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Giovedì, 10 luglio 2014

La Sinistra che vorrei

sinistra

Oggi Bertinotti ci spiega che la sinistra è morta. Se fosse così lui non sarebbe certo esente da colpe, mi pare chiaro. Ma la sinistra non morirà, con buonapace sua e dei tanti come lui che l’hanno sempre più predicata che praticata. Empatizzare con le sofferenze degli altri e combattere per il loro superamento, stare dalla parte di chi ha e di chi sa di meno, battersi per una società solidale. Che si chiami “Sinistra” o “Giustizia sociale” o “Arturo” questo approccio politico non morirà, neanche nelle postdemocrazie.

Il punto è che nel frattempo, e in questo Bertinotti ha ragione, negli ultimi 20 anni non è stata più la sinistra in questo Paese a dare voce agli ultimi, alle persone normali, alla loro disperazione e solitudine. Per questo si vota Grillo ma anche Renzi e Berlusconi (che per me non si somigliano). Perché noi non parliamo più da molto tempo la lingua delle persone, non sappiamo più entrarci in contatto. Per questo è giusto interrogarci oggi su quali siano le forme che la sinistra deve assumere per svolgere ancora un ruolo in questo Paese. Per questo è tutta in salita la strada di chi oggi ha voglia di continuare a battersi contro il moderatismo, contro le larghe intese, contro l’austerity, contro le compatibilità del conformismo e a favore di politiche espansive ed inclusive. Non però sventolando una bandierina da soli, sentendosi dei reduci, “abitando i luoghi del conflitto” (ma quale??) per poi non essere capaci di riconoscere quelli veri di conflitti, quelli silenziosi, i conflitti della cassiera del Despar sotto casa.

La sinistra che vogliamo è una sinistra ecumenica, aperta, laica, non elitaria o identitaria, che parli a tutti, al popolo dei democratici, che riscuota consenso anche in periferia e in provincia e non solo al centro delle grandi città. Per fare questo serve trasparenza, partecipazione, inclusione. Tanta tanta modestia. Va bene quello che di buono c’è stato nella lista T ​s​ipras, va bene Sel, vanno bene i movimenti, va bene tutto. Ma basta patenti di chi è più bravo, di chi è più furbo, di chi è più conflittuale, di chi è più incompatibile. Io voglio essere compatibile con il mondo, con la gente diversa da me, con la bellezza della vita. Basta con la sinistra delle avanguardie, della militarizzazione dei linguaggi. Basta con la sinistra dei workshop, degli interventi uno in fila all’altro senza mai una sintesi, del parlarsi addosso.

Io voglio un posto che possa essere abitato da tutti, anche da chi in una sezione di partito o in un collettivo non ha alcuna voglia di metterci piede perché c’ha altro da fare. E stavolta, se è di sinistra che stiamo parlando, giochiamola all’aperto la partita, con i tanti che un certo tipo di sensibilità e consapevolezza l’hanno costruito nel corso di questi anni. Non per ricostruire il mausoleo funebre ​di​ una sinistra di cui non frega più niente a nessuno, ma per far rivivere certe istanze nella società e dove possibile nel governo delle istituzioni. Ruoli contendibili, confronti aperti, decisioni condivise, spazi plurali. Diamo voce a punti di vista innovativi, alle biografie, alla voglia di fare. Se c’è uno spazio da cui può ripartire l’alternativa per il paese e la possibilità di costruire egemonia culturale e politica a sinistra fuori dai leaderismi è proprio lo spazio dell’inclusione, della trasparenza, della contaminazione. Sfidiamoci su questo, non può che farci bene.

Enrico Sitta, rete Tilt!

Commenti

  • Guido Conti

    Concordo in larga parte nel merito delle questioni poste da Enrico Sitta, tranne che sul fatto che Fausto Bertinotti abbia narrato la sinistra senza praticarla perchè pur di praticarla ha accettato per molto tempo di aver a che fare con tutte le residualità politiche tossiche possibili del nostro campo, assumendone oltre che il carico storico anche le responsabilità oggettive non espellendo mai nessuno, parlando di redistribuzione, di disarmo, di sinistra europea, praticamente inventandola con Luigi Vinci e Alfonso Gianni in Italia aggregando a Parigi nel 1995 partiti politici che si conoscevano poco…
    Ma questa non vuole essere la difesa di colui che mi ha appassionato alla politica, a Marx, alla sociologia del lavoro, all’attivismo e a cominciare al connettermi con i miei talenti soprattutto.
    Vuole essere la consapevolezza che forse se oggi immaginiamo o possiamo concretamente stare nel cammino della ricerca possibile da abbinare alla pratica e scrivere Login, entra e cambia, oltre che non vivere in un paese di gran lunga peggiore è anche perché quel “soggetto da salotti” ha avuto la schiena dritta e la testa alta nel rappresentare una posizione che in quegl’anni era tutto tranne che moderata e conformista, l’unico leader politico che si è opposto concretamente, con le contraddizioni del caso, alla deriva liberista di cui oggi viviamo le dolorose quando non tragiche conseguenze….
    Per tanto se vogliamo aprirci, laicizzarci, ecumenizzarci ecc….stando nella terra di mezzo da persone libere, cominciamo a rispettare la storia e le verità che comprende…anche perché già il concetto di colpa, se non ricordo male, non fa parte di un alfabeto nuovo e alternativo….
    Un saluto speranzoso!

  • Uccio Levante

    Caro Guido, penso che Bertinotti ha recato non poco danno al Paese e alla Sinistra. Alla prima prova di responsabilità di governo ha messo in crisi il governo Prodi favorendo il ritorno a Palazzo Ghigi di Berlusconi . Dopo decenni che predicava in difesa dei lavoratori, doveva “pretendere” l’incarico di ministro del lavoro ed invece preferì accasarsi alla presidenza della Camera. Poteva e doveva dimostrare di essere capace di realizzare qualcosa per il “suo popolo” ed invece pretese una carica istituzionale . Mica fesso !

  • Guido Conti

    Caro Uccio, inutile che ti dica che non ricordi la vera storia…..in ogni caso mi permetto di consigliarti di andare ad informarti sia sul “96-“98 che sul 2006-2008 perché quello che scrivi non è ciò che è avvenuto nel reale ma è la narrazione menzognera quotidiana che attaccando Bertinotti delegittimava l’unica proposta alternativa in campo, proprio come ora provano a fare con Vendola….Inoltre scusa ma “pretendere” e “proprietà”, di popolo poi, a mio parere non fanno parte di un linguaggio che possa sviluppare in avanti ne un’idea di sinistra XXI nè tanto meno di società alternativa o se preferisci di paradigma socio-economico rovesciato…Grazie!