La pessima svolta del Governo Renzi in materia di giustizia
La fretta rende i provvedimenti ciechi. E il disastro compiuto con questo testo oggi in discussione generale va annoverato tra i maggiori di legislatura. Esame non concluso in commissione con mandato al relatore di prendersi, come sta accadendo da giorni, le sassate dal Paese. Esame non concluso su bazzecole: delega al governo in materia di intercettazioni e delega per la riforma dell’ordinamento penitenziario. Sciocchezze evidentemente se siamo precipitati qui oggi, confusamente nell’Aula.
Questo disegno di legge del Governo è nato con intenti molto ambiziosi. Si proponeva, nientepopodimeno, di modificare il codice penale e di procedura, rafforzare le garanzie difensive, contrastare i fenomeni corrurrivi, mettere mano all’ordinamento penitenziario. In origine si proponeva. Poiché nel frattempo ha perso numerosi rami e visto spuntare indesiderate escrescenze.
Perse per modifiche già intervenute nella sede parlamentare le velleità, esclusivamente penalistiche, di contrasto alla corruzione, potato dell’articolato sulla cosiddetta confisca allargata, superato nelle cattive intenzioni di riforma dell’istituto della prescrizione ( a vantaggio, va detto, di quelle ancor peggiori approvatedalla Camera dei Deputati poche settimane fa), moderate le ambizioni di riforma del casellario giudiziale, è riuscito tuttavia a far salire alcune marchette propagandistiche di nessun effetto preventivo preventivo e dissuasivo alla commissione dei reati.
Ad esempio?
La mattina dell’8 luglio abbiamo appreso dalla stampa l’intenzione del Governo di aumentare, fino a triplicarle, le pene in ordine ad alcune tipologie di reati. Circostanza, quella annunciata, che si è puntualmente materializzata in Commissione Giustizia della Camera nel pomeriggio del giorno medesimo.
Certo il furto in abitazione o lo scippo sono reati odiosi.Ma il punto è altro: il fatto che all’aumento della pena corrisponda la diminuzione del corrispondente reato è relazione smentita nell’esperienza concreta come in letteratura. E dunque l’efficacia della norma è tutta nella quantità di carta stampata, di etere o di rete che il Governo le avrà saputo guadagnare. Propaganda, appunto.
Norme che, dicevo, non avranno effetto alcuno sull’andamento di questi reati ma uno, diverso, lo avranno certamente. In questa legislatura si è lavorato, fino ad oggi, per rimediare a quella sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che inchiodava l’Italia alle sue disperate carceri. Più che il Parlamento, in verità, il rimedio lo ha posto la Corte Costituzionale dichiarando la parziale illegittimità della Fini-Giovanardi sulle droghe. Principale disastro del pessimo legislatore in anni passati.
E tuttavia il lavoro del Parlamento è stato accompagnato da coloro che falsamente quanto costantemente hanno gridato allo svuotacarceri. Ecco qui invece abbiamo un vero e proprio articolato riempicarceri. Destinato a riavvicinarci alle condizioni di cui la sentenza di condanna della Cedu. Cosa che allarma vieppiu’ vista la recrudescenza di suicidi cui assistiamo nelle carceri.
Il resto del provvedimento è quasi tutto un bacile di deleghe al Governo.
Tra queste troviamo la disciplina delle intercettazioni.
Delega al Governo che è poi la ragione vera per la quale questo provvedimento ha cominciato a correre in maniera disordinata. Materia sulla quale il Parlamento si è cimentato numerose volte. E la cui delicatezza precluderebbe delege. Ma è totalmente stravagante che le telefonate del Presidente del Consiglio, dal sen fuggite e pubblicate, producano una delega al Governo stesso. Anche solo questa circostanza dovrebbe indurre la Camera dei Deputati a negare siffatta delega al Governo. Di più: nell’incipiente caldo di agosto si stanno tentando di introdurre penalità che suonano come mordacchia ai giornalisti piuttosto che tutela della riservatezza delle conversazioni.
Persino la delega al governo per la riforma dell’ordinamento penitenziario, originale cameo di questo provvedimento, è stata sfibrata e posta in contraddizione con la direzione delle prima evidenziate altre parti dell’articolato. Secondo una direzione che sembra una svolta nelle politiche di giustizia del Governo Renzi. Una pessima svolta.