Ma non chiamatela scissione
“Sono state giornate furibonde, senza calma di vento”.
In queste difficilissime giornate, abbiamo vissuto sentimenti di sconforto, delusione e smarrimento. Oggi è più che mai necessario che insieme troviamo le risposte giuste.
Vorrei partire da una prima e fondamentale considerazione.
Nonostante gli articoli di cronaca politica (potremmo dire ironicamente che finalmente abbiamo avuto spazio sui mass media) abbiano descritto la vicenda che ci riguarda come una scissione, sappiamo che non è così.
Perchè l’abbandono di aluni parlamentari è stata una scelta individuale, non discussa nel nostro movimento politico, senza il confronto dovuto ad un passaggio così importante. Noi tutti, nelle federazioni, nei circoli, sul territorio, siamo stati travolti da decisioni prese altrove. E per questo, il corpo della nostra comunità è rimasto basito, incredulo e poco o per nulla propenso a seguire un’avventura senza prospettive e non condivisa. E, credetemi, non faccio questa affermazione per sminuire la portata di una perdita grande e dolorosa.
L’altra grande assente della vicenda a me sembra la politica. E sinceramente trovo vago e pretestuoso l’argomento della “deriva minoritaria” o dell’abbandono dell’orizzonte del centrosinistra da parte di SEL. Vorrei ricordare, a chi non se ne fosse accorto, che non solo è un obiettivo ribadito anche nella recente Assemblea nazionale, ma contestualmente alle elezioni europee, abbiamo svolto quelle amministrative dove il nostro partito è stato impegnato quasi ovunque (salvo le “normali eccezioni” che il voto comunale da sempre prevede) a far vincere le alleanze di centrosinistra in tutta Italia. In Lombardia, oggi siamo impegnati insieme al PD a valorizzare il grande patrimonio di voto amministrativo (10 sindaci di città capoluogo su 12) per costruire un progetto politico per le future elezioni regionali.
Allora, nel passaggio più difficile della nostra breve storia, credo che occorra ripartire dal “noi”, dal progetto, dalla politica. Per questo non condivo un certo furore di richieste di dimissioni, di inviduare responsabilità individuali. Se SEL ha un problema di gruppo dirigente, questo è presente a tutti i livelli, dal basso verso l’alto. Per questo non è utile discutere di nomi, ma al contrario mettere in campo e dare gambe a ciò che abbiamo recentemente deciso.
Guardare a quel campo largo che abbiamo individuato, dai tanti che hanno votato PD ai molti che hanno condiviso con noi l’esperienza della lista Tsipras; costruire per ottobre una conferenza programmatica e organizzativa aperta e partecipata. Aperta perchè ci consenta di mettere in campo reti, relazioni e interlocuzioni. Partecipata perché non può che riguardare tutti noi, valorizzando le esperienze migliori che abbiamo costruito in alcuni luoghi e favorendo quell’innovazione organizzativa e di cultura politica che troppo abbiamo trascurato.
Solo così, ripartendo dal “noi” e dal nostro progetto ritroveremo l’utilità di SEL e capiremo cosa ci serve per essere all’altezza del nostro compito.
Chiara Cremonesi, coordinatrice SEL Lombardia
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