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Lunedì, 10 febbraio 2014

l’impeachment di Napolitano

napolitano

Come è noto, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è stato messo in stato di accusa dal Movimento 5 Stelle per attentato alla Costituzione, in base all’ articolo 90 della Carta. La denuncia, come da prassi, è stata formalmente depositata in entrambi i rami del Parlamento, il 5 Febbraio scorso, e il Comitato parlamentare per i Procedimenti di accusa (composto da 23 senatori e 21 deputati, con la presidenza di La Russa) ha avviato l’iter previsto, che si dovrà concludere al massimo entro cinque mesi, con la decisione dello stesso Comitato di archiviare l’atto di accusa o di presentarlo al Parlamento. Nell’ordinamento italiano la Costituzione prevede che il presidente della Repubblica possa essere messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, per i reati di alto tradimento e attentato alla Costituzione. La funzione di giudice, laddove si arrivasse a un tale esito, sarebbe svolta dalla Corte costituzionale, integrata da 16 membri.

Che la vicenda si concluda con una rapida archiviazione è però fin troppo ovvio. Anche per i promotori dell’impeachment.
Gli strateghi e ideologi del M5S, forse in questo caso più Casaleggio che Grillo, essendo tutt’altro che sprovveduti, sanno sicuramente che la loro reboante iniziativa si concluderà in un nulla di fatto. Ricorrendo all’impeachment, hanno voluto compiere una mossa ad alto impatto politico-propagandistico, per dimostrare che loro, con l’attacco al vetriolo condotto contro “il sistema”, non scherzano affatto. Indirizzano ad alzo zero il malcontento, la rabbia, il rancore e le critiche di ogni tipo, molte per altro più che giustificate, di cui si alimenta il successo dei Cinque Stelle. E hanno costruito l’iniziativa con l’evidente idea di trarne vantaggi politici sia d tipo strategico sia immediati, in vista degli imminenti appuntamenti politici che affollano l’agenda, tra cui la scadenza elettorale di maggio per il rinnovo dell’Europarlamento. Per i Cinque Stelle sarà quella un’occasione d’oro per misurare l’impatto popolare della loro strategia di messa sotto accusa dell’Europa e dei salatissimi costi che l’euro e i diktat di Bruxelles hanno comportato per l’Italia. Un campo questo in cui le responsabilità di Napolitano sono evidenti, perché è evidente che dall’autunno del 2011 – crisi del governo Berlusconi in seguito alla rottura con Fini – la vicenda italiana è stata fortemente segnata da un crescente protagonismo politico del Presidente Napolitano, andato oltre la funzione e i compiti disegnati dalla Costituzione. E’ “slittata”, quella carica, come una lavina lungo una discesa in cui però sta slittando l’intero sistema Italia, trascinandosi dietro il complessivo senso e sentimento della Costituzione e degli assetti democratici. Garante super partes, il Presidente, o parte in causa per risolvere i problemi del Paese che altri, che ne avrebbero il dovere istituzionale e costituzionale, non sono in grado, non possono, non osano affrontare al livello in cui sarebbe necessario?

In un momento come l’attuale molti nodi della politica italiana e dei rapporti dell’Italia con le autorità di Bruxelles, vengono al pettine, mettendo in luce complesse responsabilità politiche che riguardano, spesso in modo rilevante, proprio il ruolo di Napolitano. E’ su questo che il M5S punta. Pensiamo soltanto a come sia nato il governo Monti, vera e propria emanazione della Troika, e quale sia stato l’indirizzo impresso dal capo dello Stato all’impasse creatasi con il risultato elettorale delle ultime elezioni politiche e la costituzione del governo delle larghe intese. Continuazione della stessa politica d’indefesso rigore. E quanto si sia speso Napolitano per legittimare le scelte della Troika e le dure ricette imposte all’Italia. Nella sua recente visita al Parlamento europeo, Napolitano ha avuto parole di critica al perdurare delle politiche rigoriste, raccomandando però di non abbandonare il rigore dei conti in ordine. Teme l’impennata di forze anti euro, ostili all’Europa, Ma si limita a generiche osservazioni.

Tutti questi aspetti e altri, che potrebbero essere ricordati per chiarire forzature e slittamenti di ogni tipo, non hanno tuttavia proprio nulla a che vedere con l’accusa di attentato alla Costituzione. Un’ accusa di questo genere, per essere pertinente, dovrebbe riguardare atti presidenziali precisi e circostanziati contro regole e dispositivi costituzionali: atti premeditati del capo dello Stato, per dirla con l’articolo 61 della Costituzione tedesca, come potrebbero essere la decisione di prorogare una legislatura venuta a compimento, oppure l’iniziativa di un decreto presidenziale, lo scioglimento del Csm e fatti analoghi. Insomma un atto di rottura netta e precisa. Non uno slittamento di ruolo, tendenza che avviene operando entro ambiti previsti: moral suasion, che da moral diventa polical, incontri con le forze politiche, i capi politici e altro che da prassi d’interlocuzione doverosa diventano condizioni sine quibus non, per procedere secondo le indicazioni del Presidente.

Il giudizio critico sull’operato di Giorgio Napolitano può dunque essere solo di natura politica, non di responsabilità penale costituzionale. Inoltre non può prescindere da un problema di ordine generale che è la situazione a rischio in cui versa l’ordinamento democratico del nostro Paese, di cui il maggiore imputato non possono non essere le forze politiche, la classe dirigente, il sistema dei partiti e i disastri al seguito. Gli effetti distruttivi dell’infinita crisi della politica, che non sa trovare risposte di nessun tipo, ha comportato in modo sempre più evidente uno slittamento di molte funzioni istituzionali. In forma di supplenza dei deficit di partiti, maggioranze di governo, rappresentanza parlamentare e altro, questo è accaduto da parte di poteri e organismi nati con tutt’altra finalità. Il caso della magistratura chiamata a risolvere di tutto e di più è emblematico, così come è emblematico il ruolo assunto dalle istituzioni di garanzia che dovrebbero rimanere immuni da qualsiasi tentazione di “politicizzare” il proprio ruolo. Slittamento di ruolo nella e per la crisi che – aspetto essenziale per capire lo stato dell’arte – ha creato adattamento strumentale dei partiti, che, dietro al protagonismo del Presidente della Repubblica, possono nascondere la loro nullità e coltivare la propria sopravvivenza. E ha creato indifferenza popolare nelle regole e nella loro ratio costituzionale, perché le regole sembrano non servire più a nulla, solo impaccio che ritarda la soluzione dei “problemi degli italiani”, secondo il mantra del circo mediatico. Basti pensare al disprezzo che ha investito il Parlamento a cui si chiede solo di velocizzare i decreti del governo, come a un ufficio notarile che debba apporre un timbro, che non si capisce più che cosa dovrebbe attestare. Se ne potrà fare a meno, a un certo punto, di questo timbro? Forse sì, c’è da temere, soprattutto se la crisi sociale continuerà a gonfiare la rabbia e il rancore popolare. Purché la governabilità funzioni, purché qualcuno ci salvi. E’ in questo contesto che va giudicato Il ruolo svolto da Napolitano. Tutt’altro che positivo, ovviamente, come è molto preoccupante, lo scivolamento del sistema democratico verso una prassi del regolare ruoli e funzioni istituzionali secondo le esigenze politiche del momento. Napolitano, soprattutto, ha contribuito grandemente a rendere più evidente e disarmante la condizione di soggetto minorenne e minus habens della politica. Forse è la sua maggiore responsabilità.

Commenti

  • Dario Refuto

    Ciò non toglie la gravità di aver tolto di mezzo Berlusconi, democraticamente eletto, per darci un personaggio che per certi versi è anche più pericoloso (legato all’alta finanza europea): non è tollerabile, non è questo quel che deve fare il Presidente della Repubblica. L’impeachement è sbagliato solo tecnicamente, di fatto è una cosa sacrosanta. Lo sappiamo tutti benissimo quanto sia disgustoso l’uomo di Arcore come personaggio, e quanti danni abbia fatto, ma non è così che si sconfigge un nemico (infatti ora è tornato più forte di prima). Il Presidente Napolitano, quello che prendeva i rimborsi per l’aereo quand’era eurodeputato anche quando non lo usava, ha fatto un danno di dimensioni incommensurabili al paese e al centrosinistra: se Berlusconi avesse finito il suo disastroso mandato, alle elezioni avrebbe stravinto la coalizione Pd-Sel,Idv (quel sant’uomo di Di Pietro non sarebbe stato estromesso). Invece siamo stati condannati ad un anno di Monti, uno di Letta e si rischia, Dio non voglia, d’avere Renzi per altri cinque se si va alle elezioni. È imperdonabile l’egoismo, l’egocentrismo, il protagonismo del Presidente.
    Sel non sia il partito che si attacca ai tecnicismi e alle attenuanti generiche non per difendere Napolitano, ma addirittura per attaccare Grillo: smettetela di fare i bambini e, pur non appoggiando l’impeachment perché insensato, denunciate la gravità delle azioni di Napolitano, come fanno le persone perbene.

  • Franco Petriello

    Mi sono fermato nella lettura dell’articolo fino alla seguente frase “Che la vicenda si concluda con una rapida archiviazione è però fin troppo ovvio. Anche per i promotori dell’impeachment”. Credo che non devo o possa aggiungere altro. Non si vagliano le motivazioni dell’Impeachmet ma chi la promossa. Complimenti…e alla faccia della democrazia partecipata.

  • stefano

    Tra ieri e oggi due rivelazioni a mezzo stampa sottolineano le ingerenze di Napolitano negli equilibri di Governo (il tentativo di insediare Monti a Palazzo Chigi gia a metà 2011) e nelle fasi processuali della trattativa Stato-mafia (la richiesta di un provvedimento disciplinare nei confronti di Nino Di Matteo).

    Napolitano è andato oltre il suo ruolo e le sue funzioni da un bel pezzo.
    Abbiamo chiesto di aprire le indagini su 6 punti che per noi rappresentano un “attentato alla Costituzione”. Alla luce di questi nuovi fatti, il “Comitato per la messa in Stato d’accusa” (insediatosi per esaminare la nostra accusa) deve lavorare con calma e chiarire tutte le questioni da noi sollevate (e anche i supplementi di istruttoria).
    I fatti sono gravissmi, ma il Comitato ha una fretta maledetta di insabbiare tutto entro domani. È inaccettabile.
    Dalle notizie appese oggi può dipendere il futuro del Governo e di questa Legislatura (se accertate).
    Il Comitato avvii le indagini e lavori senza pregiudizi. Anche Napolitano se fa errori deve essere giudicato. Oppure no?

  • Elettra Deiana

    L’eredità più negativa che ci lascia il Presidente Napolitano è, a mio giudizio, l’assuefazione a considerare le regole e le procedure, comprese quelle di natura costituzionale, come non vincolanti. Dispositivi invece variabili a seconda delle esigenze politiche del momento. Lo spread e i diktat della Bce all’Italia offrono ragioni infinite per giornalisti, commentatori, politici di vario orientamente per spiegare che il capo dello Stato si è mosso nell’estate del 2011 e in vista della costruzione del governo Monti “per il bene del Paese”. Ha cioè cercato una soluzione, ha verificato le opportunità ecc. ecc. Il collegamento tra il bene del Paese e i’obbligo di procedere stando entro i limiti prescritti – il primo essendo per il Capo dello Stato quello di non politicizzare la sua carica – non è affatto automatico, è ormai del tutto perso, sembra ai più una stranezza. L’idea della terzietà delle cariche di garanzia, della separazione dei poteri, della forza morale di stare alle regole sembra dimenticata del tutto . Eredità negativa, ripeto, quella di Napolitano, resa però possibile dal contesto generale di tracollo del sistema dei partiti, di sogno di governo forte, “decidente” costi quel che costi, di accondiscenza del Parlamento verso il “decisionismo” del Presidente. Napolitano si è rivolto alle Camere, per il suo nuovo mandato, con un discorso dal taglio inaudito, una durissima reprimenda come a una scolaresca imbelle, ed è stato applaudito freneticamente dal centrosinistra e dal centrodestra come il salvatore della Patria. E lui si è mosso così,Tutte le scelte che ha fatto, i passi che ha compiuto, le indicazione che ha dato sono state accolte e benedette, al più da qualcuno obtorto collo. Ma accettate Sul Corriere della Sera di ieri (10 febbraio) Alan Friedman – che ne ha scritto anche un libro – ricostruisce con puntigliosa dovizia di particolari l’estate del 2011, periodo in cui, tra spread alle stelle per il
    nostro Paese, fibrillazione dei mercati finanziari, manifesta ostilità della
    Cancelliera Merkel nei confronti di Berlusconi, e mentre il salvataggio lacrime
    e sangue della Grecia andava in porto e la Troika dettava i compiti all’Italia,
    Giorgio Napolitano si industriava per preparare la successione a Berlusconi,
    il quale si sarebbe dimesso soltanto nell’autunno inoltrato di quell’anno. In realtà
    molte indiscrezioni rese note da Friedman erano già circolate sui giornali
    italiani, ai tempi. Ma oggi l’articolo di Friedman offre l’occasione per alcune domande che hanno a che fare con la richiesta di impeachment dei Cinque Stelle. Che giudizio dare dell’operato di Napolitano,
    in quella torrida estate del 2011? Si trattò di complotto anticostituzionale
    contro un governo ancora in carica, per molti versi rovinoso per il Paese ma frutto di regolari elezioni? Oppure fu la conseguenza di un eccesso
    ansiogeno in cui cadde Napolitano per lo spread che
    opprimeva l’Italia? Oppure fu una assai discutibile
    forzatura di natura politica avvenuta dilatando e interpretando il suo ruolo secondo suoi personali convincimento? Sarebbe una bella occasione per una discussione a fondo, per capire se in Italia si condivida ancora una semantica comune sul tema della democrazia e del rapporto tra bene del Paese e sistema democratico. Quando scrivo che l’atto di accusa che il M5S ha avanzato nei confronti di Napolitano sarà rapidamente archiviato, non intendo affatto dire che sia ovvia l’archiviazione perché si tratta di una cosa senza importanza. Penso semplicemente che, per come stanno messe le cose tra i partiti in Parlamento tutti avranno l’interesee a chiudere rapidamente, magari ripetendo il mantra che altre sono le priorità degli italiani.Ho letto il testo prodotto dal M5S, conosco le motivazioni e penso, come ho scritto, che la qualità delle azioni indicate non produca quella inquivocabile cesura della legalità costituzionale che ritengo indispensabile per parlare di attentato alla Costituzione. Atti precisi e circostanziati, premeditati. Ma ovviamente altri la pensano diversamente.
    Il comitato avvii le indagini e lavori senza pregiudizi? Sono d’accordo. Dovrebbe essere la prassi.

  • Ladroni Ditalia

    Il rancore del popolo aumenta, la rabbia è forte ma i politici non fanno nulla, sono sicuri che Renzi vincerà, ma attenzione…

  • M.Gioovanna

    E hai fatto male a non continuare la lettura: avresti capito che hai preso fischi per fiaschi

  • MGiovanna

    Si potrebbe dire: il disegno migliorista di Napolitano. Quel progetto politico è stata la vera debacle della sinistra italiana, assieme alla debolezza della sua parte sinistra. Ora si spera che Sel non si faccia impantanare da un malinteso senso di responsabilitá e si prepari ad un accordo con Renzi. Credo che in questo caso Vendola porterebbe con sé una ben misera dote, ma soprattutto spingeremmo molti di noi nelle braccia di Grillo o ad ingrossare l’esercito degli astensionisti. Noi dobbiamo promuovere invece una nuova cultura politica di sinistra.

  • mariosi

    Il giudizio morale sul Presidente Napolitano,uomo di integrita’e competenza,non ci deve far dimenticare la sua provenienza dalla politica militante, a differenza ad es. di un Ciampi .La sua formazione e’ strettamente quella del PCI del compromesso storico,visto da una posizione socialdemocratica,quindi da grande coalizione tedesca.Con il governo Monti ha voluto eliminare qualsiasi ipotesi di governo di centro-sinistra,favorendo a scapito di SEl e IDV,l’ascesa di Grillo come opposizione tout court, negando elezioni anticipate ed aspettando la fine di Di Pietro,che si era avventurato in uno scontro improvvido.
    Il sospetto che non si fidi pienamente di Renzi,troppo incontrollabile,la dice lunga sul colloquio di oltre 2 ore,come a mettere i paletti, che immagino Renzi abbia ampiamente gia’ ingoiato.

  • Maurizio

    Ottima analisi. Soprattutto è la prima volta che sento qualcuno che la pensa come me sulla nascita del governo Monti come modo per far crescere Grillo.