Marciamo per i diritti… E fumiamoci la nuova legge Giovanardi!
In marcia per i diritti, in marcia contro l’Italia più marcia, quella che sa solo proibire e reprimere. Sabato 10 maggio saremo tantissimi alla “Million Marijuana March”, a sfilare per le strade di Roma, per rivendicare il diritto alla libertà e alla autodeterminazione, per sottrarre i consumi al mercato delle mafie, e per dire no al decreto del governo che ha “aggiornato” la Fini-Giovanardi sulle droghe dopo la bocciatura della Consulta. Un decreto che pur rivedendo i criteri di distinzione tra “stupefacenti” pesanti e leggeri conferma l’impianto punitivo nei confronti dei consumatori di cannabis e altre sostanze, ostacola l’uso di cannabinoidi a fini terapeutici (cioè per lenire il dolore o curare le persone) e assolve uno Stato criminale che reclude nelle proprie celle anche ragazzi “colpevoli” di essersi fatti una canna.
Qui le uniche droghe pesanti sono le pene. Si parla di alleggerimento delle sanzioni, ma la cannabis resta comunque una sostanza illegale, e per detenzione e spaccio si rischiano 6 anni di carcere. La legge ha già ottenuto il via libera alla Camera a colpi di fiducia (l’ennesima, quanto è democratico questo signor Renzi…). Ora è stata incardinata al Senato. Non contenta, la destra della grande coalizione annuncia emendamenti per ripristinare le tabelle della legge silurata dalla Corte Costituzionale e per moltiplicarne l’effetto “proibizionista”. Sapete chi è il relatore in Commissione Giustizia di Palazzo Madama? Carlo Giovanardi. Siamo alle barzellette, alla farsa. L’estensore di una legge incostituzionale, uno dei più immorali moralisti della nostra politica, che si riprende lo scettro di scellerato legislatore per “rimediare” ai danni da lui stesso provocati. “La Camera ha resuscitato di fatto la legge Giovanardi, confermandone i principi cardine, in primis la concezione del tossicodipendente come malato da curare”, ha gongolato il senatore sempreverde, auspicando di riportare la marijuana tra le droghe “pericolose” e completare così l’opera di restauro.
Si sono sprecate battute sull’argomento. C’è chi ha parlato di ossimoro, e chi, come Antigone, ha detto che è come affidare l’Avis a Dracula. Ma c’è poco da ridere, perché i vari Giovanardi sono cose serie, sono le persone che hanno dettato norme in nome delle quali c’è gente che ha patito conseguenze a volte fatali.
Per questo e per mille altri motivi è opportuno far sentire la nostra voce in occasione della marcia di sabato. Una manifestazione giunta alla sua quattordicesima edizione in Italia e che si celebra in coincidenza con analoghe iniziative nel resto del mondo. Si chiede la fine della persecuzione delle persone che utilizzano sostanze rese illecite dal proibizionismo, il diritto alla coltivazione libera, e il diritto all’uso terapeutico immediato per i pazienti che necessitano della cannabis. Il tema vero è quello del cosiddetto “Umanopolio”, in contrapposizione al monopolio della produzione, importazione e distribuzione che oggi è in mano alle narcomafie, ma anche a quello delle multinazionali farmaceutiche e del tabacco. Solo una politica fattiva di depenalizzazione, assieme alla libertà di autoprodursi il proprio consumo personale, possono impedire, da un lato, l’oscurantismo medievale sui temi delle dipendenze, favorendo la diffusione di una cultura radicalmente alternativa a quella della repressione, e, dall’altro, il dominio economico della criminalità. Scendiamo in piazza, e fumiamoci un buona volta queste leggi assurde.
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Giovanni Foresti