Lavoro, la propaganda del governo al capolinea
Il re è sempre più nudo e la propaganda del Governo e delle sue numerose corti giunge al capolinea. A sancire questa drammatica nudità vi sono – nero su bianco – i dati dell’Osservatorio sul precariato dell’INPS, dai quali emerge con chiarezza come il Jobs Act non solo non ha prodotto nessuna nuova occupazione, ma ha finito per ottenere come unico risultato la legalizzazione di quel moderno caporalato rappresentato dai voucher.
Dati che confermano quanto chi, in questi mesi, ha provato – spesso non ascoltato – a denunciare quanto stava accadendo. Ancor di più in una terra come la Basilicata, dove i dati ufficiali erano – e restano – anticipati dalla costatazione empirica dei fallimenti di politiche del lavoro che assomigliavano sempre più a uno scalpo da offrire ai poteri forti.
Oggi scopriamo così come, in realtà, tutta l’attività del governo in materia di lavoro era finalizzata al nascondimento dei dati reali di una crescita senza occupazione e alla svalutazione del lavoro, dei suoi diritti e delle sue tutele… tutto in pieno ossequio a quel liberismo economico che risponde a un solo credo: la privatizzazione dei guadagni e la socializzazione della crisi.
Ci sarebbe da ridere se il quadro che abbiamo di fronte non fosse così drammatico, con circa 15 miliardi di euro di ricchezza popolare trasferiti al capitale senza alcun ritorno, e una deflazione occupazionale assolutamente inaccettabile. Siamo davanti ad un baratro prodotto dalla follia: di un governo sordo e incapace e dell’arroganza di padroni che nel frattempo chiedono un clima di paura da riservare a lavoratrici e lavoratori.