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Giovedì, 20 febbraio 2014

L’alternativa alle larghe intese comincia fuori da noi

Qualche giorno fa Alessandro Gilioli, blogger de l’Espresso, ha scritto un articolo in cui si chiedeva che senso ha per persone come Marco Furfaro (Sel), Pippo Civati(Pd) e Simone Oggionni(Prc) continuare a stare nei propri recinti di fronte al cementarsi delle larghe intese e invitava i suddetti ad assumersi la responsabilità di prendere parola e immaginare il futuro. Ecco la replica di Marco Furfaro. 

Le elezioni sarde consegnano alla politica due dati importanti e ineludibili. Il primo: in Sardegna il centrosinistra vince ed è più di una bella notizia. Perché dimostra ancora una volta che per giocarsi la partita bisogna essere alternativi alla destra, non conviventi con la destra. In questi giorni di scoramento, per la distruzione del centrosinistra e il probabile governo di larghe intese tra Renzi e Alfano, questo risultato dimostra che non solo la sinistra è determinante, ma che le persone vogliono scegliere tra destra e sinistra. E quando la partita in gioco è chiara, e il centrosinistra è innovativo e credibile, vince la sinistra.

Il secondo: la drammatica crisi della rappresentanza. La scarsa affluenza segna una volta ancora una frattura sociale enorme. Persino la vittoria del centrosinistra rischia così di essere una vittoria “mutilata” dall’astensionismo. Ma è una crisi che oramai viene perseguita e fomentata da almeno tre anni, durante i quali nessun cittadino o cittadina italiana si sente più rappresentato da governi nati “per emergenza”, “perché ce lo chiede l’Europa”, “per fare le riforme”, “per uscire dalla crisi”. Accusando tutti quelli che sottolineavano l’incapacità dei governi tecnici o di larghe intese di essere pericolosi sovversivi.

Ancora una volta, la vita reale non è compresa in quello che sta accadendo in questi giorni. Non se ne parla nel Palazzo, viene ignorata dal circo mediatico che preferisce parlare del tipo di auto con cui arriva Renzi a Roma o degli scherzi telefonici fatti a più o meno probabili ministri. Oppure, ancora peggio, quella vita viene strumentalizzata senza ritegno: si fa il governo per la “gente che non capirebbe il ritorno al voto”, salvo poi constatare che non c’è sondaggio che non mostri l’assoluta irritazione dell’elettorato di fronte a questa aberrante manovra di palazzo.

In questo, chi rischia di rimanere fuori sono le persone. E con le persone, la sinistra – intesa come prospettiva, lotta contro le disuguaglianze e le opportunità – non solo quella istituzionalmente intesa. Quella sinistra che vorrebbe rappresentarne le ansie, le debolezze, le fragilità, possibilmente dando risposte che trasformino la disperazione che diventa rabbia e populismo in speranza e prospettiva di futuro.

Per questo, ringrazio Alessandro Gilioli per il suo post, che nella sostanza invita il sottoscritto, Pippo Civati e Simone Oggionni, ognuno di noi iscritti a partiti diversi, a tenere conto di quanto sia incomprensibile all’esterno il fatto che stiamo in luoghi separati e di prenderci la responsabilità di non rimanere in silenzio.

Ho profondamente a cuore il centrosinistra. Non perché abbia mai particolarmente amato i suoi gruppi dirigenti – anche quelli della cosiddetta “sinistra” del PD, che di sinistra sembra gli sia rimasta solo la biografia – ma perché ho sempre inteso, come obiettivo e come prospettiva, il centrosinistra come un “campo largo” sgombro dalle rendite di posizione dei suoi dirigenti ma affidato, al contrario, al protagonismo dei suoi iscritti, militanti, elettori. Sono da tempo convinto che un contenitore del genere sarebbe rivoluzionario: tante persone, associazioni, collettivi potrebbero coltivare il proprio protagonismo come un valore aggiunto per tutti, dando battaglia politica per l’egemonia politica e culturale ma affidandone poi alle singole persone le decisioni più importanti. Se avessimo fatto questo, ci saremmo risparmiate le infinite discussioni con Fioroni e Binetti sui matrimoni gay, così come quelle sugli F-35, sul reddito minimo garantito, sul fiscal compact, sull’articolo 18. Perché, come cantava De Gregori, “quando si tratta di scegliere e di andare, la gente sa benissimo cosa fare”. E i risultati degli ultimi anni – dalle primavere dei sindaci ai referendum – lo dimostrano: quando il centrosinistra è una speranza, un’idea innovativa e radicale, scatena la partecipazione e vince. Renzi e le manovre di palazzo, per quanto visto fino ad oggi, seppelliscono quella speranza.

Per questo penso che sia venuto il momento di dare forza all’idea che anche se il gruppo dirigente del Partito Democratico intende cementificare le larghe intese, c’è ancora chi crede nella possibilità di ricostruire un campo aperto, plurale, che abbia un profilo tanto di cambiamento radicale quanto di governo possibile.

Un campo largo di tutti coloro che hanno a cuore la ricostruzione dell’alternativa. Questo vorrei dire ad Alessandro Gilioli e in particolare a Pippo Civati, Simone Oggionni e a tutti coloro che, più che il futuro della sinistra, hanno a cuore il futuro del Paese e dell’Europa: lanciamo una sfida e il campo iniziamo a costruirlo. Non semplicemente tra di noi, ma a cominciare da chi si astiene, chi rinuncia, chi non partecipa più perché stanco delle giravolte di questo ceto politico. A cominciare dalle giovani generazioni che vogliono cambiare la loro vita precaria e quella degli altri. Proviamoci. Cosa abbiamo da perdere?

Commenti

  • Cosimo De Nitto

    Bravo Marco.

  • M.Giovanna

    Si, si e ancora si.

  • SandroS

    Oggi mi sono iscritto a SEL. Ho 50 anni. Per la prima volta ho pensato di tesserarmi ad un movimento politico. Dopo varie disillusioni ho riconosciuto che nel PD non resta nulla di sinistra se non le lontane origini. La voglia di governare ha distillato dal suo seno una politica insipida, utile solo alla conquista di poltrone. Credo che SEL sia LA SINISTRA MODERNA. articoli come questo di Marco me ne danno conferma.

  • Dario Refuto

    Questo è quel genere di articoli che vorrei leggere ogni giorni sul sito di Sel. C’è però un problema, un ultimo, piccolissimo passaggio che manca: “Proviamoci”. E quindi? Vede, caro Furfaro, persone come lei e Civati (e tanti altri che non posso elencare per motivi di tempo e memoria) potrebbero costituire la migliore classe dirigente che possa augurarsi il nostro paese, supportata dal resto della buona politica (da Vendola a Di Pietro, da Ferrero a Casson). Ma finché siamo in questa situazione, cosa può accadere? Nulla. Finché non si urla il doppio di Grillo, in piazza, dicendo che Sel è pronta a morire (metaforicamente) per il reddito di cittadinanza, non accade nulla. Finché non si dice che alle prossime elezioni non sarà possibile allearsi col PD di Renzi, in quanto partito di centro moderato, e che si intraprenderà un percorso con tutti i partiti del centrosinistra e della sinistra alternativi al PD (ergo Rifondazione, Pdci, Idv etc…), la gente non vi crederà, per il semplice motivo che penserà “questi qua sono solo un piccolo partito che alla fine si alleano sempre col PD e non denunciano mai per forza quanto siano pericolosi e disgustosi i decreti fatti in questi anni e in questi mesi: voterò Grillo a questo punto”. Ed è lo stesso ragionamento che io e molti altri potremmo aver voglia di fare. Se io voto Sel alle europee, è perché appoggerà Tsipras. Se dovrò votare Sel alle politiche, convintamente, lo farò solo se sarà disgiunta dal Partito Democratico, perfettamente integrato nel sistema di potere, finanziario e non (MPS, cooperative, gruppo De Benedetti etc…). Altrimenti siete in malafede: ma io non credo. Mi piacerebbe una risposta in merito. Saluti.

  • Marco Furfaro

    Grazie a Cosimo e M. Giovanna per i loro commenti. Grazie a Sandro, che ha deciso di far parte del nostro cammino e dare linfa e vitalità a questa sinistra – che bella espressione – “moderna”. Ne sono orgoglioso. E grazie a Dario per il suo contributo. Quello che ho scritto lo penso veramente. Penso che siamo in un momento in cui le sigle contino poco o nulla e ne devono fare i conti anche chi, come noi, si è sempre battuto per un centrosinistra che abbia una matrice fortemente radicale. Di governo, certo. Ma di cambiamento reale, che incida sulla vita delle persone. Questa ipotesi oggi è stata uccisa con una manovra di palazzo (per non citare il resto). Per quanto mi riguarda, questo è il mio faro: lavorare alla costruzione di un’alternativa reale, che si basi sulla cessione (non fasulla) di scelta alle persone (militanti o elettori che siano) e che abbia un programma di cambiamento dell’esistente. Questo è l’unico centrosinistra possibile, il resto non serve a nessuno. Non serve a SEL ma sopratutto non serve al Paese. Noi ci batteremo per questo, continueremo a farlo e con maggiore forza. Un caro saluto a tutte e tutti.

  • Vania Valoriani Fammoni

    ti quoto in pieno Dario! Così come mi son sentita “bene” nel leggere le parole di Marco

  • markus

    si si è vero …da elettore e simpatizzante ….fate qualcosa di sinistra….se non ora quando ?

  • Valium

    Sono stato tentato per un paio d’anni ad iscrivermi a Sel ma sono sicuro che prima o poi lo farò. Per ora voglio vedere come va la cosa, se Sel sarà in grado di essere furba mediaticamente oltre che ideologicamente 😉

  • Valium

    Alle prossime elezioni voterò Furfaro. Ah già… non ci sono preferenze :(

  • Dario Refuto

    Non posso che concordare e apprezzare. Che il lavoro cominci, e che quello che ha capito lei, come noi e altri, lo comprendano in tanti. Temo avremo fin troppo tempo a disposizione (2018?). Le idee, la volontà e l’onestà ci sono: unico ostacolo, la frammentarietà politica della nostra sinistra. “Le sigle non contano”, sacrosanto: ergo, mi vien da dire, partiti di tutta la sinistra, unitevi. Ad maiora.

  • Sandro valentini

    D’accordo. Costruiamolo questo campo largo, tutti insieme. Ma non vorrei che dietro la corsa a chi è più unitario ci sia la stucchevole furbata di dire “vai avanti tu che poi io ti seguo…” La costruzione di un campo ampio avviene se tutti – proprio tutti – escono dal proprio steccato abbattendolo, superando insomma il proprio ridicolo recinto, più o meno piccolo, che dà però un senso di appartenenza, di sicurezza e di tutela. Un reale processo (processo e non sommatoria di ceti politici più o meno sfigati) per la ricostruzione di una sinistra con una solida cultura capace di governare i processi e di dare impulso a un progetto di cambiamento per l’Italia e l’Europa, potrà essere tale se si realizza questa semplice condizione.
    Siamo invece alle solite. All’ennesimo cartello elettorale con la lista Tsipras. Mi auguro che i sondaggi siano confermati dall’esito del voto. Ma attenzione a non confondere il luogo aperto della ricostruzione della sinistra, che dovrebbe esserte un moltiplicatore di forze e di energie vecchie e nuove, appunto per avviare un processo politico vero di costruzione di un nuovo soggetto unitario della sinistra, con “l’ammucchiata elettorale”, dettata più dalla volontà di sopravvivenza di piccole formazioni che rischiano di sparire che dalla volontà di realizzare un progetto politico credibile capace di intercettare e aggregare un malessere sociale diffuso. Allora dico a Marco Furfaro, a Pippo Civati e a Simone Oggionni – niente ovviamente di personale – cosa si è fatto in Sel, nella sinistra del Pd o come Essere comunisti nel Prc affinché effettivamente si potesse dischiudere l’orizzonte che indicate? Cioè quel campo aperto per la ricostruzione della sinistra che tutti e tre chiedete? Si ha la volontà di trasformare, sia pur tardivamente, la lista Tsipras, da cartello elettorale a progetto politico che spazzi via tutti gli steccati?
    Prendiamo come esempio le elezioni sarde. Il voto ci dice che vi è un enorme potenziale di sinistra. Su 36 consiglieri eletti della maggioranza di centrosinistra solo 18 sono del Pd. Dodici consiglieri sugli altri 18 sono collocati decisamente a sinistra. Ma solo Sel, con quattro consiglieri, potrà fare gruppo autonomo. Mi domando allora: tutti gli altri andranno nel gruppo misto? E’ possibile invece formare un unico guppo, consistente in consiglio regionale, come seconda gamba del centrosinistra in grado di condizionare pesdantemente il Pd? Ed essere il motore di una reale ricomposizione della sinistra sarda e di un suo forte rilancio? Stiamo tutti in campo aperto! Ma Sel, l’area di Essere comunisti e la sinistra del Pd che faranno in Sardegna? Ognuno tornerà nel proprio recinto in attesa di altri momenti elettorali? Ecco, a queste domande “voi giovani dirigenti” di questa povera, lacerata e divisa sinistra italiana, dovete dare risposte, anche a chi, come il sottoscritto che più non è giovane, è passato da sconfitta a sconfitta e porta il peso di questa responsabilità.

  • francesco

    Auguri! Però non ti sei allontanato molto dalla Casa Madre. PD e Sel sono legati da un Patto di Alleanza nel cosiddetto “centrosinistra”, e non risulta che sia stato disdetto nonostante gli ultimi sviluppi poco edificanti…