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Lunedì, 12 maggio 2014

La lista Tsipras annuncia battaglia: il decreto legge sul lavoro incostituzionale e fuori dall’Europa

Pier Giorgio Alleva, giurista del lavoro, già capo della consulta giuridica della Cgil annuncia «battaglia senza quartiere» al Dl Poletti, il cui iter inizia oggi alla Camera.

«Sono possibili più iniziative giuridiche», dice il candidato della Lista Tsipras nel Nord Est e membro dell’associazione Giuristi democratici, in conferenza stampa alla Camera con Ivano Marescotti e Antonio Di Luca. «In primo luogo abbiamo avanzato richiesta perchè sia aperta una procedura d’infrazione in Europa. La Commissione proporrà ricorso alla Corte di giustizia per far dichiarare il decreto in contrasto con la direttiva 70 del 1999 sui contratti a termine che prevede la causalità del rapporto di lavoro. È una via veloce che porta alla sicura condanna dell’Italia».

Ma oltre a questo, spiega Alleva, «è possibile anche tutelare persone in carne e ossa attraverso l’impugnazione in corso di giudizio innanzi alla corte costituazionale italiana che dichiara il decreto legge incostituzionale per violazione degli articoli 11 e 117 della Costituzione, sull’adeguamento agli impegni internazionali. Di più: un giudice può inviare il dl alla Corte di giustizia europea per chiedere se la direttiva sia ostativa o meno ai contratti acausali. Personalmente ritengo che siccome la Consulta si è pronunciata due volte sui contratti a termine, e ha detto che la direttiva 70 è stata recepita e che non è dunque possibile un regresso rispetto alla ricezione, secondo me ci sono gli estremi perchè qualsiasi giudice italiano dispapplichi la legge che verrà fuori dal decreto, proprio perchè violerebbe un precetto europeo che dice che “indietro non si torna”».

Alleva aggiunge: «Una rete grande di giuristi democratici si è mossa in moto. Chiederemo la disapplicazione del dl Poletti. Per nessun altro motivo che salvaguardare la civiltà del lavoro, che non piace al ministro Poletti che ha sempre avuto un atteggiamento di disgustoso peaternalismo. Ci sarà battaglia giudiziaria senza quartiere, come c’è stata con Marchionne. In quel caso abbiamo fatto una causa in ogni insediamento produttivo della Fiat, con 64 cause e abbiamo vinto. Qui faremo molto molto di più».

Il giurista alza la voce anche contro il Partito Democratico. Con il decreto Poletti il Pd «si è messo fuori dalla sinistra».  «Io da Renzi mi aspetto il peggio», premette Alleva che aggiunge: «Adesso dopo l’attacco ai diritti individuali, arriverà un attacco al diritto di sciopero e poi al contratto nazionale di lavoro».

A chi gli ricorda lo stanziamento degli 80 euro in busta paga, il giurista risponde: «Grazie per l’elemosina, ma perchè da 5 anni è bloccata la contrattazione pubblica e Renzi la blocca per altri 5 anni? È carità pelosa. Si vuole arrivare a un minimo salariale per tutti e poi a salari aziendali su base soggettivistica azienda per azienda. Con Berlusconi c’era soddisfazione nel combattere il nemico a viso aperto, adesso con il Pd c’è la distruzione del sistema sindacale e delle guarentigie. Dico ai deputati del Pd: vi rendete conto di dove vi porta? Alla commissione lavoro della Camera c’è stato un atteggiamento veramente disonesto e scorretto, si è sostituita la causalità del contratto a termine con la riduzione delle proroghe a cinque, come se non fosse possibile farne altre cinque e poi altre cinque. A questo punto non si può dire che il Pd è di sinistra».