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Mercoledì, 10 settembre 2014

Lo scippo della democrazia in Calabria

La democrazia nella nostra regione è letteralmente sotto sequestro: a cinque mesi dalla condanna di Scopelliti e dalle sue dimissioni da presidente non c’è nessun atto ufficiale per il ritorno alle urne. Sono mesi che in Calabria presunti impedimenti giuridici e cavilli normativi vengono continuamente utilizzati per prendere in giro i calabresi, per continuare da parte del centrodestra con le nomine e la gestione del potere. Non si può continuare ad accampare pretesti per non decidere la data del voto.  Il centrosinistra è drammaticamente bloccato, incartato, perché una parte del PD vuole evitare a tutti i costi le primarie e un’altra parte si preoccupa, anzi è addirittura ossessionata, solo delle primarie mentre ancora oggi nessuno di loro si preoccupa su quando si vota. In quale altra regione d’Italia sarebbe possibile una cosa del genere?

Continuare il balletto delle primarie senza una data certa delle elezioni non ha alcun senso e rischia di fornire un alibi al centrodestra. Ecco perché chiedo alle altre forze del centrosinistra, ed in particolare al PD, un po’ di coerenza, una mobilitazione sincera per ottenere, finalmente, una data certa ed immediata delle elezioni. Tutto il resto viene dopo.

Ai parlamentari del Movimento 5 stelle eletti nella nostra regione e allo stesso Grillo chiedo: gli è indifferente quanto sta avvenendo in Calabria? Com’è possibile che su questo punto non ci sia una loro iniziativa? A Rifondazione e agli altri gruppi che hanno già deciso di “andare da soli” chiedo: su questo punto non avete nulla da dire? E poi perché dare per persa la battaglia prima di averla combattuta? Ho sempre detto loro che la mia partecipazione alle primarie non poteva essere un ostacolo ad una riflessione comune. Verifichiamo fino in fondo la vera disponibilità e possibilità di cambiare la Calabria anche da parte delle altre forze del centrosinistra, poi tutti insieme potremo fare una verifica e trarne le dovute conseguenze.

Proprio a questo fine nei prossimi giorni intendo promuovere un incontro pubblico aperto, inclusivo, su “la Calabria che vogliamo”: un luogo di idee programmatiche per cambiare la nostra regione. In queste settimane di incontri e confronti pubblici ho ribadito più volte la mia idea: in Calabria bisogna mettere fine, una volta per tutte, al partito unico trasversale che ha finito per lasciare le cose drammaticamente sempre uguali a se stesse, sia quando ha governato il centrodestra sia quando ha governato il centrosinistra. Basti pensare alla scandalosa regalia, di oltre tre milioni di euro solo per i premi integrativi ai dirigenti del Consiglio Regionale avvenuta nei giorni scorsi. Mi hanno raccontato alcuni consiglieri che addirittura le riunioni dei capigruppo in regione non hanno resoconti pubblici e durano anche di più delle stesse sedute del consiglio regionale.

Ecco una rappresentazione concreta del partito unico trasversale calabrese. Ecco perché l’altra questione che ho posto con forza è quella di una cura dimagrante della regione, sia per quanto riguarda le indennità dei consiglieri e della giunta (da equiparare allo stipendio del sindaco della città capoluogo di regione), sia per quanto riguarda i dirigenti. Ma la cura dimagrante dovrà riguardare anche il sistema di potere che attorno alla regione si è costruito e consolidato.  Io penso ad una regione snella, che deleghi la gran parte delle funzioni ai comuni e che assolva ad un ruolo solo legislativo, di programmazione e di indirizzo. Come ho già detto ripetutamente,  utilizzando risorse regionali, nazionali e comunitarie, per prima cosa introdurrei un reddito di sopravvivenza per le famiglie più in difficoltà in modo da aggredire immediatamente la drammatica condizione dei cittadini calabresi condannati a vivere dal centrodestra e dalle politiche di questi anni nella regione più povera d’Italia (vedi gli ultimi dati della svimez). Io penso inoltre che non sia possibile che il centrosinistra possa imbarcare trasformisti e personaggi che hanno già avuto esperienze di governo con il centrodestra, come invece è avvenuto nel passato, né tanto meno che sia possibile riproporre in Calabria “larghe intese” con quelle forze, come il NCD di Alfano, Gentile e Scopelliti, che sono state le principali responsabili del dramma della nostra regione.

Alcuni mesi fa i parlamentari di SEL hanno presentato una interpellanza urgente su tutte le questioni che ho qui ricordato: la risposta del Governo è stata francamente deludente. La lettera inviata sulla mancata convocazione delle elezioni regionali al Capo dello Stato dai capigruppo di Camera e Senato, Scotto e De Petris, non ha ancora avuto risposta. Chi ha a cuore le sorti della Calabria non può rimanere indifferente di fronte a quanto sta accadendo. Ecco perché ho deciso di concentrare tutti i miei sforzi, nei prossimi giorni, per il ritorno immediato alle urne e quindi alla democrazia. In questa direzione  promuoverò anche un appello pubblico da far sottoscrivere da tutti i miei colleghi sindaci calabresi  (in rigoroso ordine alfabetico in modo che non risulti io il primo)  per chiedere le elezioni. In questo momento è giunta la notizia che il TAR della Calabria ha emesso un’ordinanza nei confronti della Stasi dandole dieci giorni di tempo per la convocazione delle elezioni. Mi auguro abbiano il buon gusto di non ricorrere al Consiglio di Stato per continuare in questa vergognosa conduzione e diano seguito a quanto ordinato.

*Sindaco di Lamezia Terme, candidato alla Presidenza della Regione Calabria

Commenti

  • francesco

    La Calabria può cambiare solo se si è in grado di convogliare la ribellione popolare (sempre che ci sia) contro tutti i maneggioni annidati nel Centrodestra come nel Centrosinistra.Chi ancora considera il PD un Partito di sinistra mira esclusivamente a garantirsi qualche posto al sole.La voglia di governismo di certa sinistra a qualsiasi condizione è la zavorra del progresso sociale.