Sei in: Home › Attualità › Notizie › La rimozione di Pisapia
Mercoledì, 7 dicembre 2016

La rimozione di Pisapia

EXPO 2015 International Partecipant Meeting

L’assenza, o la rimozione. L’avrei titolata così l’intervista a Giuliano Pisapia di oggi a Repubblica. La rimozione di un qualunque tipo di analisi della società, di cosa sia accaduto in tutti questi anni e di cosa abbiano prodotto le politiche del governo Renzi. Ovvero, un attacco al cuore, già debole e malandato, dei diritti collettivi e sociali.

Esiste una sinistra che muove la sua iniziativa senza un giudizio netto sul Jobs Act? Che non vede i 110 milioni di voucher che nel 2016 (per stare ai dati di novembre) legalizzano e rendono ordinaria una moderna forma di schiavitù nel mercato del lavoro? Che sembra rimuovere il danno che la cosiddetta Buona Scuola produce, non solo nella vita di migliaia di insegnanti e studenti, ma nella stessa natura della scuola come luogo di formazione collettiva e di cooperazione?

Ma soprattutto, a tre giorni dal voto si può discutere della sinistra e della sua utilità senza guardare al cuore del voto referendario? Quel No è innanzitutto un voto connotato socialmente. Un voto che in altri tempi avremmo chiamato di classe. È il voto di chi si ribella alla propria condizione sempre più marginale, precaria, povera. È un voto di sinistra? Certamente non solo.

Ma il punto è che lo sbocco politico di quel voto non è scontato! In quel voto esistono pulsioni e perfino aspirazioni differenti. Ma il carico sociale e democratico è il punto determinante. Sì, anche democratico perché la riappropriazione di uno strumento di democrazia diretta per respingere al mittente un pessimo disegno di riforma e per manifestare tutto il proprio dissenso verso un impianto di politiche incapace di dare risposte agli effetti più duri della crisi è un’altra delle questioni a cui dovremmo guardare.

È su questo dunque che si misura la distanza fra quello che penso e quello che propone Pisapia. Due idee della politica e della Sinistra molto differenti. Cosa rischia di diventare infatti la sinistra di Pisapia, senza un giudizio compiuto sul Paese reale? Lo dico senza nessuna voglia di emettere sentenze e provando a prendere sul serio il suo ragionamento.

Rischia di diventare la sinistra degli schemi astratti, definendo in anticipo e senza nessuna prova empirica un “campo progressista”, che al di là dell’etichetta e del nome, non ha elementi di progresso da proporre ai milioni che hanno detto No. La Sinistra non può avere come unica ambizione quella di sostituire Alfano e Verdini. La Sinistra non può essere quella del riflesso condizionato rispetto al dibattito fra le correnti del Pd.

Se per davvero dobbiamo essere costretti a misurare noi stessi e a definirci sulla base di quello che accade all’interno del dibattito del Partito Democratico, in un’eterna attesa che qualcosa comunque prima o poi succeda, allora lo dico senza acrimonia e con molto realismo, sarebbe meglio iscriversi al Pd e fare lì dentro la propria battaglia politica. Sarebbe più leggibile e comprensibile.

Resto convinto, ancora di più in questi giorni, che sia necessario qualcosa di completamente diverso. E che deve interessarci più di ogni schema e di ogni riproposizione astratta di ciò che è stato: il campo sociale che il No ha disegnato. Come ho già detto non mi sogno nemmeno di considerarlo come uno spazio della sinistra. Ma quello che so con certezza è che una sinistra che si ponga il tema dell’utilità deve lavorare perché non sia consegnato alla destra.

Ora più che mai, mentre l’attenzione rischia di essere tutta concentrata sulla crisi politica del paese, mentre il dibattito si concentra sulla natura del prossimo governo e sulla legge elettorale, una Sinistra che voglia almeno ambire a ricostruire la sua utilità deve spostare lo sguardo. Per esempio al disastroso dato sulla povertà che ieri l’Istat ci ha consegnato.

Cancellare il Jobs Act e l’odioso strumento del voucher. Cancellare lo sblocca Italia che questa riforma avrebbe voluto costituzionalizzare e la sua idea di sottrarre il territorio e il suo sviluppo al punto di vista di chi lo abita, la Buona Scuola. Per bonificare un terreno inquinato da decenni di politiche sbagliate servirà tempo e serviranno altri rapporti di forza. Per alcune di queste pessime leggi c’è uno strumento, quello dei referendum sociali promossi dalla Cgil che è già disponibile e che va messo in sicurezza in questo passaggio.

Mi rivolgo su questo con assoluto rispetto e piena fiducia nella sua saggezza al Presidente Mattarella. La crisi del paese è prima ancora che politica, sociale e democratica. Qualunque Governo esca da questo passaggio deve mettere tra i suoi primi atti l’indizione di quei referendum. Infine viene il nodo di fondo.

Esiste una Sinistra che non ponga radicalmente in discussione un modello economico e di sviluppo che si rivela ogni giorno più incompatibile con la dignità umana, con la tutela dell’ambiente, col rispetto dei diritti individuali e collettivi? In Europa e nel mondo la Sinistra che torna a disegnare una speranza di cambiamento e riconquista credibilità lo fa, mettendo radicalmente in discussione questo punto.

Da Sanders a Corbyn fino a Pablo Iglesias. Linguaggi e storie diverse che si incontrano su questo punto decisivo. Per questo lo dico ancora una volta. Non so cosa siano i campi progressisti, larghi o stretti. Sono un po’ stufo di una discussione che chiama alla responsabilità contro il pericolo populista senza accorgersi che la questione è un po’ più complessa e che forse anche a sinistra più di qualcuno ha confuso il populismo col popolo.

Proviamo dunque a lavorare sull’unico campo che può ridare senso all’ambizione di una sinistra utile al cambiamento. Oggi quel campo è definito in buona parte (anche se non solo) dal carattere sociale del No di domenica scorsa. Facciamolo insieme con tutti quelli e tutte quelle che non si rassegnano all’idea che la sinistra diventi l’arredo di una scena disegnata da altri.

Senza rimuovere le differenze che pure esistono tra noi su molte questioni. Ma almeno con una idea condivisa: o la Sinistra che vogliamo torna a pensare la trasformazione oppure semplicemente non è.

Commenti

  • nino

    pisapia dimentica quello che è successo al suo ex partito di riferimento. Anche sel pensava che un qualche accordo potesse essere fatto con il pd di bersani nel 2012, che pure aveva approvato tutte le leggi del presidente monti.
    Prese atto alla fine che quel partito preferiva l’accordo con berlusconi.Dopo bersani è arrivato renzi, che non ha cambiato la politica del pd, checchè se ne dica, ma ha continuato con il liberismo. Dopo 3 anni di mortificazione per il paese e i lavoratori, alla fine il giovanotto di firenze viene sconfitto su un referendum con cui voleva deformare la ns costituzione. Dimentico di tutto ciò, pisapia ripropone un vecchio refrain che ormai non interessa più la sinistra, ma solo qualcuno che in questi anni ha beatamente riposato senza accorgersi di ciò che gli accadeva intorno.

  • Skanderbeg

    Il rientro di Pisapia, ovvero, il ritorno del già visto, è la solita minestra condita di politicismo perbenista secondo il ricettario vendoliano.
    Il “Campo Progressista” è la vera accozzaglia che si vuole far nascere a sinistra: Sinistra Italiana, Sel (o parti di esse) , Bersaniani, Franceschiniani, giovani turchi invecchiati nonostante l’inalazione di dosi massicce di “Gerovital”.
    Ma la Sinistra e’ un’altra cosa: un soggetto antagonista, di classe, anticapitalista…
    In una sola parola , Comunista! Il resto è merce scaduta.

  • Enrico Matacena

    Concordo pienamente con l’ Analisi di Fratoianni. e dico che i personaggi alla Pisapia che ancora sono presenti all’interno di SEL NON devono in nessun caso, venire ad inquinare ola nascente sinistra italiana. Di gennari migliori ne abbiamo avuto già abbastanza,e purtroppo in alcune realtà locali ne abbiamo ancora tra nostre file. Qui non si tratta doi essere settari o estremisti, ma di porre chiare discriminanti su cosa significa essere di sinistra e fare una politica di sinistra , o quantomeno progressista.

  • skanderbeg

    In un’altra pagina ((preclusa ai commenti) Vendola esprime contrarietà a fare la sinistra del renzismo (è nota la sua predilezione per il Bersanismo!)
    Dunque? Vuole una sinistra “autonoma” che civetti “alla pari” con il PD (con Renzi o senza Renzi) per mercanteggiare poltrone per i suoi corifei superstiti. Merda…

  • alberto ferrari

    Francamente a me pare che Pisapia non ha dimenticato quello che è successo al suo ex partito di riferimento che non è SEL, ma era il PRC che dopo il congresso ultimo di SEL ha pensato di poter usare SEL per , detto senza astio, ri-rifondarsi. Come tanti non convinti ne del PD ne tanto meno di Rifondazione hanno pensato realmente che potesse nascere con Vendola una sinistra radicale ma democratica e riformatrice. Una sinistra capace di riportare al voto i tanti che, con una cultura di sinistra, non si riconoscevano più ne nella opposizione a prescindere dei Turigliatto, dei Rizzo dei Ferrero o ai narcisismi dei Bertinotti, ma non si riconoscevano neppure in un PD che nel suo manifesto fondativo non riportava mai la parola socialismo. La narrazione di Nichi ha cercato di rispondere a questo: in Italia una forza culturale di sinistra, elettoralmente rilevante, non si può costruire contro o senza il PD, ma per tenere il PD nel centro-sinistra è necessaria che alla sua sinistra cresca forza politica di governo senza essere di centro e capace di togliere elettori al PD ogni qual volta è tentato da fughe centriste. Ed è quello che sta ridicendo Pisapia proprio perché vede una pericolosa volontà di riportare SEL all’interno delle logiche settarie di quella sinistra autosufficiente che era stato il suo iniziale partito di riferimento.

  • Francesco

    Vota di classe?? ma di quale classe? quella vota Forza Italia?Oppure movimento 5 stelle? Pisapia inquadra la situazione politica nell’ottica di cosa facciamo ora. Lasciamo il PD al suo destino per fare un partito del 3?? Oppure faccio il polo di sinistra come a Roma-Torino-Milano???

  • skanderbeg

    Come sempre succede, le chiacchiere stanno a zero.
    Lo scioglimento di Sel per dar vita a S.I. non è la conseguenza di una libera scelta congressuale degli iscritti. È un atto autoritario e unilaterale di una segreteria nazionale obnubilata dai fasti delle stanze ovattate delle patrie Istituzioni.
    Il padre-padrone Nichi Vendola (nonostante l’apparente disinteresse) trascina il corpo di quel Partito ormai inconcludente e roso dalle defezioni di tanti militanti delusi, verso una “nuova” creatura da far nascere “in vitro”. È ora di aprire gli occhi e tornare alla vera opposizione, sociale e di classe.Siamo stufi di sinistrismo sterile e perbenista.

  • alberto ferrari

    Francamente a me pare che Pisapia non ha dimenticato quello che è successo al suo ex partito di riferimento che non è SEL, ma era il PRC, molti dirigenti del quale, dopo il congresso ultimo di SEL, hanno pensato di poter usare SEL per , detto senza astio, ri-rifondarsi. Come tanti, non convinti ne del PD ne tanto meno di Rifondazione, anche io ho pensato realmente che potesse nascere con Vendola una sinistra radicale ma democratica e riformatrice. Una sinistra capace di riportare al voto i tanti che, con una cultura di sinistra, non si riconoscevano più ne nella opposizione a prescindere dei Turigliatto, dei Rizzo dei Ferrero o dei Bertinotti, ma non si riconoscevano neppure in un PD che nel suo manifesto fondativo non riportava mai la parola socialismo. La narrazione di Nichi ha cercato di rispondere a questo: in Italia una forza culturale di sinistra, elettoralmente rilevante, non si può costruire contro o senza il PD, ma per tenere il PD nel centro-sinistra è necessaria che alla sua sinistra cresca forza politica di governo capace sia di recuperare al voto i tanti che non sanno più chi votare a sinistra sia di togliere elettori al PD ogni qual volta è tentato da fughe centriste. Ed è quello che sta ridicendo Pisapia proprio perché vede una pericolosa volontà di riportare SEL all’interno delle logiche settarie di quella sinistra autosufficiente che era stato il suo iniziale partito di riferimento. Inseguire in ritorno “all’ indietro” sarebbe gravissimo e politicamente miope oltre che assolutamente inefficace.

  • nino

    alberto ferrari, guarda che non c’è nessun cattivone “che voglia riportare sel all’interno delle logiche settarie della sinistra autosufficiente”. Se sel vuole essere autosuffciente, e questo non è scontato per nulla, è perchè in questi quasi 5 anni si sono verificati dei fatti chiari: accordi del pd su programma di lagrime e sangue del senatore monti, su un programma concordato con forza italia, su un programma che aveva al centro il job act, ovvero la cancellazione del diritto a non essere licenziato ingiustamente e senza giustificato motivo oggettivo.
    Se in sinistra italiana dovesse vincere chi è favorevole ad un’alleanza con il pd, non succederebbe nulla di catastrofico, semplicemente una parte degli elettori andrebbe via e o si asterrebbe o voterebbe i 5 stelle.

  • nino

    se la filosofia che ti ispira è quella che hai enunciato sopra, mi rendo conto che il no di sel a gentiloni lo vedi come un ulteriore rintanarsi

    in una logica settaria di una sinistra autosufficiente.

  • skanderbeg

    Finiamola con i giochi e i giochetti da saltimbanchi della politica.
    In Italia non c’è bisogno di un “nuovo partitino” (così come va configurandosi SI !)
    per garantire poltrone a chi non ha mai provato a lavorare.
    Scrostate una buona volta il culo dagli scranni!
    Bisogna riordinare le idee e le forze e investirle per consolidare il “blocco sociale” che ha sventato il disegno eversore anti-Costituzionale della Troika.
    Incalzare i circoli economici dominanti compari del PD che stanno facendo strame dei diritti dei proletari su scala continentale.
    Per fare questo, ci vuole un Partito vero, di classe (cioè “di parte”, lo dice l’etimo).
    Tutto il resto -repetita iuvant- è merce scaduta!

  • alberto ferrari

    Insomma un film già visto con Bertinotti e il governo Prodi.

  • Frank88

    Mi sa che sparirete dal parlamento se non vi alleate al PD. Andare da soli sarebbe la vostra condanna. Pur di non far vincere Salvini e Grillo io voterò PD, a meno che voi non facciate un alleanza. Un partito veramente di Sinistra il paese lo merita, ma deve essere una Sinistra che vuol governare e non che vuol fare solo opposizione settaria.

  • nino

    una sinistra che si accoda al pd, che ha cancellato il diritto a non essere licenziati per ingiusta causa e ingiustificato motivo, non serve a nulla. Può pure riuscire ad avere qualche scranno in parlamento, ma a chi serve? Sicuramente a marpionne e alla fca, quegli stessi che dichiarano di aver messo l’ex premierino sul soglio di palazzo chigi.

  • nino

    no, perchè i ds e la margherita, i maggiori azionisti di prodi, non avevano cancellato l’art. 18 e non avevano nemmeno permesso ai datori lavoro il demansionamento dei lavoratori, chicche che il pd renziano ha inserito nella legislazione. Oggi la sinistra che accetta ancora di allearsi con il pd,bersaniano o renziano che sia, è destinata al suicidio. Meglio rimanere fuori dal parlamento che accettare di rimanervi, sottoscrivendo una cambiale in bianco con il partito di centro che guarda a destra.

  • Guido Conti

    Avviso ai naviganti……Ragionare con queste logiche, se lo sono, penso abbia come unica risultante, nel migliore dei casi, lo status quo….In Italia al momento ci sono sostanzialmente 3 destre: una liberista, una giustizialista e una razzista….questa è la dimensione, il resto è come ricopiare l’assunto mediatico che ci viene continuamente proposto per non trasformare la società….Posso comprendere non avere una cultura politica, una conoscenza minima della storia e magari avere una propria vita da “piccolo borghese” non riflessiva e lo trovo pure legittimo, anche se non di sinistra, ma davvero continuare a scimmiottare i protagonisti quotidiani dell’antipolitica, Renzi, Grillo e Salvini per semplificare, mi pare un esercizio autolesionista….Negli USA la parola d’ordine era tutti tranne Sanders, perchè? In GB sarà tutti tranne Corbyn, perché? In Spagna é tutti tranne Iglesias, perché?
    Sono le due righe finali che dicono tutto…..Proviamo a pensare almeno cosa vogliono dire senza agitare i tasti compulsivamente come farebbe un elettore medio dei 3 sopra citati…..Auspico che le due righe finali siano davvero la barra senz’appello di un blocco sociale e politico che in Italia non c’è….Di una quarta destra non penso proprio ci sia necessità!!! Grazie

  • alberto ferrari

    intendevo dire: con Bertinotti che manda a casa Prodi