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Giovedì, 20 agosto 2015

“Ma cos’è la Destra, ma cos’è la Sinistra?”

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Erano i primi anni 90, mio figlio un bambino di 8 o 9 anni. Un giorno, una domanda: “ma, mamma, che cos’è la Destra, che cos’è la Sinistra, qual è la differenza?” Ricordo la mia difficoltà nel dare una risposta a un bambino, a mio figlio, lì verso la fine del secolo scorso.

Gli risposi che la Sinistra voleva cambiare le cose, che la Destra voleva lasciarle così com’erano.

Quanto stupida e ignorante la mia risposta, tanto acuto e penetrante ciò che mio figlio, di rimando, esclamò: “Mamma, diventa di Destra, per piacere, così almeno conserviamo la foresta dell’Amazzonia!”.

Fu come una folgorazione. In un solo istante capii che il Novecento, e il mito del progresso che l’aveva caratterizzato, era finito. Che, perfino, i bambini sapevano che la nostra terra, i fiumi e le foreste erano lì ad urlarci di essere difese e salvate. Che le generazioni nate nei “meravigliosi” anni ’80, a differenza di quelle passate, percepivano davanti a sé l’ombra di un futuro, persino, peggiore di quell’inconsistente presente d’allora.

Eppure la dicotomia, che proponevo  a mio figlio, più di vent’anni fa, non è poi tanto diversa da quella stabilita, circa un anno fa, da Matteo Renzi  nel commento alla nuova edizione (a cura della casa editrice Donzelli)  del celebre saggio di Norberto Bobbio, Destra Sinistra, uscito nel 1994, in cui il Premier  sostiene che la Sinistra del 2000, non deve più  muoversi sulla  linea di demarcazione  disuguaglianza-uguaglianza (il celebre studioso aveva, infatti, teorizzato nel suo libro che la Sinistra si legherebbe all’idea di uguaglianza e la Destra a quella di diseguaglianza), ma contrapporre l’ innovazione (che contraddistinguerebbe la Sinistra) alla conservazione, tipica della Destra.

Non c’è nulla di più vecchio, anche per la Sinistra, del nuovismo, tanto più ignorante quanto più non sa fare neppure i conti con le proprie radici culturali e ideologiche.

Per questo credo sia meglio, oggi come oggi, evitare qualsiasi definizione teorica, stare alla larga da qualsiasi dicotomia e cogliere, semmai, la linea di demarcazione che separa la Destra dalla Sinistra nelle politiche concrete piuttosto che nelle dichiarazioni astratte, nei contenuti piuttosto che nei contenitori o, se si vuole, nelle differenti   disposizioni di approccio alla realtà, intese sia in termini di modalità interpretative delle questioni  sia in termini di metodo di sviluppo delle soluzioni.

E a guardare le disposizioni d’approccio alla realtà dell’attuale Amministrazione Comunale appare lampante che il segno è cambiato.

Ma il cambiamento, a dispetto dei teorici, vecchi e nuovi del “progressismo” non è necessariamente in meglio.

L’atto di nascita della Nuova Amministrazione è stato segnato dal ritiro dei volumi sull’omogenitorialità dalle scuole comunali frequentate dai bambini fino a 6 anni. “Ho dato ordine agli uffici che vengano ritirati tutti i libri con genitore 1 e genitore 2 dalle scuole” dichiarava il Sindaco, confondendo, forse ad arte, la questione dei libri introdotti nelle scuole grazie al progetto “Leggere senza stereotipi”, cioè “storie che raccontano di famiglie che affrontano un percorso di adozione, altre che sviluppano il tema del divorzio, o quello delle famiglie arcobaleno, ossia composte da genitori dello stesso sesso”, con la proposta di usare nei moduli (d’iscrizione o altro) degli asili comunali la formula “firma del genitore” (come tra l’altro si fa nelle scuole elementari, medie e superiori) anziché quella di “firma della mamma e/o del papà” usata fino ad allora)

E un’analoga disposizione d’approccio alla realtà è quella che spinge, oggi, il Sindaco Brugnaro ad una nuova censura. Mi riferisco al “congelamento” della mostra fotografica i “Mostri di Venezia” di Berengo Gardn sulle grandi navi. Mostra che doveva essere inaugurata al Palazzo Ducale il 18 settembre e che il Sindaco, che ha tenuto per sé la delega alla cultura, ha rinviato a data da destinarsi per aver modo di affiancare (così si è espresso Brugnaro), agli scatti di Berengo Gardin, le tavole del Progetto Tresse Est (quello dello scavo del canale Vittorio Emanuele, come nuova via d’accesso alla Marittima sostenuto dal Sindaco e dall’Autorità Portuale). Ovvia la reazione dell’artista che ha subito dichiarato: “Se vogliono mostrare le tavole del nuovo canale facciano pure: ma separate. Quello è un progetto tecnico, il mio un racconto fotografico”. L’ex sindaco Massimo Cacciari esce allo scoperto sostenendo che un sindaco non può intervenire su argomenti come questi, che la scelta ultima è dei musei civici, il Presidente della Municipalità del centro-storico, Andrea Martini, offre l’ospitalità per la mostra a San Leonardo. In tanti prendono la parola, anche oltre i confini cittadini: da Celentano a Daverio, a Sgarbi, a Ilaria Borletti, sottosegretaria alla cultura criticando la decisione del Sindaco.

“Che cos’è la Destra, che cos’è la Sinistra” cantava Gaber con tagliente ironia. La domanda sembra oggi più attuale che mai, la risposta, forse, la si può trovare nelle “cose”, anche in avvenimenti come quelli qui riportati (la mostra di Berengo Gardin, i libri della Seibezzi) che apparentemente nulla sembrano aver a che fare con la Destra e con la Sinistra, in quelle che ho nominato come diverse disposizioni d’approccio alla realtà. Ma questo, forse, significa anche che destra e sinistra devono ridefinire i propri compiti e i propri contorni, ribadendo le differenze, non affermando le somiglianze…

*Coordinatrice SEL Venezia Centro Storico

 

 

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