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Giovedì, 25 giugno 2015

La lunga giornata della Scuola. Boschi pone la fiducia. Proteste e sit in a Roma . Sel: Troveremo il modo per cancellare questa vergogna di ddl

bocciata

La prima chiama del voto di fiducia sul maxiemendamento del governo al ddl Scuola inzierà intorno alle 16. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo secondo quanto annunciato dal presidente Pietro Grasso in aula al Senato. La seduta è stata quindi sospesa in attesa che la commissione Bilancio si pronunci sul maxiemendamento presentato al provvedimento. Dopo il parere inizierà la discussione generale in aula (a cui sono state riservare 3 ore e 20 minuti) e a seguire le dichiarazioni di voto.

Sel voterà contro «un disegno di legge pessimo, che ancora una volta creerà una grande frattura tra la politica e i cittadini, sul quale non si è voluto discutere in Commissione e non si è voluto ascoltare il mondo della scuola. Sono stati messi in mezzo trucchi e trucchetti, ma questa si è veramente esagerato». Lo ha detto Loredana De Petris, di Sel, nelle dichiarazioni di voto alla fiducia sul ddl scuola. «Avete fatto presagire grandi riforme, ma quando si è tentato di portare delle proposte è stato posto in atto il solito meccanismo di denigrazione da parte del presidente Renzi. Voi avete messo in atto strumenti di propaganda» che sono stati «sbugiardati», ma soprattutto, «vi siete completamente disinteressati delle esigenze vere della scuola». «Invece di affrontare i problemi” della scuola “avete messo in atto un progetto che li aggrava per sempre. Abbiamo messo in campo tutta la nostra buona volontà, e ancora una volta avete voluto dare uno schiaffo a noi ma soprattutto al mondo della scuola», ha osservato. Il mondo della scuola «non ve lo perdonerà» e «non vi lascerà in pace» ha continuato De Petris. «Troveremo il modo per cancellare questa vergogna di ddl», ha concluso

Intanto la protesta si accende.  All’alba le organizzazioni sindacali e l’Unione degli Studenti hanno organizzato una serie di blitz al MIUR e in altri luoghi simbolo di Roma, per avviare una nuova fase di lotte in difesa della scuola pubblica nel giorno dell’imposizione del voto di fiducia al Senato. In questi mesi, le scuole e le piazze sono state l’epicentro della straordinaria mobilitazione contro il Disegno di legge della cosiddetta buona scuola. L’unità di tutte le organizzazioni sindacali, il protagonismo delle RSU, la grande partecipazione degli studenti, hanno costituito le condizioni perché si realizzasse questa grande e radicata mobilitazione, che ha avuto i suoi culmini nella splendida riuscita dello sciopero del 5 maggio e nella grande adesione allo sciopero degli scrutini.

I presi’di e le manifestazioni sotto la Camera ed il Senato si sono succeduti quasi quotidianamente con un successo di partecipazione e di consenso arricchito da un confronto costante con i parlamentari che hanno condiviso le ragioni delle iniziative di proposta e di protesta. Il governo tuttavia, pur promettendo tante volte il contrario, si è sottratto ad ogni confronto ponendo la fiducia al Senato e procedendo senza tener conto del netto dissenso della scuola, delle associazioni studentesche, dei genitori, delle organizzazioni sindacali e dello stesso parlamento. La democrazia italiana sta subendo una forzatura gravissima ed inaccettabile. Il Governo Renzi vuole imporre con un atto di forza un provvedimento che non ha mai tenuto conto dei bisogni e delle voci del Paese reale. Il risultato è una riforma che rischia di accrescere le diseguaglianze gia’ presenti all’interno del sistema nazionale di istruzione, fondata su un modello autocratico e clientelare.

Una scuola che insegue la competizione invece di perseguire la cooperazione garantendo eguali opportunita’ per tutti. La manifestazione di oggi, giovedi’ 25, giorno della fiducia posta dal governo, costituisce il logico e naturale sviluppo delle mobilitazioni di questi mesi ma soprattutto anche l’avvio di nuove iniziative di lotta che riprenderanno con la stessa costanza e tenacia dall’inizio del prossimo anno scolastico. Non si risolvono i problemi della scuola italiana con le chiamate dirette da parte dei dirigenti scolastici, con gli sgravi fiscali per chi iscrive i figli nelle scuole private, con le pesanti deleghe in bianco affidate al governo (per la riforma 0-6 anni, per il sostegno agli alunni diversamente abili, per il diritto allo studio), cancellando contemporaneamente il contratto nazionale e stabilizzando solo una parte di tutti quei precari che lavorano nelle scuole italiane, abbandonando gli altri ad un futuro senza certezze e di fatto espellendoli dalla scuola in cui lavorano. Anche gli studenti rivendicano una scuola giusta che riparta da sette priorità: un nuovo diritto allo studio col fine di raggiungere la piena gratuità dell’istruzione; un’alternanza scuola-lavoro finanziata e qualificata; finanziamenti per il rilancio della scuola pubblica; una riforma della valutazione in chiave democratica; investimenti sostanziosi sull’edilizia scolastica; un ripensamento radicale dell’autonomia scolastica; una riforma dei cicli scolastici, dei programmi e della didattica.