La maxi-operazione mette in luce la connessione tra mafie e frange neofasciste
La maxi-operazione dei Ros sotto la direzione della Procura Distrettuale antimafia di Roma, a cui va il nostro ringraziamento per il lavoro svolto, non lascia spazio ad interpretazioni: per molti anni la Capitale è stata il teatro di un sodalizio mafioso che, trasversalmente, ha messo insieme uomini d’onore, pezzi corrotti delle istituzioni e della politica, manager e esponenti della destra neofascista. Uno scenario inquietante, del quale aspettiamo di conoscere ancora i contorni, ma che allarma perché descrive un vero e proprio sistema di salde alleanze nel tessuto imprenditoriale, istituzionale e politico della città. Roma capitale di Mafia.
È servita la seconda contestazione dell’associazione di stampo mafioso – il primo 416bis è stato diretto al clan Fasciani di Ostia – per far capire alla politica che non siamo di fronte a semplici “infiltrazioni” ma a un vero e proprio radicamento: le mafie hanno creato una struttura imponente facente capo all’ex Nar Massimo Carminati, coordinatore dei rapporti tra i clan della Capitale. Eppure sono stati molti i segnali inascoltati dalle istituzioni in questi anni, denunciati dentro e fuori il parlamento, grazie al lavoro di inchiesta dell’associazione antimafie daSud.
Seguiamo con estrema attenzione lo sviluppo dell’inchiesta ma è certamente importante approfondire subito il ruolo delle mafie e delle frange neofasciste nelle periferie della Capitale, soprattutto dopo gli ultimi scontri avvenuti a Corcolle e Tor Sapienza. L’operazione di oggi svela un sistema corruttivo dietro l’assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici per centri e servizi sociali nelle periferie della città davvero inquietante.