Luciano Gallino: su lavoro e legge di stabilità Renzi per ora fa solo proclami. Da SEL una proposta concreta
Luciano Gallino ha partecipato alla presentazione della proposta di legge SEL per un Green New Deal italiano. A margine della conferenza stampa ha espresso alcune opinioni sul tema del lavoro e della posizione italiana in Europa.
In che modo il Green New Deal differisce dal Jobs Act di Renzi?
La proposta di SEL è una proposta concreta, precisa, si potrebbe approvarla in una settimana e farla partire in 15 giorni. Si tratta di una proposta argomentata in 40 pagine di dati e statistiche.
Da Renzi, sul lavoro, vorrei vedere qualcosa di più sostanzioso perchè finora siamo sul piano dei discorsi. Il Jobs Act che ho scaricato dal sito di Renzi è soltanto un dossier di poche pagine che contiene alcune idee interessanti e altre a dire il vero mirabolanti.
Per esempio?
Ad esemipio è mirabolante l’idea di cambiare per intero la legislazione sul lavoro in 8 mesi. In Italia, la legislazione sul lavoro ha cominciato a evolversi il 1 gennaio 1948, quando è nata la Costituzione. 8 mesi sono pochi date queste premesse di contenuto. Quelle del Jobs Act sono poche paginette che volano per aria. Aspetto che le paginette di Renzi diventino qualcosa di più concreto.
Nel suo ultimo saggio lei parla di un “colpo di stato” delle banche. In che modo questo ragionamento fa da premessa alla necessità di un Green New Deal?
Tra il novembre 2011 e il febbraio 2012 la BCE ha prestato alle banche europee più di un trilione di euro ovvero più di 1000 miliardi. Le banche italiane ne hanno approfittato per 300 miliardi. Una frazione minima di questi miliardi sono finiti alle imprese e per creare occupazione; gli altri sono stati depositati come collaterali alla BCE per impieghi prevalentemente bancari e finanziari privi di impatto sull’economia reale.
Renzi ieri ha dichiarato che non prenderà ordini dall’Unione Europea, anche se non dice come.
Secondo lei è in grado di negoziare veramente il patto di stabilità in Europa come sostiene?
Sarebbe importante che avesse qualcuno vicino a se’ con due caratteristiche: una notevole competenza tecnica e la volontà politica di ridiscutere il patto fiscale e tante altre questioni che potrebbero migliorare la posizione dell’Italia in Europa. Il mio timore è che magari trovi persone tecnicamente anche molto preparate che però difettano della volontà politica di incidere. Oppure può trovare persone che hanno la volontà politica ma non la competenza. Ci vogliono ambedue le cose.
Da quello che lei sa, Renzi ha a disposizione queste risorse nel suo staff?
Non mi pare proprio. Naturalmente, per carità, sono persone che non si conoscono e bisognerà valutarle da quello che combinano. Ma a giudicare dai curricula non è che si possa evincere granchè sulle competenze a disposizione. Soprattutto, c’è qualche dubbio sulla volontà politica di imporsi in qualche modo su terreni molto caldi e tecnicamente complessi. Quello che Renzi dice è comunque un buon segno; stiamo a vedere, perchè gli spot e i messaggi non bastano.
Secondo lei che tipo di negoziazione va condotta con la BCE?
Se si avesse veramente a cuore il dramma dell’occupazione si potrebbe intervenire sulla BCE e sui suoi alleati perchè nel regolamento della BCE c’è scritto che può e deve prestare denaro alle banche private ma, e sottolineo “ma”, ponendo delle condizioni. Potrebbe pretendere da ogni stato un piano industriale in cui si spiega, ad esempio, che verranno assunte tot persone, al netto di quelle che si intendono licenziare. Sono tanti gli impegni che possono essere negoziati insieme alle manovre di carattere finanziario.
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