La sinistra – come la politica – è di tutt@
Di tutt@ coloro che sono protagonisti di uno spazio aperto e plurale di esperienze, soggetti e pratiche diverse: sociali, culturali, politiche ed economiche. Tutte esprimono una propria dimensione politica, di cambiamento e di trasformazione dell’esistente.
Come la politica anche la sinistra assume dimensioni e forme diverse, ciascuna con la propria peculiarità e funzione. Come va rivendicata la pari dignità delle diverse forme della politica e delle soggettività a queste sottese (associazioni, movimenti, campagne, sindacati, partiti, ecc), così solo declinando il vocabolario ed il lessico della sinistra nell’ambito di un campo di forze aperto – ognuna con pari dignità – si può sperare di costruire la necessaria forza per una prospettiva politica di cambiamento.
Cambiamento che si fa nelle istituzioni e con le mobilitazioni e le pratiche che creano socialità, democrazia, inclusione e partecipazione, perseguimento dei diritti e dei beni comuni.
Pratiche che hanno a che vedere con la lotta per il lavoro e i diritti di tutte e di tutti, con la soggettività dei movimenti delle donne, con le lotte per l’accoglienza e i diritti dei migranti e con le campagne per l’acqua pubblica, con le mobilitazioni per la scuola pubblica, l’ambiente e un modello di sviluppo sostenibile, con la difesa della democrazia e della Costituzione, con il movimento pacifista e contro il TTIP, ecc. in definitiva: con tutto quel mondo d militanza senza appartenenza che costituisce il campo largo della sinistra di questo paese. La sinistra o è sociale, o non è.
Senza di questo non c’è una prospettiva politica di cambiamento. Questa non può essere confinata né nella ricerca identitaria di piccole patrie, né nella ridefinizione tatticista e di brevissimo respiro di schieramenti elettorali e di cartografie politiche e organizzative ormai usurate.
Bisogna ripartire da una sinistra che sia di tutte e di tutti, capace di dare pari dignità a tutte le sue forme ed espressioni, determinata a fare dell’unità un valore aggiunto, capace di trarre insegnamento dalle pratiche dei movimenti -come quello delle donne e quello pacifista – nella costruzione di nuove forme della politica e del rapporto tra mezzi e fini, risoluta a riconoscere tutte le soggettività in uno spazio politico aperto e plurale.
Quello di una sinistra che sia di tutte e di tutti.
Tra gli altri, hanno assicurato il loro intervento
Giorgio Airaudo (Candidato Sindaco a Torino), Andrea Baranes (Portavoce della campagna Sbilanciamoci! e Fondazione Culturale Responsabilità Etica), Gianfranco Bettin (Presidente Municipio di Marghera), Paola Bevere (Antigone), Maria Luisa Boccia (Presidente Centro Riforma dello Stato), Martina Carpani (Coordinatrice nazionale della Rete della Conoscenza), Paolo Carsetti (Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua), Pippo Civati (Coordinatore di Possibile), Peppino Cotturri (Centro Riforma dello Stato), Gianni Cuperlo (Deputato, Partito Democratico), Carlo De Angelis (Coordinamento Nazionale delle Comunità d’Accoglienza), Claudio De Fiores (Università di Napoli), Monica Di Sisto (Fair Watch, attivista campagna contro il TTIP), Stefano Fassina (candidato Sindaco a Roma), Paolo Ferrero (Segretario del Partito della Rifondazione Comunista), Monica Frassoni (Co-presidente dei Verdi Europei), Nicola Fratoianni (Coordinatore di Sinistra Italiana), Chiara Giorgi (Università di Genova) Maurizio Landini (Segretario della FIOM), Adriano Labbucci (Candidato Presidente al I Municipio di Roma) Riccardo Laterza (già Coordinatore della Rete della Conoscenza), Maria Maranò (Segreteria nazionale di Legambiente), Giulio Marcon (Deputato, Le Belle Bandiere) Federico Martelloni (Candidato Sindaco a Bologna), Paola Meneganti (Associazione Evelina De Magistris) Filippo Miraglia (Vice Presidente ARCI) Grazia Naletto (Presidente di Lunaria e Portavoce di Sbilanciamoci!), Mario Pianta (Università di Urbino), Bianca Pomeranzi (Esperta Commissione ONU Cedaw), Bia Sarasini (L’Altra Europa), Anita Sonego (Libera Università delle Donne), Stefania Tarantino (Università l’Orientale di Napoli), Francesco Vignarca, Rete Italiana per il Disarmo.
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Daniele
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