Le nostre ragioni sul rinnovo del contratto per il pubblico impiego
L’intervento in aula della deputata di Sel.
Le mozioni che oggi voteremo riguardano le condizioni di lavoro e di vita di 3,3 milioni di dipendenti pubblici, donne e uomini impiegati in molteplici settori della pubblica amministrazione, sanità, istruzione, difesa, sicurezza e soccorso, previdenza, prevenzione, assistenza, ricerca e sviluppo. Sono lavoratrici e lavoratori che svolgono la loro attività per garantire il funzionamento di una macchina complessa, ma essenziale per i cittadini e le cittadine del nostro Paese, ma che da anni sono sottoposti ad attacchi continui e scomposti, che sono stati definiti ora fannulloni e iper privilegiati, ora incapaci e responsabili del cattivo funzionamento dei servizi. Ciò mentre il quadro della pubblica amministrazione nel nostro Paese è sempre più caratterizzato da profonde incertezze e instabilità, sia in riferimento alle risorse a disposizione, sia in riferimento agli assetti politici e istituzionali, un esempio per tutti la situazione delle province.
Negli anni si è creato ad arte un clima che ha rappresentato i dipendenti pubblici come nemici da colpire, clima alimentato dai governi che si sono succeduti e che hanno messo in campo provvedimenti e interventi con l’obiettivo di bastonare il lavoro nell’ambito pubblico. Le scelte politiche in questo senso sono state caratterizzate da tagli lineari, dal blocco del turnover, dal blocco della contrattazione, dalla riduzione e dai tagli al salario accessorio con una modalità verticistica tesa a rendere marginale il ruolo del sindacato e a svuotare il contratto nazionale di istituti e competenze, sostituendolo con provvedimenti di legge intervenuti sugli aspetti economici, sui diritti e sull’organizzazione del lavoro.
Il risultato è che oggi il nostro Paese ha un numero di dipendenti pubblici al di sotto della media OCSE con un’età media tra le più alte in Europa. Il 10 per cento dei dipendenti pubblici in Italia è sotto i 35 anni, invece è il 28 per cento in Francia e il 25 per cento nel Regno Unito. Con retribuzioni anch’esse inferiori a quelle di altri Paesi. La spesa per il pubblico impiego in Italia equivale all’11 per cento del PIL, in Francia, per esempio, al 13,4 per cento. La pubblica amministrazione italiana è stata ed è ancora il luogo della precarietà, sono centinaia di migliaia i lavoratori impiegati con tipologie contrattuali precarie. È stato e continua a essere il luogo in cui si è esternalizzato tutto quello che si poteva esternalizzare, determinando il peggioramento delle condizioni dei lavoratori delle aziende degli appalti pubblici e, quindi, dei servizi offerti alla cittadinanza, a causa soprattutto del ricorso di queste aziende al massimo ribasso nell’aggiudicazione degli appalti pubblici.
E, come se non bastasse, il Presidente del Consiglio riesce a superare i sui predecessori nell’attacco al pubblico impiego e alle sue organizzazioni sindacali con dichiarazioni che per noi sono inaccettabili e sono dichiarazioni del tipo: i sindacati devono capire che la musica è cambiata, i sindacati hanno più tessere che idee, i sindacati sfruttano il dolore dei lavoratori per attaccarci.
Lo dico a lei, Ministra Madia, perché lo ricordi al suo Presidente del Consiglio: ci vorrebbe rispetto per chi rappresenta il mondo del lavoro, per chi rappresenta quelli che producono ricchezza e quelli che garantiscono i servizi. Tant’è. Temiamo che l’atteggiamento non cambierà, anzi il Governo si appresta a mettere in discussione il diritto di sciopero e a mettere mano alla rappresentanza sindacale per peggiorarla e indebolirla. Così non va.
Le politiche di questo Governo sono periodicamente sanzionate dalla CEDU e dalla Corte costituzionale. Così è stato per l’abuso dei contratti a tempo determinato, così è per il blocco della contrattazione del pubblico impiego che dura ormai, glielo voglio ricordare, da sei anni. Blocco della contrattazione che, insieme a quello del turnover, al mancato riconoscimento dell’indennità di vacanza contrattuale, alla riduzione del salario accessorio, ha determinato l’impoverimento dei dipendenti pubblici, lo svilimento della loro professionalità e, per questa via, la dequalificazione del lavoro nella pubblica amministrazione, con la conseguenza del peggioramento dei servizi per le cittadine e i cittadini proprio in un momento storico caratterizzato da una diffusa e grave crisi economica e sociale.
Signora Ministra, prima di dare il parere sulle mozioni, lei ha detto che questo Governo vuole lasciarsi alle spalle il binomio crescita e austerità. Noi le ricordiamo che non ci può essere alcuna crescita nel nostro Paese se non si fa una grande operazione di innovazione della pubblica amministrazione e se non si fa una grande operazione di valorizzazione del lavoro del pubblico impiego in questo Paese. In un altro modo non si può fare e non si può continuare a svilire il lavoro pubblico.
Lei ha espresso un parere francamente difficile da accettare sulla nostra mozione che chiede che si ottemperi subito al pronunciamento della Corte costituzionale, che si apra immediatamente una fase negoziale con le organizzazioni sindacali per il rinnovo della contrattazione, che si individuino le risorse per la liquidazione dell’indennità contrattuale relativa al secondo semestre del 2015 e anche quelle risorse per risarcire la perdita del potere di acquisto delle retribuzioni; che si abbandoni la logica che comporta un nuovo blocco del turnover a compensazione della spesa per il rinnovo contrattuale, che si superino i tagli alle risorse destinate ai fondi unici di amministrazione e alla contrattazione integrativa.
Siamo ancora preoccupati. Lei ha fatto una narrazione del nostro Paese che non corrisponde alla realtà sociale, economica e culturale del nostro Paese. Continuate in questa narrazione ma – diciamo così – il Re è nudo da tanto tempo. E anche nel formulare il suo parere lei ci chiede di eliminare le premesse della nostra mozione. Intanto, chiediamo alla Presidenza di mettere ai voti per parti separate la nostra mozione e, ovviamente, noi metteremo ai voti anche le premesse perché raccontano quello che è accaduto in questi anni. Accettiamo, anche se non convintamente, le riformulazioni che lei ci ha proposto con riferimento al primo e al terzo capoverso della parte dispositiva della nostra mozione, mentre ovviamente chiederemo di mettere in votazione il secondo, il quarto e il quinto capoverso del dispositivo.
Vede, lei dice che questo tipo di riformulazione parte dal presupposto che non vuole fare fughe in avanti, che non vuole si possa ledere in alcun modo l’autonomia contrattuale e davvero sembra una beffa, mi consenta di dirle questo, signora Ministra: sentire dire da questo Governo che non vuole rischiare di ledere l’autonomia contrattuale. Voi avete impedito lo svolgimento della libera iniziativa e dell’autonomia delle organizzazioni sindacali, di fatto, bloccando il rinnovo del contratto della pubblica amministrazione.
Quindi, noi chiederemo di votare per parti separate. Eravamo un po’ preoccupati e la sua richiesta di eliminare il punto che riguarda lo sblocco del turnover ci conferma nella nostra preoccupazione.
Nel DEF ci sono appostamenti di bilancio per il rinnovo del contratto, ma le notizie di stampa che ci arrivano è che questo verrà fatto – se verrà fatto e quando verrà fatto – comunque con un blocco totale del turnover. Era proprio questo che chiedevamo in uno degli impegni che lei ci ha cassato, cioè che in alcun modo il rinnovo del contratto vada a scapito dello sblocco del turnover.
Voteremo a favore della mozione a prima firma Ciprini, a favore della mozione a prima firma Fedriga e voteremo contro la mozione a prima firma Bianchi. Voglio ricordare alla collega Bianchi, che vuole attivare un tavolo tecnico per riformare la contrattazione del pubblico impiego e per legare la produttività dei dipendenti pubblici al miglioramento dei servizi, che questa cosa è già stata fatta. È stata fatta nella maniera peggiore, con la «legge Brunetta», che ha inciso sul merito e sulla produttività, lasciando alla discrezionalità del dirigente tutte le decisioni in materia di promozione e premi incentivanti, a fronte della riduzione del potere dei lavoratori di partecipare e controllare le scelte, inaugurando una stagione di clientele e di soprusi.
Poi, ci asterremo sulle mozioni a prima firma Polverini e Di Salvo. Alla collega Di Salvo, che è stata un’autorevole rappresentante della CGIL, dico che non si può legare la riapertura della fase negoziale e il rinnovo del contratto nazionale di lavoro del pubblico impiego alle compatibilità finanziarie. È stato questo il motivo – e la Ministra Madia lo ha detto – per cui è stato bloccato il rinnovo del contratto, perché appunto è stato subordinato a mere esigenze di finanza pubblica, e adesso, nell’impegno di questa mozione a prima firma Di Salvo, si ripete.
Poi, davvero, basta con questa storia: non si può subordinare l’apertura della fase negoziale per il rinnovo del contratto all’applicazione della «legge Brunetta» sul riordino dei comparti ! Va fatta subito la riapertura della fase negoziale ! I sindacati vi avevano chiesto di non sottoporvi allo smacco della sentenza della Corte costituzionale, quindi va aperto subito, indipendentemente dalla «legge Brunetta» e dalla sua applicazione
E poi alla Polverini voglio dire che capisco che i colleghi e le colleghe di Forza Italia si vogliano rifare la verginità, però a loro vorrei ricordare che il primo blocco al rinnovo del contratto è stato imposto dal Governo Berlusconi e che la riduzione del potere di contrattazione è stato imposto dalla «legge Brunetta».
Non imbroglierete nessuno.