Sei in: Home › Attualità › Notizie › L’unità non basta ma divisi non c’è storia
Sabato, 26 settembre 2015

L’unità non basta ma divisi non c’è storia

left2

La vit­to­ria di Cor­byn alle pri­ma­rie del Labour Party è una ottima noti­zia. La sua affer­ma­zione è una nuova e impor­tante con­ferma che in Europa qual­che crepa si affac­cia nel muro che per diversi decenni si è ele­vato attorno alla rap­pre­sen­ta­zione del neo­li­be­ri­smo come una vera e pro­pria reli­gione, come un dato tra­scen­dente e indiscutibile.

 

Nella sua affer­ma­zione, come nell’esperienza di Syriza (che con la straor­di­na­ria vit­to­ria elet­to­rale di dome­nica scorsa con­so­lida lo spa­zio costi­tuente di una nuova sini­stra euro­pea, di governo per­ché alter­na­tiva al libe­ri­smo dell’austerity) e di Pode­mos, torna pre­po­tente l’eguaglianza con­tro una insop­por­ta­bile distri­bu­zione della ric­chezza, dei pri­vi­legi e del potere come chiave di let­tura delle con­trad­di­zioni del nostro tempo. La dise­gua­glianza come ten­denza cre­scente, ine­vi­ta­bile e in qual­che modo natu­ra­liz­zata, si è fatta senso comune, fat­tore di assue­fa­zione anche in tanta parte della tra­di­zione della sini­stra in Europa.

 

Lo schianto della fami­glia del socia­li­smo euro­peo prima ancora che nei risul­tati elet­to­rali nella dram­ma­tica inca­pa­cità di arti­co­lare una rispo­sta di sini­stra alla crisi e ai sui effetti sulla vita delle per­sone sta lì a testi­mo­niarlo. Nella soli­tu­dine di Tsi­pras davanti al fana­ti­smo rigo­ri­sta dei garanti dell’austerità, nell’incapacità di opporre ai «muri di Orban» cor­ri­doi uma­ni­tari e una visione strut­tu­rale capace di tenere insieme poli­tica estera, coo­pe­ra­zione, inte­gra­zione e accoglienza.

 

Ma soprat­tutto nell’assenza di una alter­na­tiva al libe­ri­smo, inca­pace per esem­pio di pen­sare un green new deal e un pro­getto di ricon­ver­sione eco­lo­gica dell’economia euro­pea. Di fronte a que­sto qua­dro l’anomalia ita­liana salta all’occhio. Ma si tratta di una ano­ma­lia negativa.

 

Qui, da noi, la sini­stra resta con­fi­nata in uno spa­zio mar­gi­nale. Fac­cio parte di una forza poli­tica a cui riven­dico il merito di aver tena­ce­mente tenuta aperta una porta. Ma so che quello spa­zio è costan­te­mente a rischio. Abbiamo pro­vato con Ita­lia Bene Comune ad inve­stire su un cam­bio di rotta. Allora il Pd di Ber­sani pur non senza con­trad­di­zioni sem­brava dispo­ni­bile a pro­varci. Oggi con Mat­teo Renzi tutto è cam­biato. O riu­sciamo a spa­lan­care quella porta oppure il rischio che si richiuda, e così resti per molto tempo, mi pare assai elevato.

 

L’agenda del Governo Renzi corre veloce. Diritti del lavoro, carat­tere pub­blico della scuola, riforma della costi­tu­zione e legge elet­to­rale sono il ter­reno di un attacco gene­rale ai diritti del lavoro e alla demo­cra­zia par­la­men­tare. Allora non pos­siamo più aspettare.

 

So bene che non esi­stono scor­cia­toie e so anche che non basta imma­gi­nare di som­mare le forze che ci sono. Ma fac­cio una domanda: c’è qual­cuno che al di fuori del cir­cuito degli addetti ai lavori, qual­cuno di quelli che vor­remmo rap­pre­sen­tare e che attende rispo­ste, che possa ancora capire la fram­men­ta­zione che carat­te­rizza la sini­stra poli­tica ita­liana? Io penso di no. Per que­sto dico che una parte dell’innovazione su cui dob­biamo lavo­rare riguarda anche que­sto aspetto.

 

L’unità non basta, ma divisi non c’è sto­ria. Abbiamo allora biso­gno di aprire al più pre­sto un pro­cesso costi­tuente. Né una fede­ra­zione né un accordo pat­ti­zio, né tan­to­meno una lista elet­to­rale come già è stato senza suc­cesso. Un pro­cesso largo e demo­cra­tico nel quale con­fron­tare posi­zioni e punti di vista ma soprat­tutto nel quale rico­min­ciare a cer­care. Qual­cuno si pre­oc­cupa dell’esito di que­sto processo.

 

C’è il rischio che ne venga fuori un sog­getto mino­ri­ta­rio, si dice. Ma forse è nel pro­cesso che que­sto rischio va bat­tuto, anche per­ché non c’è nulla di più mino­ri­ta­rio che non avere una proposta.

 

Su que­sto fronte a me pare che la sini­stra ita­liana abbia un rile­vante pro­blema di ela­bo­ra­zione. Dall’Europa al lavoro, dal wel­fare al fisco, dalla scuola alla grande que­stione dei muta­menti cli­ma­tici dob­biamo rico­struire un pen­siero e un pro­gramma. Insomma, dob­biamo ride­fi­nire un punto di vista e un pro­filo autonomo.

 

Quella che vor­rei è una sini­stra che smetta di par­lare di se stessa e torni a par­lare al mondo, e che a par­tire dalla sua visione defi­ni­sca stra­te­gia e tat­tica, alleanze e distanze, invece che ripro­porre come un eterno ritorno una discus­sione su schemi poli­tici astratti e del tutto inca­paci di par­lare alla vita delle persone.

 

Non mi piace la «voca­zione mag­gio­ri­ta­ria» quando a inter­pre­tarla è il Pd di Mat­teo Renzi. Non mi piace nem­meno se qual­cuno pen­sasse di pro­porla per noi.

 

La poli­tica delle alleanze è que­stione molto seria e sulla quale una sini­stra che si ponga il pro­blema dell’utilità della poli­tica prima ancora che del governo non può assu­mere atteg­gia­menti schematici.

Ma per porre seria­mente que­sto tema c’è biso­gno che una sini­stra forte ed effi­cace torni in campo, serve che torni ad eser­ci­tare con­flitto, serve che rico­minci ad imma­gi­nare e a costruire pra­tica sociale. Altri­menti le alleanze si tra­sfor­mano in sus­sun­zione e allora è meglio fare altro. Lo dimo­stra la nostra espe­rienza. In tutti i casi dove in que­sti anni si sono svi­lup­pate espe­rienze posi­tive e capaci di deter­mi­nare una contro-tendenza, quelle espe­rienze sono state il risul­tato di un con­flitto, di una con­tesa, per­fino di uno scon­tro tra pro­po­ste di governo diverse tra loro.

Nulla ci è stato rega­lato. Dun­que non per­diamo altro tempo. Si fac­ciano al più pre­sto nuovi gruppi unici a Camera e Senato. Si apra il pro­cesso costituent

Se le sini­stre del nove­cento sono morte, come ha scritto Nichi Ven­dola su que­ste pagine, allora ela­bo­rare quel lutto è que­stione che riguarda anche noi

Allora dob­biamo cam­biare tutto. A comin­ciare da noi.

 

Commenti

  • haitao

    Sel arranca, si chiude, e non è neppure in grado di sfruttare positivamente la platea di militanti o simpatizzanti con grandissime competenze che le ruotano attorno, al contrario, invece di valorizzarle e farle diventare soffio vitale, il partito è percepito come sempre più chiuso in se stesso, difficile capire cosa si muova, pare di essere corpo estraneo ad esso per poi sentirsi anche dire ‘ nessuno capisce’. Se nessuno capisce come leggo nel testo, forse qualcuno deve inziare a spiegare, condividere e magari anche ad ascoltare .

  • Angelo Renda

    sei un simpatizzante con grandissime doti e competenze, supera la tua timidezza avanti accomodati!

  • Maurizio

    Anch’io, Nicola, “Quella che vor­rei è una sini­stra che smetta di par­lare di se stessa e torni a par­lare al mondo, e che a par­tire dalla sua visione defi­ni­sca stra­te­gia e tat­tica, alleanze e distanze, invece che ripro­porre come un eterno ritorno una discus­sione su schemi poli­tici astratti e del tutto inca­paci di par­lare alla vita delle persone.” Quando si comincia?

  • alberto ferrari

    Caro Maurizio per avere una sinistra che smetta di parlare di se stessa bisognerebbe appunto avere “una sinistra” e non “tante sinistre” Ma l’elemento unificante è appunto avere almeno in comune “i fondamentali”. Ma è appunto di questi che non si vuole parlare perché come se ne parla le sinistre diventano ” plurali ” ed in lite più tra di loro che con gli avversari.

  • Guido Conti

    Ringrazio Nicola Fratoianni per aver stimolato questo mio sabato pomeriggio con l’ennesimo richiamo politico, rilanciante e prospettico….Penso di avere la “fortuna”, soprattutto per le mie viscere attuali, di non gravitare attorno ai LAVORI per diversi motivi, ma comprendo bene cosa vuol dire esserne addetti e agire sempre con un surplus di responsabilità pubblica…Quella responsabilità purtroppo spesso arriva a coincidere con l’autoreferenzialità, col carrierismo, con la “corruzione” poterista, con il professionismo dissimulante, elementi non secondari per chi dice di aver paura dell’esito forse minoriitario?, perchè quell’esito farebbe charezza anche su ciò che realmente produce minoritarismo? Per esempio ricercare ancora il centrosinistra che non c’è più nel REALE, ma farlo permanere nell’immaginario individualistico e autoconservatore?….A tal riguardo ho capito una cosa decisiva a mio parere….Ogni tanto SI DEVE uscire da quel circuito ed imparare a vivere e sostentarsi con le proprie forze, con il proprio sapere, con l’umiltà dignitosa di quei milioni di persone che “non capiscono”, confrontarsi con quelle realtà e soffrirne l’escursus vitae….Avere il coraggio di relazionarsi anche con ciò e confliggere col rischio di essere scambiati per politicanti, a me è accaduto spesso, ma poi il mio curriculum vitae per fortuna spegne la rabbia antipolitica e plebeista, che a volte prende anche me, perché é pur vero che se molti non vogliono partecipare perché il ceto politicista glielo impedisce, altrettanti non lo fanno proprio per via di quella cultura della delega che pare costituire gran parte della popolazione elettorale e non….E’ una questione di scelte….Se tale approccio diviene un alibi, poi, si “elevano” soggetti impreparati ed incapaci a rappresentare ciò che non conoscono dal vivo, a narrare teorie solo magari lette, a, e questo è il peggio, a pensare di essere “migliori” e quindi meritarsi la Carriera….Potrei polemizzare a lungo su ciò ma ho capito un’altra cosa decisiva a mio parere…Nel momento in cui si accetta il “fighting” come spazio di dibattito, la sinistra diviene destra…..SEMPRE….non mancano le riprove….molto meglio un classico leale ring….
    La testa mi dice che forse SEL ha concluso il suo percorso dopo Riccione, poi il sentimento forse prevale perché nessun altro soggetto politico ha avuto tanta generosità….e quindi di nuovo la testa dice ma perché scioglere SEL?..
    Beh, arrivati a questo punto, mi sa che la domanda centrale ed ineludibile è questa….Se no il rischio è sempre quello di cominciare dall’alto, prima con l’accumulazione delle cariche e delle funzioni, poi con le cooptazioni, successivamente magari con nuovi gruppi parlamentari, come fu più o meno, se non ricordo male, prima dell’esperienza Sinistra Arcobaleno ecc….Io sono cose che capisco, mi sforzo anche di approvarne il senso, ma io sono politicizzato, e forse riuscirei a cavarmela lo stesso nel socio-sistema capitalistico….Gran parte di quelle/i che si dice di voler rappresentare NON LO SONO, mettiamocelo in testa, e molti non vogliono nemmeno esserlo, forse perché vivono la loro Libertà in modo superficiale e consumistico, va bene, ma questo è…purtroppo almeno in questo periodo storico….Provo a posarla lì come un allungo sulla buona pratica di Human Factor, buona anche perché non a ruota della cosiddetta agenda…
    Primarie Nazionali di Cultura Politica, di Programma Ideale e di Stile di Governo, sganciate da elezioni, sganciate da politicismi parlamentari, sganciate da discorsi di alleanze locali e nazionali….Primarie di senso costruttivo, senza un obiettivo classico, con l’obiettivo di favorire una leadership plurale chiara che riconosca chi vince come portavoce principale di un soggetto politico che non nasce solo dalle ceneri, ma che nasce dalla e nella speranza di poter dar vita ad un congresso popalare di ampio respiro, dove davvero i tempi rispetteranno quelli di vita comune, dove davvero ci sarà l’opportunità di dire la propria e assumersene soggettivamente la responsabilità….dove davvero la politica si nobiliterà e si identificherà come Agire e non come Partito, Classe dirigente o altri termini novecenteschi….più o meno conosciuti…….Grazie…..
    Un saluto speranzoso!!!

  • Giuseppe Carrozza

    Caro Nicola,
    condivido pienamente la tua analisi,per cui ti dico:
    ROMPIAMO GLI ARGINI.
    GiuseppeCarrozza

  • Francesco Lauria

    E’ per questo che a Milano si sta riproponendo l’alleanza con il peggior PD della storia (non che quello di Penati fosse meraviglioso, vero ?) in nome della governabilità di Milano e della riproposizione di una alleanza che – senza Pisapia – è morta e sepolta ?
    Come non rendersi conto del fatto che partecipare alle primarie con il PD renziano significherà sostenere un candidato renziano e sottostare alle imposizioni di un personaggio che è – per intenderci – quello del “Letta stai sereno ?”
    Questo semprechè il “nostro” non decida all’ultimo di fare a modo suo e di imporre un candidato come Sala (Expo): “allora faremo una nostra lista” dicono i nostri, ma sarà inevitabilmente tardi e non sarà un soggetto politico con un programma discusso alla base, ma il solito pateracchio fra gruppi dirigenti, tutto quello che non si dovrebbe fare per fare partire questo nuovo soggetto.
    A Milano questa scelta farà crescere l’astensionismo e il Movimento 5 stelle..

  • mimmo

    Sono iscritto a Sel,dall’inizio del suo percorso.Credo che il tempo sia scaduto. Ora o si riesce in tempi brevissimi ad avere una sinistra unnita su scelte strategiche che non dobbiamo ancora andare a cercare,perché le conosciamo ,oppure non avremo futuro.
    Vero,noi semplici militanti di provincia non comprendiamo più rinvii a una fase costuituente.Io non so se avrò ancora la convinzione sufficiente a rinnovare la tessera l’anno prossimo.Mi aspetto di aderire ad una sinistra unita non ad una frazione.
    Chiedo scusa per l’amarezza che traspare,ma non sopporterei più rinvii.

  • Enrico Matacena

    ci vogliono proposte proposte e ancora proposte,e poi le alleanze sulle proposte . l’UNITA’ VA FATTA CON LE MASSE, L’ UNITA’ è IMPORTANTE COME è PERO’ IMPORTANTE NON FARE CARTELLI ELETTORALI TIPO SINISTRA ARCOBALENO . Condivido le aspirazione e la linea di Frantoianni , che sono molto più chiare della linea spesso tentennate del pur carissimo Nichi Vendola .

  • mbonforte

    Mi convince molto il concetto che l’unità non basta, ma divisi non c’è sto­ria.
    Abbiamo biso­gno di aprire al più pre­sto un pro­cesso costi­tuente.
    Ma per farlo senza parlarsi addosso per mesi o anni, occorre che si prendere l’iniziativa dall’alto e dal basso. Per questo ci vuole una iniziativa dal centro, da Roma, che sia simbolica e che dichiari aperto il processo. L’unificazione dei gruppi parlamentari potrebbe essere questo forte segnale. Ma ci vuole anche una indicazione per i territori, che siano invitati a sperimentare percorsi unitari di base. Nei paesi e nelle città la semplice prassi di convocare assemblee unitarie degli aderenti e dei simpatizzanti potrebbe avviare un reale percorso costituente della nuova sinistra. Ragionando insieme, anche sulle questioni locali, e promuovendo insieme iniziative sul territorio. Ed applicando la semplice regola che si decide democraticamente, una testa un voto.
    Le prossime elezioni locali in grandi e piccoli comuni non possono essere tenute al di fuori di questo percorso. La valutazione se in determinate realtà, malgrado Renzi, vi siano i presupposti per un accordo di centro sinistra fa fatta in una platea ampia e democratica. Anzi questa discussione ed il suo esito può essere parte del percorso per la costruzione della nuova sinistra.
    Mettere il mantenimento di isolate esperienze di centro sinistra prima e magari contro l’avvio del processo costituente sarebbe per SEL un errore fatale.

    Michele Bonforte

  • Giancarlo Montalto

    Perfettamente d’accordo con Francesco.

  • Giancarlo Montalto

    Condivido in pieno. E sottolineo in particolare la parte finale: nessuna eventuale diversa opinione sulle prossime scelte amministrative può o deve ostacolare la nascita del nuovo soggetto politico di sinistra. Litigare o addirittura stroncare questo progetto semplicemente per un nuovo candidato-sindaco in più o in meno mi sembrerebbero delittuoso. Le primarie non si fanno più nel recinto del Pd. Le primarie si fanno fra quelli che vogliono creare il nuovo partito, una testa un voto, e se per caso qualcuno resta in minoranza (su questioni non fondamentali) non per questo si allontana o boicotta. Altrimenti Renzi (e Grillo) resta a tempo indeterminato…

  • Ernesto Nieri

    Senza Sinistra diventeremo, per anni , come il Perù di Fujimori negli anni ’90, un Paese fatto a misura dei privilegiati, governato in modo clientelare , isolato dal mondo, chiuso e provinciale, con una repressione del dissenso che da “morbida” come ora , si farà sempre più decisa man mano che il potere si consolida. Ci rendiamo conto che la finanziaria di Renzi risponde anche ad un obiettivo sociologico, che è quello di disegnare un’ Italia divisa tra un 30 % di paria che no…n contano niente e lottano per la sussistenza, un 20% di dipendenti del potere clientelare, di prebenducce concesse dall’ alto,un 20% di elusori della legalità a vivere o vivacchiare di nero e malaffare, un 20% di piccola borghesia rancorosa, egoista e miniproprietaria e un 10% di privilegiati vicini al potere. L’ obiettivo è questo; possiamo uscirne solo abbattendo il renzismo, ben più pericoloso del berlusconismo, e per questo ci vuole una Sinistra, moderna, intransigente, di governo ma non di compromesso.