Le dimissioni di Marino per aprire la verifica
Il sindaco di Roma non può rimanere in mezzo al guado stretto tra gli effetti dell’inchiesta mafia capitale e il cinismo del governo Renzi che vuole scaricare su Roma le colpe di un risultato elettorale deludente per le scelte del Pd su scuola, Jobs Act e pensioni.
Roma è di fatto già commissariata dal governo nazionale: sul giubileo ma anche e soprattutto sulla propria autonomia di bilancio. Il governo taglia i soldi a Roma e quei pochi che ci sono lì vuole gestire direttamente. Al Sindaco e a chi lo sostiene rimane la gestione delle tasse locali e la rabbia sacrosanta dei romani per una gestione impossibile delle emergenze sociali.
Per questo le dimissioni di Marino possono essere lo shock necessario alla città per chiamarla ad una mobilitazione, per il sindaco stesso nell’assumere un nuovo profilo politico capace di stanare il governo e sfidare il commissariamento economico già operante come conferma anche la vicenda dell’intervento del Mef sul salario dei dipendenti comunali.
La legge consente al sindaco dimissionario di avere 20 giorni per tornare in consiglio comunale e presentare un nuovo patto con la città e anche una giunta rinnovata e di alto profilo a condizione che roma sia messa nella condizione di tenere insieme la sfida per la legalità con quella della coesione sociale con risorse e regole certe per affrontare queste emergenze. La partita si può riaprire e allora il Pd dovrà scegliere se sostenere questa sfida anche da palazzo Chigi o lasciare Roma a un commissario vero. Quello che non può chiedere a Sel e crediamo neanche a Marino è di fare i commissari liquidatori della capitale per conto del governo Renzi!
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