La transumanza
Sui quotidiani di questi giorni compaiono articoli e dati aggiornati sulla transumanza parlamentare, ovvero il passaggio da un gruppo all’altro di un numero crescente di parlamentari,nonché lo spacchettamento delle filiere in sotto filiere e via elencando la fenomenologia della crisi della rappresentanza. Tale crisi può essere letta dal punto di vista dei cosiddetti rappresentati – che sarebbe meglio chiamare i votanti a mosca cieca, come va va – riflettendo sulle ragioni della loro disaffezione, caduta di fiducia, distanziamento critico o rancoroso o altro, di cui sappiamo molto dalla cronaca e dai sondaggi ma di cui la politica politicienne. Cioè quella del come stare nei Palazzi e gestire pezzi e pezzetti di potere, presenza, tornaconto personale ecc. – continua a non occuparsi, al di là delle retoriche di turno di questo o quel leader. Infatti i dati di oggi confermano alla grande, se ce ne fosse bisogno,questo intemerato sentimento di impunità di cui la transumanza si nutre.
Siamo ormai in piena post democrazia e questo in soldoni significa anche che se la platea di chi continua ad avere interesse all’istituto della rappresentanza si restringe e il resto si disperde nel ripiegamento di ogni tipo, la semplificazione e la verticalizzazione della governance – il mantra del discorso neoliberista e ademocratico che ci guida – va alla grande. Salva, ovviamente, lo fanno anche nei luoghi dove esportano la democrazia, la regola dell’andare al votare: che volete di più?
Le cronache di oggi forniscono informazioni non su un punto di vista ma sul punto di azione dei protagonisti della transumanza di cui sopra – difficile infatti parlare in questo caso di un punto di vista o di molteplici punti di vista. Non ce ne sono, è solo il calcolo, il cogliere al volo l’opportunità, il fiutare il vento e similia.La XVII Legislatura, quella attuale, ormai avviata verso il completamento del terzo anno di vita, guida le danze dei passaggi e degli spacchettamenti, Tra Camera e Senato i passaggi si contato a decine e decine e la proliferazione delle sotto filiere stupisce per la l’intemerata faccia tosta con cui si moltiplicano le convergenze ad hoc. Ovviamente i passaggi – tutti i gruppi ne sono affetti, davvero tutti – servono a capire dove meglio piazzarsi per il futuro e le convergenze transitorie delle formazioni gruppettare a dividersi i fondi che il Parlamenta destina ai gruppi.Vecchi e nuovi. Che esistevano all’incipit della legislatura e che sono proliferati in progress.
Ovviamente tutto questo non ha proprio niente a che vedere con la natura del mandato, che non sarà imperativo ma certo altrettanto non dovrebbe essere disponibile ai continui giri di valzer, che sono di di esclusiva competenza del tipo che chissà come è stato catapultato dove sta. Qui siamo al manifestarsi delle forme estreme a cui è arrivata, con particolare virulenza in Italia, la crisi della democrazia parlamentare. D’altra parte la prova più chiara di tutto questo è stata fornita dalla legge costituzionale a prima firma Boschi, dal dibattito indecoroso che si è svolto nelle aule parlamentari sulla medesima legge, dagli esiti e dai seguiti che se ne sono avuti. Nonché dall’intreccio perverso della legge costituzionale con la legge elettorale, intreccio che mostra chiaramente l’evidenza della forma senza democrazia rappresentativa di cui sopra: semplificazione istituzionale – per di più all’italiana, cioè pastrocchiata e insipiente – verticalizzazione e concentrazione del potere nell’esecutivo. E sullo sfondo lì acuirsi del disordine relazionale e di competenza tra i poteri dello Stato.
Ciò che informa e performa la fenomenologia della transumanza è il trasformismo: attitudine che in Italia ha una lunga storia e continue epifanie ma che ormai è arrivata davvero al top della performance, Il trasformismo è il modo in cui oggi prende quota il partito della nazione, cadono i residuali fragili punti di attrito, distanza, confronto tra destra e sinistra, si evidenzia – guardando le cose dal punto di vista di chi vota -, l’inutilità del votare. Ma si evidenziano anche le opportunità che si offrono a chi – il capo del governo per esempio – con leggi elettorali ad hoc, come appunto l’Italicum – è in grado di istituire una modalità privatizzante del governare, usando, per esempio, secondo le opportunità elettorali della sua maggioranza, la leva della spesa pubblica. Le mance elettorali per esempio, oppure i favoritismi emendativi in sede di commissione per accontentare gruppi di pressioni che fanno riferimento a questo o quel transumante, a questo o quella formazione gruppetara in attesa di capire come situarsi più durevolmente.Dalla sua parte, è il calcolo di chi lavora al nuovo che continua ad avanzare caricandosi del peggiore vecchio in salsa post moderna.
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