Sei in: Home › Attualità › Notizie › Le larghe intese dell’austerità
Sabato, 1 marzo 2014

Le larghe intese dell’austerità

bandiere_ue

Il congresso del Partito del Socialismo Europeo in corso in questi giorni a Roma è qualcosa di importante, uno snodo che ci riguarda. Riguarda il discorso sull’Europa e riguarda quello sulla sinistra. Intendo per discorso il senso di una missione e di una identità nuova e diversa di entrambe, pesantemente sottoposte come sono alla cruda verifica di una lunga crisi che sta sovvertendo l’intero Continente fino al rischio di condurlo a una possibile dissoluzione. Non sono parole esagerate, rispondono purtroppo a quel principio di realtà con cui siamo chiamati a guardare sempre le cose.

Perché quando disoccupazione, diseguaglianza e povertà esplodono come mai prima d’ora e azzerano diritti sociali e di libertà, prospettive di vite umane e persino la possibilità di affermare l’idea di futuro, si impone alla politica uno di quegli atti fondativi che non può non giungere sino alle radici di sé stessa. In causa è la prospettiva di un Continente e dei suoi popoli, siamo ormai giunti al dunque. In discussione, dentro il gorgo della crisi, siamo tutti.

E prima ancora delle singole “politiche” con cui praticare una reale alternativa abbiamo forte bisogno di un pensiero, di una ricerca che sia capace di tenere insieme esercizio critico di nuova cultura politica e pratiche conseguenti nell’azione quotidiana di governo dei nuovi processi. E’ questo che finora è mancato, la messa in campo di un nuovo ed alternativo paradigma culturale e politico in grado di contrastare la crisi, la sua cultura ispiratrice di impianto neoliberista, le sue politiche di puro rigore e inconcludente austerità, il senso comune divenuto dominante di ineluttabilità di una strada che, nei fatti, ha avvitato la crisi dentro sé stessa, continuamente riproducendola. E’ mancato dentro l’intero orizzonte della sinistra, non soltanto in qualche sua parte. Ed è mancato in primo luogo alla sua più grande famiglia politica europea, quella del socialismo. Non serve ripetere l’antico rito dell’attribuzione o dell’ammissione della colpa, così frequente nella storia della sinistra e delle sue divisioni.

Serve parlar chiaro tra di noi, se vogliamo per vie diverse creare le condizioni di un incontro, necessario e urgente. La crisi avrebbe imposto, sin dall’inizio, una diversa strategia e azione della sinistra in Europa. Non avremmo avuto lo schianto della Grecia, metafora umiliante dell’intero Continente sul piano morale, oltre che sociale. Non avremmo avuto quelle devastanti politiche di austerità che, a ben vedere, si sono compiute in tal misura qui e solo qui. Non in America, dove la crisi è generata, né in altre aree del mondo dove il contagio l’ha esportata. Non c’era alcuna strada obbligata da percorrere, questo bisogna dirlo e saperlo se vogliamo ripartire nel modo giusto. C’è dunque uno specifico aspetto tutto europeo che sta all’origine dei problemi che abbiamo dinanzi ed esso riguarda la politica che si è praticata in questi anni. E che si persegue nel praticare, come nel caso della formazione del nuovo governo italiano che si pone in continuità con quella politica delle “larghe intese” iniziata con Mario Monti.

Il risultato di questa politica è talmente evidente nei suoi effetti che ci consegna, a ridosso di elezioni così importanti per il destino dell’intero Continente, un’Europa che sul piano sociale arretra sino al punto da mettere in pericolo il modello storico su cui si è costruita, e su quello democratico si dibatte tra tecnocrazie ossequiose alle sole logiche della finanza speculativa e populismi che soffiano nell’unica direzione che conoscono e praticano, quella dell’antieuropeismo nazionalistico e xenofobo.

Il punto allora è quello di mettere finalmente in campo un’alternativa politica attorno ai due pilastri su cui si regge l’impianto europeo comunitario: quello di una diversa politica economica e sociale che ponga immediatamente fine all’austerità e quello di una revisione in senso democratico e federativo dei Trattati per dare all’Europa una dimensione politica che sia capace di orientare e non di subire le politiche monetarie e della finanza. Questa alternativa si pone nel cuore del governo dei processi della crisi e riguarda l’intera sinistra continentale, apre la possibilità di una strada comune lasciandosi alle spalle i ritardi e i fallimenti, dentro la crisi, tanto della sua parte riformista quanto di quella radicale.

alexis-tsipras

Il senso della candidatura di Alexis Tsipras si colloca esattamente qui. Essa assume indubbiamente un valore simbolico, quello del bisogno di rinascita e di cambiamento di un popolo che la miseria delle classi dirigenti europee ha spinto sino al collasso sociale e umano. E’ lo stesso bisogno che riguarda le popolazioni dell’Europa mediterranea messa ai margini dalla recessione prodotta dall’austerità, come riguarda noi e settori sempre più vasti di quelle società del centro Europa dove l’impoverimento presenta il conto. Ma è una candidatura che ha in sé, e pienamente, il senso del governo di un’altra Europa. Superamento del fiscal compact, piano europeo per il lavoro, riduzione delle spese militari, new deal incentrato su investimenti pubblici, trasformazione ecologica della produzione. La sfida di una nuova Europa sta qui, nei contenuti di un’alternativa insieme per il governo e per il cambiamento, fuori da ogni recinto, lontano da ogni ritorno all’idea di stato-nazione.

Questa alternativa interessa la famiglia del socialismo europeo, lo riguarda? E come, dove, si può costruire un terreno comune di risposta alternativa alla crisi e di idea nuova dell’Europa? Se sto alle posizioni che esprime Martin Schultz, allo stesso “Manifesto per il cambiamento” che il PSE presenta in questo suo congresso, dovrei dire di sì. Ci trovo un rigore analitico, una passione europeista, la proposta di un’agenda per cambiare strada che rende possibile un confronto reale, di merito, e la costruzione di una prospettiva dell’intera sinistra europea.

Se poi confronto questo approccio con le coordinate ideali e culturali che ci consegna Matteo Renzi laddove rigetta la dicotomia destra-sinistra a partire dal disconoscimento del principio di eguaglianza sociale, e lo fa proprio nel momento di portare il Partito Democratico dentro la famiglia del socialismo europeo, allora vedo quanto possa essere serio e insieme complicato il tentativo di Schultz di cambiare la linea attuale del PSE. Ecco allora il nodo irrisolto, il punto di contraddizione reale, tutto politico, del PSE così come esso si pone oggi a ridosso delle elezioni e della nuova fase che si aprirà per l’intera Europa. Come si può criticare le politiche di austerità e averne condiviso le scelte, come si può mettere in campo l’idea di un’altra Europa, per salvarla, è praticare una collaborazione duratura con i conservatori?

La svolta da imprimere all’Europa è dunque tutta politica e la candidatura di Tsipras apre proprio su questo terreno una strada nuova, utile all’intero il campo della sinistra. Essa si fa carico di un cambiamento per il governo e chiama il PSE ad un confronto stringente, per una sfida comune.

Dal quotidiano il manifesto

Commenti

  • Cristian

    Si, ma ancora non si capisce a quale gruppo aderirà SEL. A quando la decisione? Personalmente voterò i candidati di SEL che dichiareranno di aderire al PSE.

  • alberto ferrari

    Caro Nichi, si, come scrivi tu :”La crisi avrebbe imposto, sin dall’inizio, una diversa strategia e azione della sinistra in Europa.”. Ma se fosse così semplice noi non saremmo tra il 2,6 e il 3,4 di consenso elettorale. Avremmo con noi un elettorato ben più vasto. Non vi è alcun dubbio che nelle famiglie della sinistra riformista europea ci sono stati diversi passi falsi ( da Blair a Schröder ad altri) in questi ultimi decenni. Ma oggi ti chiedo se alla tragica situazione dell’Europa, nella quale la sua parte migliore sembra non essere più in grado di reggere alla deriva antropologica del modello neoliberista, può bastare una espressione minoritaria di sola testimonianza. Io credo di no. Io credo che serva una forza numericamente più vasta e diffusa in tutti i paesi europei, e, pur riconoscendo la validità di tante proposte di Tsipras, credo che di fronte allo sforzo di Schulz di far cambiare rotta a tanti compagni del PES, è in tale direzione che bisogna andare, e che ante tu condividevi prima del Congresso. Adoperandoci per portarvi dentro anche il contributo, importante, perché critico, di Tsipras e non per ancora una volta dividerci. L’Europa non ha bisogno di proclami sul migliore dei mondi possibili ma di fare si che chi massimamente la costruita, libera e solidale, riprenda da quel ” compito ininterrotto che è il socialismo:
    conquistare la libertà e la giustizia,
    conservare e dimostrarsi degni di esse” , come fu scritto nel 1959 nel suo documento fondativo, troppo a lungo e colpevolmente trascurato in questi ultimi anni.

  • francesco

    Tranquillo, Cristian, e aguzza la mente.Da quello che si evince dall’articolo,fatta la dovuta cernita delle elucubrazioni oniriche vendoliane per confondere gli sprovveduti, gli eventuali eletti di Sel siederanno sui banchi del PSE, in compagnia di Schulz e di altri guardaspalle della signora Merkel.Ma aldilà della futura collocazione,non vi è dubbio che priviligeranno il rapporto con la Socialdemocrazia piuttosto che con la Sinistra Europea di Tsipras che annovera anche i comunisti (brrr… un brivido si aggira per l’Europa …!).
    Chi nasce tondo non può morire quadro…

  • cristian

    Condivido pienamente.

  • MGiovanna

    Cristian e Alberto, scusate la rozzezza, ma per voi una soluzione c’è: aderite al Pd. Non voglio “offendere” in alcun modo il vostro ragionamento, ma il problema per Sel non è quello di essere minoritario, quanto quello di continuare nell’ambiguità. Quando sento parlare in tv il buon Gennaro penso che tutte le volte perdiamo un po’ di consensi perchè sembriamo un partito ‘ a latere’, con la sola funzione di stimolo, di incalzamento, ovviamente in Italia nei confronti del Pd, in Europa nei confronti del Pse. E chi mai voterebbe un surrogato. Autonomia culturale e politica: questa deve essere la nostra strada, ovviamente non in un aristocratico o ideologizzato isolamento e neppure alla ricerca di una improbabile terza via, ma
    immersi nei processi di qualsiadi tipo purché umani.
    Il bisogno di unire le forze è di tutti noi, ma non a qualsiasi costo, altrimenti ripeteremmo errori del passato. Sel è di passaggio, ma finché c’è manteniamogli un’identitá pena la sua inutilità

  • Franco Osculati

    50 miliardi di pagamenti arretrati della Pa in 15 giorni. Un piano di ristrutturazioni degli edifici scolastici da effettuare nei mesi delle prossime vacanze estive. Qualche centinaio di miliardi a Roma e ad altri Comuni per evitare il loro “fallimento”. Un decente (almeno sussidio) a tutti i disoccupati e inoccupati. Qualcuno ha calcolato che la somma delle promesse di Renzi di questi ultimi giorni si aggira attorno ai 100 miliardi.
    Ieri al Congresso del Pse, il nostro Presidente del Consiglio dei Ministri ha dichiarato (con un copia e incolla da molti dei suoi predecessori) che in Italia dobbiamo tenere i conti in ordine “perché ce lo chiedono i figli”. Non ha citato né i vincoli di Maastricht, né il

  • Franco Osculati

    chiedo scusa e riprendo – Non ha citato né Maastricht, né il fiscal compact. Quindi Renzi continua a dire e a disdire.
    In sostanza, quindi, a me sembra augurabile che gli eletti al Parlamento Europeo chiedano l’adesione al gruppo Pse. Ma è essenziale che ci vadano avendo ben spiegato che così com’è l’Europa non va avanti. Che è proprio quello che va dicendo Tsipras.

  • alberto ferrari

    Cara Giovanna, se mi sono spiegato male mi scuso. Il mio problema come appartenente a SEL è INCALZARE il PD non la sinistra minoritaria. Con il concorso di tanti magnifici compagni ho costruito SEL a livello provinciale portandolo in 3 anni alle primarie provinciali con il PD consentendo cosi al centrosinistra di tornare a governare la Provincia dopo oltre 2o anni con un nostro assessore. Poi stanco di continui ammiccamenti verso “la sinistra che protesta” ho lasciato ogni carica. Risultato, l’avversario è diventato il PD; così alle amministrative di una cittadina di oltre 10mila abitanti neppure ci presenteremo. E stiamo rischiando la stessa cosa per il comune di Pavia per non aver accettato la sfida delle primarie con il PD. Un fraterno saluto.

  • SandroS

    Riappropriamoci del concetto di Sinistra politica in modo moderno. La Sinistra oggi vuole il progresso di tutta la società e non demonizza più la ricchezza.
    Prendo spunto dall’articolo odierno di Silvano Andriani su L’Unità.
    Per Renzi il confronto delle categorie Uguaglianza e Disuguaglianza non è più sufficiente a caratterizzare in modo differenziante il ruolo della Sinistra. Renzi aggiunge e punta al confronto Innovazione e Conservazione. E’ chiaro che i nostri tempi sono sempre più di accelerazione e di innovazione. La ricerca scientifica e tecnologica conducono alla creazione di nuovi strumenti, mezzi e ambiti che ci consentono risultati o anche solo esperienze mai raggiunti prima, pensiamo anche solo ai “social network”. Silvano Adriani in questo articolo fa un bilancio positivo di questa via che è ormai stata sperimentata da oltre vent’anni dalla politica, Blair docet. Questa via, definita “terza”, ha già prodotto i suoi risultati positivi, ma ha già mostrato anche i suoi limiti. L’innovazione è stata tradotta in una totale liberalizzazione (o piuttosto deregolamentazione) del mercato assegnandone le leve di controllo sempre più alla Finanza che ci ha condotti come sappiamo a un’estremizzazione della natura dell’economia, ormai esasperatamente legata a un risultato finanziario a breve termine, approccio foriero di scarsi investimenti nel medio o lungo periodo e disattento delle implicazioni in termini sociali e di sviluppo. La ricerca del profitto a breve illude, abbaglia e acceca. Non semina per il futuro, non crea valore aggiunto per il territorio, subito pronto a “surfare” rapidamente verso altre “onde”, altre opportunità da cogliere. Tutto ciò si chiama speculazione. Con la terza via le disuguaglianze sono aumentate enormemente. Disuguaglianze economiche che hanno portato alla concentrazione della ricchezza in un numero sempre più ristretto di famiglie e disuguaglianze sociali che a pioggia si ripercuotono su tutta quanta la popolazione. Le classi medie si sono impoverite. Le disparità di reddito non consentono alle classi meno abbienti di accedere all’istruzione, alla realizzazione di ambizioni, al credito, allo sviluppo personale, familiare e di conseguenza sociale. Abbiamo ceduto nel tempo più o meno inconsapevolmente ai poteri forti (politici o economici) la tutela delle nostre libertà e dei nostri diritti. E abbiamo ceduto le nostre ambizioni al pensiero debole, tutto ci sembra inevitabile, uguale, indescriminabile. Così facendo ci siamo autoesclusi dall’arena sociale. Ma escludendo la classe media, anche la società del quartile più ricco come la societá tutta, perdono opportunità di sviluppo e anche di innovazione caro Renzi. Come ritiene Silvano Andriani, “oggi i temi dell’innovazione e dell’uguaglianza coincidono perfettamente” anche dal punto di vista del mercato. Perchè smettere di parlare di uguaglianza dunque, se ci si sente di Sinistra? Secondo me oggi è tempo di riconoscere che la democrazia vera può esistere solamente attraverso una sana riaffermazione dei diritti e dei doveri di ciascuno, tra questi c’è anche una equa e non discriminante distribuzione del reddito che offra opportunità di sviluppo a tutti ampliando conseguentemente anche la base quantitativa dei mercati di consumo. In qualche senso i vecchi ideali valgono ancora! Non trovo obsoleto che la Sinistra mantenga al centro del suo pensiero il confronto tra Uguaglianza e Disuguaglianza. Credo che oggi potremmo anzi introdurre nel dibattito che caratterizza il pensiero di Sinistra le categorie contrapposte di “regalo” e “diritto”. Sembra assurdo ma spesso percepiamo che l’approccio alla soluzione dei problemi passa attraverso il riconoscimento di piccole concessioni, regalate. Uguaglianza di fronte alla legge, diritti sindacali… E’ ora di smetterla di accettare regali. E’ ora di riprenderci in mano la politica, il pensiero politico e di rivendicare quanto invece ci spetta di diritto. Ben più di qualche regalo che ci accontenti. Un antico aforisma recita: Divide et impera. Dividi e comanda. Smettiamo di accettare regali dal potere e da certa politica e esigiamo ciò che ci spetta di diritto. Perchè mai la Sinistra dovrebbe smettere di parlare di lotta di classe? Le classi sociali esistono, oggi più che ieri, anche se non si differenziano in base al ruolo produttivo, ma in base alla ricchezza economica posseduta. Perchè mai oggi la Sinistra non dovrebbe occuparsi di tutto questo? Perchè non dovrebbe occupardi di Legge Patrimoniale? Perchè non dovrebbe occuparsi di rimettere al centro del dibattito gli investimenti nella Scuola pubblica anzichè sempre nella Scuola privata? Caro Renzi lei ha girato tre volte a sinistra e ora sta camminando verso destra. Ce ne siamo accorti tutti. Basta con le larghe intese dell’austerità. Basta con regali demagogici. Vogliamo uguaglianza, diritti e doveri per tutti, investimenti che creino per il futuro del Paese, non solo per raccogliere voti alle prossime elezioni.

  • francesco

    L’Unione Europea così com’è , è stata costruita apposta per far pagare i costi della crisi economica del Capitalismo alle masse popolari del continente.Lo strumento più efficace per questo scopo è proprio l’Euro.Le misure di austerità sono state approvate con la complicità dei rappresentanti social-democratici che – guarda caso!- aderiscono al gruppo del PSE.
    Per questo Alexis Tsipras aderisce alla Sinistra Europea.

  • MGiovanna

    Caro Alberto, intanto ricambio i fraterni saluti. Ma guarda, anch’io, nel piccolo di un paesino del Chianti, da coordinatrice di Sel, ho fatto esattamente quello che hai fatto tu: per 5 anni, con un assessore e un consigliere, abbiamo governato assieme al Pd. Ma ti assicuro che solo la nostra infinita pazienza e il nostro senso di responsabilità ci hanno fatto arrivare fino in fondo: arroganza, mancanza di rispetto politico, atteggiamento da usa e getta durante le primarie, ecc. E credimi, noi siamo una pattuglia agguerrita. Solo che così non serviamo.

  • francesco

    Promemoria per i visitatori di questo sito.
    Dichiarazioni di Renzi in una sua intevista di qualche tempo fa che è il manifesto politico di questo ciarlatano fiorentino partorito dal Partito Democratico: “Dimostreremo che non è vero che l’Italia e l’Europa sono state distrutte dal liberismo, ma che al contrario il liberismo è un concetto di sinistra (sic!),e che le idee degli Zingales, degli Ichino e dei Blair non possono essere dei tratti marginali dell’identità del nostro Partito, ma ne devono essere il cuore”. (il Foglio, 8/6/12).

    Nota Bene. Renzi ha votato a favore della candidatura del socialista Martin Schulz alla presidenza della Commissione Europea, l’uomo simbolo della continuità delle politiche di austerità della signora Merkel e difensore della Germania “Uber alles”. E al recente congresso del PSE svoltosi a Roma, Renzi ha rincarato: “Martin, la tua sfida è la nostra sfida”.
    C’è materia sufficiente su cui riflettere…in vista delle elezioni europee.

  • guido

    Mi inserisco in questo dibattito cercando di seguire Nichi Vendola su quello che ha scritto e non a cosa potrei pensare in modo autoreferenziale. La sfida comune é necessaria per non giungere ad un qualcosa che non conosciamo ma che sappiamo sarà peggio dell’esistente. Spero che la critica al liberismo si arricchisca del concetto che oggi il capitalismo é sostanzialmente il liberismo. L’immaterialità produttivistica ci ha cambiati antropologicamente e lo “dobbiamo” accettare. Occorre dare uno slancio ideologico altro a questo forse “ultimo” processo costituente del socialismo che non si interessi al politicismo che ancora agiamo probabilmente perché siamo ancora frastornate/i dalla sconfitta storica. SEL penso che con passione e cultura di governo stia provando a fare questo. Se non vediamo la trave e guardiamo alle pagliuzze, esauriremmo la possibile “controffensiva” in potenza. Non possiamo oltre che permettercelo nemmeno raccontarcelo mi permetto di scrivere. Sta schiantando l’Europa tutta, altro che; questa é la sfida culturale per la sinistra del secolo XXI. La partecipazione politica deve scartare sulla concretezza del reale, non sulla stancante cronaca quotidiana. Quando la lista L’ ALTRA EUROPA CON TSIPRAS verrà oscurata dai media, e lo sarà, siamo pronti a discutere con le persone in carne e ossa in prima persona appunto e confliggere, in senso coseriano, sulla responsabilità che emerge o non emerge dalla scelta elettorale o non crediamo più alla democrazia rappresentativa? Se non combattiamo lo sconfittismo che viviamo dentro di noi non saremo mai credibili come alternativa anche perché la strada della Forza dichiarativa verbale é stata un girone dell’inferno e un elemento di ulteriore incisività per la sinistra. La Strada Giusta necessita di convinzione non solo di critica o peggio di critica a prescindere. Auguro a tutte/i noi di trovare nuovi spunti per non concorrere alla competizione antipolitica iniziata dal nord sul finire della prima repubblica, trasformatasi in politica nel ventennio che giudichiamo degenerativo della seconda e che ha permeato coagulando questa che potrebbe essere la terza.

  • Guido

    ops…di ulteriore non incisività..scusate.

  • francesco

    Il seguente post allo scopo di tranquillizzarti…
    CONGRESSO DEL PSE: Vendola e la “terza via della terza via”.
    “E’ necessario battere il liberismo e l’austerity…se non c’è la larga intesa, c’è l’intesa a sinistra…e allora Tsipras serve a Schulz per costruire una terra di mezzo tra la socialdemocrazia europea e un’impostazione più rigorosamente anti-austerity”.
    Insomma, larghe intese alla “larga”. Così l’Altra Europa con Tsipras è ben liquidata…

  • giulio

    E’ inutile che si critica Shultz, l’Europa delle Banche, poi il vostro segretario vuole fare entrare, come mi sembra di aver capito, i neofascisti e neonazisti ucraini.Quale è la posizione di Vendola in merito? Sono combattenti per la libertà quelli che assaltano le sedi dei sindacati, del partito comunista, dei vecchietti che hanno la divisa plurimedagliata della Grande Guerra Patriottica? Perché vedo rappresentanti di Sel che vanno alle manifestazioni del 25 aprile della Liberazione, poi tacciono sul fatto che i rivoluzionari per la libertà, che inneggiano a Hitler e a Stephan Bandera, ebbene nel 1944 le SS galizien ucraine, cui i combattenti per la libertà si ispirano, sono stati corresponsabili delle stragi in Italia di Marzabotto, ed hanno ucciso numerosi partigiani?Allora, se Vendola non alza un dito contro queste cose, vuol dire che anche egli appoggia l’Europa delle banche.Ricordatevi che anche Svoboda, i razzisti e nazisti combattenti per la libertà che anche voi difendete, oltre ad essere anticomunisti, sono anche antisemiti ed antiomosessuali. E’ compatibile tutto ciò con il programma di Sel?