La Sinistra su legge stabilità: basta slide, tiri fuori le carte o ricorreremo al Quirinale
La legge di Stabilità 2016 è “recessiva” e necessita di correzioni “in senso espansivo” e in particolare “sul fronte sociale”. E’ la posizione del patto di coordinamento della sinistra, esposta in una conferenza stampa alla Camera, cui hanno partecipato il capogruppo di Sel alla Camera Arturo Scotto, la capogruppo del Misto al Senato Loredana De Petris (Sel), i senatori Luciano Uras (Sel) e Francesco Campanella (Misto-L’Altra Europa con Tsipras) e i deputati Giulio Marcon (Sel) e Stefano Fassina.
Il patto di coordinamento della sinistra fa appello alla minoranza del Pd: non voti la legge di stabilità. «I parlamentari che sono stati candidati con Italia Bene Comune ricordino che non hanno chiesto il voto agli elettori per realizzare le cose che sono scritte in questa legge di stabilità, che è regressiva sul piano sociale», spiega Stefano Fassina, in conferenza stampa alla Camera. Concetto ribadito dal capogruppo di Sel Arturo Scotto: «Se si dice giustamente che si sta scrivendo il 53 bis, cioè un nuovo articolo della Costituzione che mette in discussione il principio di progressività fiscale, allora non si può votare una manovra che è contro la Costituzione…», dice Scotto citando Bersani. Per Giulio Marcon e Francesco Campanella, è «una manovra reaganiana» in particolare sulle tasse: «Abbassare le tasse non è di destra, né di sinistra. E’ giusto, diceva Reagan. E in America ci hanno messo anni per riparare ai guasti che ha fatto», dice Marcon.
Il capogruppo di Sel Scotto ha inoltre invitato il governo a rendere noti i contenuti del documento. «Stiamo discutendo di slide, la legge non c’è. Renzi tiri fuori le carte altrimenti presto prenderemo iniziative presso la Camera, il Senato e la presidenza della Repubblica. E’ una questione di trasparenza e legalità, il Parlamento non può essere tenuto all’oscuro».
Rincara la dose Stefano Fassina: «Da quel che sappiamo il testo della legge di stabilità non è arrivato neanche al Quirinale». Dalla presentazione fatta dal premier Renzi, ha aggiunto, si evince che la manovra «è nel segno dell’austerità, attenuata per il 2016, ma che diventa molto pesante per il 2017 e per il 2018». Una situazione che «peserà sulla crescita».
Il coordinamento della sinistra ha pronte dunque alcune “proposte che poi diventeranno emendamenti”. Innanzitutto, l’invito al governo a utilizzare la clausola migranti “in modo unilaterale”, senza preoccuparsi dell’ok di Bruxelles: «Con le risorse recuperate finanzi investimenti». Sul fronte Tasi, la proposta della sinistra è “di eliminarla per il 90% delle famiglie, e utilizzare le risorse che rimangono per un intervento serio contro la povertà”. Accusa Fassina: «Io trovo immorale regalare migliaia di euro a qualcuno che ha un attico in piazza Navona, e avere milioni di famiglie che non ricevono nulla. Se sei una forza non dico di sinistra ma almento attenta all’equità sociale non puoi fare una scelta del genere».
Un punto che “è contradditorio con il mandato che abbiamo ricevuto nel 2013”. Ancora, la sinistra chiede di “lasciare a mille euro il limite all’utilizzo del contante”; di stanziare “risorse non mortificanti per i dipendenti pubblici, dopo sei anni di blocco dei contratti”; di ripristinare il Fondo sanitario. Senza queste modifiche, accusa Fassina, «c’è un mandato elettorale che viene drammaticamente contraddetto». Dunque «auspichiamo un dialogo con quella parte della maggioranza eletta sulla base delle proposte che abbiamo indicato, che non sfasciano la finanza pubblica ma anzi la aiutano». E Scotto aggiunge: «Se si dice che la manovra viola la Costituzione, non so come la minoranza Pd possa votarla».