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Venerdì, 6 novembre 2015

L’appello di intellettuali e docenti: c’è bisogno di sinistra, credevamo nel Pd ma quel partito non c’è più. Spazio per una ripartenza

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La sinistra europea è in difficoltà. In Italia e in tutta Europa lo spazio della politica sembra essersi ridotto, e la possibilità di promuovere l’estensione dei diritti sociali e civili, la sicurezza economica, il rispetto e la tutela dell’ambiente, il benessere materiale e lo sviluppo spirituale delle persone, ci appaiono fortemente limitati. Lo stesso esercizio della democrazia viene messo in discussione, visto che le decisioni fondamentali sono sottratte alla scelta degli elettori e condizionate da istituzioni e regole che rispondono a interessi ad essi estranei. I partiti della famiglia socialista sembrano aver rinunciato a mettere in discussione l’assetto istituzionale ed economico e si limitano all’amministrazione dell’esistente, in modo subalterno all’impianto liberista e con programmi spesso indistinguibili da quelli dei partiti conservatori.

Il Partito democratico non fa eccezione. La peculiarità della situazione italiana è semmai il fatto che, di fronte al tracollo della destra berlusconiana, il Pd sta progressivamente occupando il centro del sistema, interpretando in autonomia il ruolo di garante delle politiche di austerità e del progetto di ristrutturazione neoliberista in atto. Puntando ad attrarre l’elettorato deluso della destra, esso rinuncia a rappresentare l’interesse del lavoro e della parte più debole della popolazione, che cerca altrove, spesso in proposte politiche populiste, una propria rappresentanza, o si ritira nell’astensione. Il Pd si fa inoltre promotore del restringimento degli spazi di partecipazione democratica e di un pericoloso indebolimento delle istituzioni di garanzia con il “pacchetto” Italicum-riforma del Senato.

La sinistra è in crisi eppure di una sinistra si sente, oggi più che mai, il bisogno. Una sinistra che sappia intercettare e rappresentare gli interessi di quella maggioranza della popolazione che negli ultimi anni, per effetto dei processi in atto, ha visto aumentare la propria insicurezza e ridursi benessere e le opportunità. Che sappia attrarre e coordinare verso un progetto politico comune quelle risorse intellettuali e di riflessione che pure sono presenti nella società italiana.

Alcuni di noi avevano riposto la loro speranza nel Partito democratico. Nell’idea di trovare una sintesi politica delle migliori culture riformiste e popolari del paese vedevamo la strada giusta. Quel progetto sembra oggi deragliato. Nel Pd non c’è spazio per sviluppare un”iniziativa politica e una visione all’altezza della sfida.

Per questo, auspichiamo una ripartenza: la costruzione di un soggetto politico di sinistra, radicato nel variegato universo dei lavori e nei territori, il più possibile unitario, necessariamente plurale ma con un indirizzo chiaro e una visione condivisa. A questo fine, vediamo con favore la nascita di un gruppo parlamentare della sinistra alla Camera e al Senato.

È solo il primo passo. La ricostruzione di una sinistra che aspiri a governare per cambiare la società in senso progressivo richiede un lavoro di costruzione politica e di elaborazione culturale lungo e paziente. Come intellettuali e persone impegnate nel campo della cultura e della scienza, noi ci siamo.

 Primi firmatari 

Riccardo Achilli,  Giampaolo Arachi,  Lucio Baccaro,  Mauro Barberis, Laura Bazzicalupo, Claudio Bazzocchi, Remo Bodei,  Sergio Cesaratto,  Nicola Costantino, Massimo D’Antoni, Roberto Escobar,  Sebastiano Fadda, Salvo Lo Nardo, Salvatore Monni, Marcello Montanari, Serena Noceti,  Franca Papa,  Vito Pinto, Geminello Preterossi, Michele Prospero,    Francesco Prota,  Michele Raitano, Onofrio Romano,  Raffaele Simone,  Davide Tarizzo, Giorgio Tassinari,  Nadia Urbinati

 

 

 

Commenti

  • Daniele

    Bene! Spero che l’elenco dei firmatari s’infittisca esponenzialmente!

  • francesco

    Mi scuserete lo scetticismo ma questo tipo di appelli con elenchi annessi mi lascia piuttosto perplesso e freddino. Specie la chiosa finale del “noi ci siamo” che assomiglia più ad una questua che ad un contributo disinteressato.
    Francesco l’altro