La stampa estera: a perdere non è solo la Grecia ma l’Europa
L’accordo raggiunto a Bruxelles “potrà forse evitare una catastrofe immediata, ma c’è poco da celebrare dato che farà poco per affrontare, e ancor meno per curare, il lento disastro dell’economia greca”. E’ molto duro l’editoriale che il board del New York Times dedica all’intesa, che nel titolo definisce “dannosa”. Il primo ministro greco Alexis Tsipras “non ha certo aiutato la sua causa di fronte ai leader europei convocando un confuso referendum all’ultimo minuto”, scrive il quotidiano. Ma invece di seguire il principio europeo del “consenso e la cooperazione”, l’accordo è stato segnato “dall’acrimonia”. “La tragedia” non riguarda solo il debito greco, ma anche quello spirito europeo “dell’uno per tutti, tutti per uno che dovrebbe governare l’Europa”. Il vantaggio dell’accordo “è che serve a guadagnare tempo”, nota il giornale. “Ma a meno che non venga utilizzato per ridurre veramente il debito greco”, il problema si riproporrà più avanti. “Nel forzare la Grecia a sottomettersi”, la Germania e i suoi alleati “non hanno risolto la crisi dell’unione monetaria o portato avanti il progetto europeo”, conclude il New York Times.
Era una scommessa rischiosa ma alla fine ha pagato, scrive il quotidiano “Le Figaro“: il presidente francese Francois Hollande ha mostrato sollievo ma anche malcelata soddisfazione lunedì a Bruxelles dopo la maratona negoziale notturna sulla crisi greca; “La Francia voleva l’accordo e l’accordo è stato trovato” ha dichiarato. Nei giorni passati il presidente francese aveva messo tutto il suo peso sulla bilancia a favore di un compromesso che evitasse la cacciata della Grecia dall’eurozona, a rischio di strappare con la Germania distanziandosi pubblicamente per due volte dalle posizioni espresse dalla cancelliera tedesca Angela Merkel; ed esperti francesi erano arrivati ad aiutare materialmente il governo greco a redigere la proposta sottoposta ai paesi creditori, provocando irritazione tra i partigiani della Grexit. Nelle lunghe ore dei negoziati tra i capi di Stato e di governo dei paesi dell’eurozona però Hollande era stato più equilibrato, giocando il ruolo di “trait d’union” tra la Grecia ed i paesi “falchi”: alle 3 del mattina di lunedì era persino corso per riportare di forza il premier greco Alexis Tsipras, che aveva lasciato il tavolo delle trattative, ad un mini-vertice con la Merkel ed il presidente del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk. Nelle dichiarazioni post-vertice Hollande ha evitato i toni trionfalistici “facendo finta”, scrive il “Figaro”, che l’accordo europeo sulla Grecia non sia il successo della Francia; ma in patria spera di capitalizzare questo successo rimontando la crisi di popolarità: i francesi mi saranno grati di essermi battuto per evitare lo scenario peggiore, avrebbe confidato ai suoi più stretti collaboratori secondo quanto riporta il quotidiano.
Una resa dei conti durata un mese. Sette incontri tra i ministri delle Finanze. Tre vertici. Una seduta notturna di 16 ore. Dopo questa estenuante trafila, la situazione in Europa pare essere tornata alla vigilia della tempesta scatenata dalla scadenza del piano di salvataggio della Grecia. Chi si riteneva soddisfatto della precaria situazione degli ultimi mesi può rilassarsi, nella consapevolezza che i leader dell’eurozona hanno dato probabilmente un altro costoso calcio al barattolo. Tutti gli altri, scrive l’opinionista Patrick Bernau sul quotidiano “Frankfurter Allgemeine Zeitung“, sono neri di rabbia. Il documento sottoscritto da Alexis Tsipras e dagli altri Stati dell’euro emette la stessa aura dei piani di “salvataggio” che hanno ridotto Atene al suo stato attuale. Quella di Atene, avverte però il quotidiano tedesco, non può ancora essere considerata una resa: la Grecia ha accettato condizioni che negli ultimi anni ha già dimostrato di non essere intenzionata -ne’ ragionevolmente in grado – di implementare, e in cambio potrà contare su aiuti immediati per oltre 80 miliardi di euro. Questi fondi serviranno anche a garantire i risparmi dei greci nelle banche, e consentiranno ad Atene di risparmiarsi misure drastiche che nella situazione attuale appaiono inevitabili, e che non mancheranno di tormentare ancora una volta il paese ellenico e i suoi creditori. Quanto vale per la Grecia – scrive il quotidiano tedesco – vale anche per l’euro e per l’Unione Europea, la cui coesione e’ stata salvata in extremis, ma ha subito un colpo durissimo e potrebbe non reggere alle prossime inevitabili crisi.
Ora tocca al Parlamento e all’opinione pubblica della Grecia esprimersi sulle condizioni dettate dagli altri paesi dell’area dell’euro e, considerata la durezza dei termini imposti, l’approvazione non è scontata. Se anche si riuscisse a recuperare una certa stabilità, osserva un editoriale non firmato del “Financial Times“, attribuibile alla direzione, l’esperienza degli ultimi giorni e’ètata “bruciante” non solo per il primo ministro greco, Alexis Tsipras, ma per l’intera unione monetaria. L’approccio tedesco ha lasciato cicatrici profonde, evidenziato divisioni e sollevato dubbi sulla compatibilità tra il funzionamento dell’eurozona e la democrazia e sul futuro stesso del progetto europeo. “Tsipras è stato il suo peggior nemico”, prosegue il commento, con una “strategia altalenante tra bluff e spacconate”. Tuttavia, la sua capitolazione è “straordinariamente severa”: le condizioni sono più dure di quelle rifiutate dagli elettori nel referendum. La Germania e altri paesi dell’area dell’euro ritengono che la medicina sia necessaria perché non ci si puo’ fidare del governo greco sulla parola. Un trattamento così duro, tuttavia, per il quotidiano della City solleva interrogativi sullo scopo dell’area dell’euro, un progetto politico che rischia di diventare “poco più di un utilitaristico regime di cambio a tasso fisso” in cui i forti hanno la meglio sui deboli. Berlino può aver segnato una vittoria insistendo sulle regole, ma al prezzo di dissapori con Parigi e Roma, mentre la relazione con la Grecia è stata trasformata in quella tra una potenza coloniale e un vassallo. Visto il “catalogo di errori commessi da tutte le parti”, conclude “Ft”, l’accordo concluso è il migliore in cui si potesse sperare, ma il modo in cui ci si è arrivati ha arrecato gravi danni.