L’arroganza renziana contro la Costituzione
Quando i Costituenti stabilirono che il Parlamento poteva a maggioranza assoluta cambiare parti della Costituzione, avevano ben in mente che ,con il sistema elettorale proporzionale, chi aveva la maggioranza assoluta dei parlamentari, aveva avuto il voto anche della maggioranza assoluta dei cittadini.
Con il Porcellum, non è stato così. Il PD ha 300 deputati con appena il 25,4% dei voti e deve ringraziare SEL che con il suo 3,2% gli ha consentito di superare di pochissimo la coalizione di centrodestra (appena lo 0,4% in più) e il M5S ( che pure è stato il primo partito con il 25,5% dei voti tra i cittadini italiani) e ottenere così un abnorme premio di maggioranza.
Per questo è indecente la violenza del Governo Renzi sul Parlamento, anche considerando che Forza Italia ha rotto il Patto del Nazareno e dunque questa controriforma della Costituzione è sostenuta solo dal PD e dal NCD, cioè da partiti che non hanno ricevuto il voto della maggioranza assoluta dei cittadini alle ultime elezioni politiche e anche alle stesse elezioni europee.
Contingentare i tempi di discussione, ridurre il Parlamento ad un votificio, umiliare il confronto e il dibattito parlamentare su un tema vitale come la riforma della Costituzione, è molto grave e rappresenta un attacco inqualificabile alla democrazia.
Come SEL non abbiamo presentato migliaia di emendamenti al solo scopo di fare ostruzionismo, abbiamo cercato invece il confronto, ma abbiamo trovato un muro nel PD che non vuole cambiare niente rispetto agli ordini ricevuti da Renzi.
Di qui la nostra determinazione a non lasciare niente di intentato per impedire una riforma inaccettabile della Costituzione che limiterà la democrazia e la partecipazione dei cittadini. Ad un Senato dopolavoro dei consiglieri regionali abbiamo proposto due alternative: o una abolizione secca o comunque una elezione diretta da parte dei cittadini con una differenziazione chiara delle funzioni e delle competenze tra Senato e Camera. Il combinato disposto poi con la legge elettorale per la Camera, con 100 capilista nominati dai segretari di partito, rende ancor più evidente la deriva personalistica e antidemocratica del PD di Renzi.
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