La sfida di Sel: fare la differenza
Martedì mattina sono intervenuto per la prima volta nell’aula del nuovo Consiglio Regionale Piemontese come Capogruppo per Sinistra Ecologia Libertà. Dopo quattro anni terribili, in cui il governo di destra, xenofobo e corrotto del leghista Cota ha inferto un colpo durissimo alla credibilità delle istituzioni e allo ‘stato di salute’ della nostra regione, abbiamo l’occasione di restituire al Piemonte ciò che ha perduto. Sullo sfondo di una crisi drammatica, che tra il 2007 e il 2010 si è portata via il 10,5% delle industrie e nell’ultimo anno ha visto diminuire l’occupazione di 45mila unità, la Giunta Cota non ha saputo far altro che aggredire il welfare e i servizi, escludendo tanti e tante dall’accesso a una cittadinanza piena. Il diritto costituzionale alla salute è stato messo a dura prova, con tagli lineari spacciati per una ‘riorganizzazione’ e ‘razionalizzazione’ del sistema sanitario. I danni per pazienti, medici e operatori sono stati enormi. Per non parlare dell’attacco continuo alla libertà di scelta delle donne in tema di maternità e sessualità, che ha contribuito a portare la percentuale dei medici obiettori in Piemonte al 64%. Anche il trasporto pubblico locale è stato umiliato da ripetuti tagli, fino all’azzeramento del fondo perequativo, il che ha messo seriamente in pericolo il mantenimento del controllo pubblico dell’azienda.
È chiaro che bisogna invertire la rotta. Noi vorremmo partire dalla ‘generazione 0’: dagli studenti universitari capaci e meritevoli ma privi di mezzi, ai quali non è stato garantito il diritto allo studio (3.657 borsisti su 11.872 idonei nell’anno accademico 2011/12, 5.025 borsisti su 10.039 idonei nell’anno accademico 2012/13); dai ragazzi delle scuole che hanno bisogno di un servizio pubblico che torni a essere ascensore sociale, per cui chiediamo innanzitutto che sia rivista la legge 28 sul finanziamento delle scuole private paritarie; ai giovani espulsi dal mercato del lavoro (il tasso relativo di disoccupazione dei soggetti fra i 15 e i 29 anni tra il 2008 e il 2012 è aumentato dal 10,4% al 20,6%, e stiamo parlando della generazione meno numerosa e più scolarizzata nella storia del Piemonte), per i quali sono urgenti forme di sostegno al reddito anche a livello regionale.
Per loro, per tutti coloro che non hanno, non trovano o hanno perso il lavoro, per rilanciare lo sviluppo del Piemonte sotto il segno della sostenibilità, della tutela del welfare, dei beni comuni, della collettività, dell’ambiente, c’è bisogno di un Green New Deal piemontese che sappia sfruttare l’occasione della strategia Europa 2020 per i Fondi Strutturali 2014/2020 per creare occupazione investendo sull’edilizia pubblica, sul risparmio energetico, sulla messa in sicurezza del territorio, sulla bonifica dell’ambiente (il Piemonte ospita ancora tre siti nucleari), sulla tutela dei beni naturali e culturali, sull’agricoltura a filiera corta. Occorre invertire le priorità: spostare l’attenzione dalle grandi opere costose all’investimento nella manutenzione e nel miglioramento della rete ferroviaria piemontese, del trasporto pubblico locale, della promozione di nuove forme di mobilità. E serve – lo dimostra l’operazione San Michele che di recente ha svelato tentativi di infiltrazione della ‘ndrangheta anche nei cantieri della Tav – la massima attenzione nei confronti delle mafie sul nostro territorio, con un controllo serio sugli appalti, sulla gestione dei rifiuti, sul movimento terra e sulle cave.
Saranno questi i punti su cui ci proponiamo di essere, in questo governo regionale, una forza capace di fare la differenza e non solo di segnare una differenza.
Ancora due considerazioni. Anche se penso sia indispensabile ricostruire da capo un nuova coalizione dei progressisti, non credo che il “renzismo” sia in grado di contenere l’alfa e l’omega delle culture ecologiste, socialiste e pacifiste della sinistra italiana. Credo invece Sinistra Ecologia e Libertà debba diventare un punto di riferimento per tutti quelle donne e quegli uomini che non vogliono arrendersi all’idea monoculturale imperante dell’uomo solo al comando e del “partito della nazione”.
Qui in Piemonte, partecipando all’impresa della lista “L’Altra Europa per Tsipras”, non abbiamo aperto per la prima volta un’interlocuzione con mondi importanti: quei mondi hanno sempre attraversato le nostre battaglie e le nostre azioni di governo e opposizione. Con loro, con quella generazione 0 che abbiamo candidato da protagonista in Europa, vogliamo proseguire, per essere più di una terra di mezzo: un mezzo per arrivare alla terra.
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