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Mercoledì, 25 novembre 2015

La Svizzera dice no al rientro in Italia dei soldi dei Riva. Duranti: Renzi ora venga in aula a riferire sui fondi di garanzia

Taranto

Il tribunale penale federale di Bellinzona ha deciso di non consegnare all’Italia circa un miliardo di euro che era stato sequestrato in Svizzera ad alcuni rappresentanti della famiglia Riva, annullando la precedente decisione in materia del Ministero Pubblico del Canton Zurigo ‘a causa di vizi particolarmente gravi’, come indicato in un comunicato dello stesso tribunale in una nota.

La sentenza di 80 pagine è datata 18 novembre 2015 ma è stata resa noto solo ieri. In estrema sintesi, il tribunale di Bellinzona ha ribaltato la precedente decisione della procura di Zurigo in quanto la vera motivazione delle autorità giudiziarie italiane per lo sblocco delle somme non è ‘penale’, ma finalizzata a raggiungere altri scopi. Inoltre, allo stato quei fondi risultano essere solo ‘presumibilmente, e non manifestamente, di origine criminale’, quindi si potrebbe arrivare a una assoluzione degli indagati cui sono stati sequestrati e ‘non esiste una dichiarazione di garanzia delle autorita’ italiane secondo la quale le persone perseguite, se dichiarate innocenti, non subirebbero nessun danno.

«Il divieto della magistratura svizzera all’utilizzo dei soldi dei Riva è l’ennesima doccia fredda per la città di Taranto e mette in evidenza tutte le scelte errate portate avanti dal Governo Renzi in questi anni sull’Ilva. Renzi venga immediatamente in Aula e ci dica quale strategia alternativa intende adottare per reperire i fondi necessari e garantire l’attuazione del piano di tutela ambientale e sanitaria». Lo dichiara la deputata tarantina di Sinistra Italiana Donatella Duranti.

«I soldi bloccati in Svizzera, denuncia l’esponente di Sinistra Italiana, facevano parte degli 800 milioni previsti nella legge di stabilità per la messa in sicurezza dello stabilimento e per proseguire la sua attività.

Sinistra Italiana, continua Duranti, chiede al governo il mantenimento degli impegni finanziari presi nei tavoli con i sindacati e nella legge di Stabilità. E’ necessario dare risposte immediate alle migliaia di famiglie di lavoratori e ai cittadini di Taranto. Per salvare l’azienda, l’unica via percorribile è quella della nazionalizzazione», conclude Donatella Duranti