Le vene scoperte dell’America Latina
So che quel che sto per scrivere non piacerà a molti, ma da attivista profondamente innamorato dell’America Latina, parte ormai della mia vita personale da oltre un decennio, sempre entusiasmato e sorpreso dalla capacità di quei popoli di resistere, e ricostruire percorsi di giustizia e liberazione, oggi mi interrogo.
Mi interrogo sulle basi fragili degli esperimenti di Socialismo del XXI Secolo. Su un presidente Evo Morales, che annuncia la costruzione della prima centrale nucleare boliviana (come la chiamerà Pachamama?) e che chiude d’autorità un’organizzazione per i diritti umani. Su un altro presidente della mia seconda patria l’Ecuador, che accusa attivisti ambientalisti e dirigenti indigeni (parte integrante dei movimenti della sinistra sociale) di turbare l’ordine pubblico. E insiste nella strada dell’estrattivismo e dello sfruttamento indiscriminato di risorse naturali. Di una presidente Dilma Rousseff, che non è in grado di governare il disagio sociale e la marginalizzazione crescente dei brasiliani dai processi decisionali e non solo. Ricordo le parole preoccupate di Joao Stedile incontrato qualche mese or sono. E guardando le immagini da Caracas pensando al rischio imminente di un bagno di sangue, mi chiedo perché e se non sia possibile “criticare” da sinistra quel governo, senza cadere nelle ire di chi poi leverebbe accuse di tradimento, imperialismo o asservimento agli interessi di Washington o della borghesia.
Mi interrogo perché in molte di quelle rivoluzioni e quegli esperimenti in molti abbiamo creduto o forse ancora crediamo. Ma forse più che nel potere crediamo nella potenza della sinistra che non governa, ma opera dal basso. Nei prossimi anni i nodi verranno al pettine, il debito ecologico e finanziario accumulato per ripagare oggi il debito sociale mostreranno con evidenza la poca lungimiranza di chi governa. E lì dietro, proprio dietro l’angolo c’è chi non vede l’ora. La prossima settimana in Ecuador esiste la concreta prospettiva che il nuovo sindaco di Quito sia della destra. Sul fuoco delle manifestazioni di piazza a Caracas soffia la destra di Capriles. Dietro le rivolte delle megalopoli brasiliane sta accucciata la destra, aspettando di cogliere l’occasione giusta. Per questo, per il bene di quelle esperienze di liberazione dobbiamo avere il coraggio di essere critici. Come si fa per un amico che rischia di andarsi a far del male.
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