociali in cui si struttura. Ogni strumentalizzazione politica è anacronistica. Il nostro obiettivo è quello di dare al Paese una legge che garantisca effettivamente piena inclusione contro ogni forma di discriminazione. Muovere un primo passo verso l’assoluta uguaglianza di tutte le donne e di tutti gli uomini è nostro compito e nostra responsabilità, oggi, qui ed ora.