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Lunedì, 25 maggio 2015

Libia: diplomazia a tutto campo e canali umanitari. No ad azioni militari. Le proposte di Sel

migranti

Sinistra Ecologia Libertà esprime la sua netta contrarietà alla proposta europea di distruggere i barconi a terra viste le possibili conseguenze. La distruzione in mare, una volta intercettati, i migranti messi in salvo, è già prassi consolidata e prevista dalle norme internazionali. Si dovrà invece fare un’uso intelligente dell’intelligence, dello scambio di informazioni tra polizie per identificare le catene di comando dei trafficanti, e reprimere questo crimine.

Egualmente Sinistra Ecologia Libertà si oppone alla blindatura delle frontiere a mare, conseguenza di un aumento a dismisura della presenza di flotte armate al largo della Libia, dalle missioni europee fino a quella NATO Active Enedavour che si prevede possa essere impegnata, con un mandato nuovo, in questa nuova avventura. Sì, invece, al rafforzamento della capacità di salvataggio di persone in mare, sulla scorta di quanto fatto a suo tempo con l’operazione Mare Nostrum. Le proposte contenute nel piano europeo di rafforzare la missione Frontex chiamata Triton non sono adeguate all’urgenza di prevenire nuove morti, a maggior ragione considerando le previsioni fatte dall’ACNUR rispetto all’aumento esponenziale di persone che cercheranno di lasciare la Libia perarrivare nel nostro paese. Persone alla quali andrà assicurata l’incolumità ed il rispetto dei diritti umani nonché di un canale umanitario protetto e preferenziale che permetta loro di fare richiesta di asilo politico o richiesta di riconoscimento dello status di rifugiato già prima di arrivare in Libia.

Sinistra Ecologia Libertà è contraria a soluzioni all’instabilità libica che prevedano di schierarsi con una delle due parti in conflitto, come l’Italia oggi sta facendo assai inopportunamente appoggiando il governo di Tobruk. L’Italia dovrebbe fornire sostegno e risorse in sostegno allo sforzo negoziale delleNazioni Unite affinché faccia perno su un accordo tra governatori locali, tribù, ed organizzazioni cittadine e della società civile, e sulla messa in sicurezza di quelle strutture che saranno necessarie per sostenere una nuova stagione di convivenza pacifica e di ricerca di regole democratiche da parte del complesso del paese, prime fra tutti la banca centrale e l’ente nazionale petrolifero che dovranno essere sottratti al controllo di qualsiasi fazione in conflitto. Si dovrà poi lavorare ad una “de-escalation” del conflitto all’interno della Libia respingendo ogni richiesta di rimozione dell’embargo di armi come fatto ripetutamente dai rappresentanti del governo di Tobruk, e costruendo un percorso diplomatico e negoziale macroregionale, ossia un negoziato che metta alle strette Qatar,Arabia Saudita e altre potenze o aspiranti tali che soffiano sul fuoco libico.

Il documento di Sel integrale

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