Lavoro tutto in un giorno. Al Senato la fiducia sul Jobs Act, Renzi a Milano per vertice Ue, in piazza migliaia di lavoratori con la Fiom
Lavoro, tutto in un giorno. A Milano in mattinata si apre il vertice europeo su occupazione e crescita mentre nelle strade della città sfila la protesta dei lavoratori con la Fiom. Al Senato intanto si attende il voto di fiducia sul decreto Jobs Act che al momento è circondato da molta suspence visto che non si conosce ancora il contento dei testo tanto che dal ministero è dovuta arrivare la precisazione da palazzo Chigi che ha specificato che «il voto riguarda evidentemente l’art 18».
Sono migliaia i lavoratori che sono partiti intorno alle 10 da piazzale Lotto a Milano per la manifestazione indetta dalla Fiom nel giorno del vertice europeo sul lavoro che si tiene in città. Ad aprire il corteo c’è il segretario generale Maurizio Landini e il segretario della Camera del lavoro di Milano Graziano Gorla. Dietro di loro decine di lavoratori delle principali aziende metalmeccaniche della Lombardia e alcune delegazioni provenienti anche da altre regioni del centro-nord. Le parole d’ordine scandite dai manifestanti sono quelle sentite in questi giorni contro il Jobs act e cioè per la riduzione dei diritti e dei salari, contro la precarietà, la libertà di licenziare e la delocalizzazione e sul versante internazionale la condanna dei trattati sul libero scambio «che consegnano alle multinazionali poteri superiori a quelli degli Stati».
Il corteo, che si sta svolgendo in maniera pacifica, è chiuso dallo spezzone dei centri sociali. Secondo il programma il corteo dovrebbe arrivare in piazza Firenze dopo un giro lungo le strade del quartiere Fiera.
«Se Renzi pensa di fare il figo con gli 80 euro e noi siamo il sindacato coglione che firma la riduzione del salario si sbaglia di grosso. Le riforme strutturali di questo Paese non sono rendere più facili i licenziamenti bensì far partire gli investimenti, andare a prendere i soldi dove sono, combattere l’evasione ed estendere i diritti anche a quelli che non ce l’hanno». Lo ha detto Maurizio Landini, leader Fiom, questa mattina in diretta ad Agorà (Rai3). «Siamo pronti ad occupare le fabbriche, aggiunge Landini, anche perché quello che ci stanno chiedendo adesso è di abbassare i salari e di accettare i licenziamenti. Quindi, visto che le vertenze si stanno facendo al ministero del Lavoro – e mi riferisco a Termini, alla Thyssen – che non venga in mente al governo di accettare le proposte, di fare lui le mediazioni dove si abbassa il salario perché una logica di questo tipo non è accettabile e siccome molte multinazionali ci stanno ponendo questo problema, è chiaro che noi per difendere il lavoro con i diritti, non escludiamo assolutamente nulla. E, se necessario, anche forme di occupazione delle fabbriche che servono a difendere il lavoro».
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francesco
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