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Martedì, 14 luglio 2015

Mi dimetto per non lasciare alibi a chi usa me per attaccare amministrazione di Roma

nieri

Mi rivolgo innanzitutto alle persone che, due anni fa, mi hanno concesso la loro fiducia scegliendomi come loro rappresentante in Assemblea Capitolina e facendomi eleggere consigliere comunale, carica dalla quale mi sono dimesso per accettare l’onere e l’onore di ricoprire la carica di vicesindaco e assessore di Roma. La mia città, la città che amo profondamente e nella quale per tanti anni ho svolto battaglie per i più deboli, i più fragili, i senza diritti. Mi rivolgo poi a tutti i cittadini, alle romane e ai romani, per i quali mi pregio di aver lavorato in questi due anni e per tanti anni in passato.

Ho svolto i compiti delicatissimi che mi sono stati affidati con la più grande umiltà e serietà, con onestà e trasparenza, senza mai rinunciare ai miei profondi e radicati valori e ideali di sinistra. Mi rivolgo ai dipendenti dell’amministrazione di Roma Capitale, per i quali ho combattuto fino all’ultimo istante. Mi rivolgo al sindaco della nostra città, che mi ha scelto e voluto al suo fianco, che mi ha difeso non una, ma molte volte dagli attacchi vili e strumentali che mi sono stati mossi, in più occasioni, in questi anni. Mi rivolgo ai colleghi di Giunta e alla maggioranza che mi ha appoggiato. Mi rivolgo, infine, al mio staff e a tutti i miei collaboratori che mi hanno permesso di svolgere il mio compito sostenendomi con infinita pazienza e grande professionalità. Mi rivolgo a tutti voi per ringraziarvi della forza, del sostegno, dell’affetto, della fiducia che mi avete concesso e mi scuso con tutti voi se oggi faccio un passo indietro, informandovi di aver consegnato le mie irrevocabili dimissioni dalla carica di vicesindaco di Roma al sindaco Marino.

La mia è una decisione personale, non improvvisa e non dettata da ragioni oscure, né da nauseanti ragionamenti politicisti. E’ una scelta limpida che condivido con tutti voi con la chiarezza che ha sempre contraddistinto la mia storia politica. Quando ho accettato di fare il vicesindaco di Roma l’ho fatto per amore della mia città – mi permetto, inelegantemente, di sottolineare che ho fatto il vicesindaco a titolo gratuito – e perché ho creduto a un progetto politico con un chiaro profilo di sinistra. Il mio passo indietro, che nessuno mi ha chiesto di fare, ha alla base le stesse ragioni: l’amore per Roma e la convinzione che l’amministrazione Marino vada difesa a tutti i costi. Proprio per queste ragioni non posso più tollerare che la mia persona sia usata, in maniera volgare e oscena, come strumento per attaccare Roma e un’amministrazione che ha fatto battaglie di cui la sinistra italiana può andare fiera. Se avessi pensato soltanto a me, avrei continuato senza farmi scalfire da nulla. Ho le spalle larghe. Ma ormai è evidente che certi poteri, certe realtà che hanno sempre avuto interessi sulla città, condizionandone le scelte, poteri che io ho incessantemente combattuto, sin da ragazzo, hanno fatto di me il bersaglio perenne di attacchi che non si sono limitati a colpire la mia persona, – mai, e sottolineo mai, sfiorata dalle indagini di ‘Mafia Capitale’, portate avanti con serietà e rigore dalla Procura della Repubblica, che infatti non mi ha mai indagato – ma si sono spinti oltre per tentare di inquinare l’immagine dell’intera amministrazione di Roma e anche quella del mio partito, SEL, mai coinvolto in alcuna inchiesta giudiziaria. Il tritacarne mediatico vomita ogni giorno articoli, riportando intercettazioni riciclate da oltre 6 mesi, sbattute sulle prime pagine di quotidiani nazionali e caricate dalla superficialità di titoli che cercano di far passare per nuove cose vecchie di totale irrilevanza penale e giudiziaria. Tutto per tentare di destabilizzare l’amministrazione Marino, per metterla all’angolo. Perché questa amministrazione dà fastidio, ha rotto troppi equilibri e va resa ogni giorno più fragile per far sì che tutto cambi affinché nulla cambi.

Io non ci sto. Lascio per impraticabilità di campo, perché non intendo prestarmi neanche per un giorno di più a questo gioco al massacro. Non lascerò che indeboliscano l’azione di questa amministrazione. Con il mio passo indietro confermo la mia più grande fiducia e stima nei confronti del mio sindaco, di Ignazio Marino, che credo e spero possa continuare le battaglie politiche di sinistra che questa città merita e che io esigo per Roma. Ho fatto tutto quanto è stato in mio potere per scrivere una pagina di giustizia sociale ed eguaglianza per la nostra città. Ho contribuito ai risultati straordinari raggiunti in soli due anni da questa Giunta di sinistra, che ha portato a casa cose di cui in passato si era solo parlato

Purtroppo alcune cose non ho avuto modo di portarle a termine, anche se ho tentato con tutte le mie forze di ribaltare i tavoli delle trattative. E questo è un altro motivo per compiere scelte drastiche e radicali. Perché ciò che conta per me non è una poltrona da occupare, ma le cose che posso fare per la mia città e per le persone che rappresento. Penso alla battaglia sul salario accessorio dei dipendenti capitolini, una battaglia in cui ho creduto e per cui ho lottato fino all’ultimo istante, in un contesto in cui la morsa delle rigidità tecnocratiche e dei piani di rientro ha soffocato ogni tentativo di soluzione alle vertenze. Ci sono stati imposti i blocchi delle assunzioni e dei rinnovi dei contratti, che ci hanno impedito sia di introdurre nuove e sane energie in organico per rilanciare l’azione amministrativa, sia di colmare, attraverso la contrattazione decentrata, i vergognosi vuoti lasciati dallo Stato sul rinnovo dei contratti nella PA. Ci hanno obbligato a sacrificare il welfare per non sforare il patto di stabilità, che ha stretto un cappio intorno al collo delle amministrazioni locali. Ormai, norme e regolamenti alla mano, si rischia di non essere più in grado di impedire a una famiglia di finire in mezzo alla strada perché sfrattata, oppure di difendere le strutture sociali giovanili. Non finisce mai, non basta mai.

I sacrifici sembrano portare solo a ulteriori sacrifici, mai alla fine del tunnel. L’agibilità politica di sinistra a difesa delle persone e dei loro diritti, almeno quella che io ho sempre inteso come mia precisa missione, è messa alle strette ogni giorno. Mi auguro, comunque, che le battaglie che non ho potuto concludere siano portate avanti e vinte da chi mi sostituirà. Sono certo che il sindaco saprà scegliere il meglio per la nostra città, per i nostri dipendenti, per tutte le romane e i romani. Fin qui è stata un’avventura entusiasmante, anche perché ha avuto il merito di scrivere la parola fine a una delle stagioni più buie per questa città, quella del centrodestra alla guida della Capitale. Eppure questa Giunta ha ricevuto tante critiche più che sospette, sin dalle prime settimane. Evidentemente i processi democratici e dirompenti da qualcuno non sono affatto apprezzati. Io non mi presto più a questo gioco, mi faccio da parte per il bene di Roma e dei romani, lo faccio a testa alta e con la convinzione di aver dato il massimo, malgrado le enormi difficoltà

Voglio concludere dicendo a tutti i miei elettori, sostenitori, simpatizzanti, amici, compagne e compagni, che il mio impegno politico non finisce qui. Continuerò sempre a portare avanti le battaglie sociali in cui ho sempre creduto

 

Commenti

  • Alberto Domenichini

    Ci sono stati imposti i blocchi delle assunzioni e dei rinnovi dei
    contratti, che ci hanno impedito sia di introdurre nuove e sane energie
    in organico per rilanciare l’azione amministrativa, sia di colmare,
    attraverso la contrattazione decentrata, i vergognosi vuoti lasciati
    dallo Stato sul rinnovo dei contratti nella PA. Ci hanno obbligato a
    sacrificare il welfare per non sforare il patto di stabilità, che ha
    stretto un cappio intorno al collo delle amministrazioni locali. Ormai,
    norme e regolamenti alla mano, si rischia di non essere più in grado di
    impedire a una famiglia di finire in mezzo alla strada perché sfrattata,
    oppure di difendere le strutture sociali giovanili. Non finisce mai,
    non basta mai.

    condivido pienamente

  • Dario

    Sui blocchi delle assunzioni hanno fatto benissimo: se licenziassimo metà dei dipendenti comunali, sarebbero ancora troppi. E l’efficienza è quel che è.

  • http://detestor.blog.com/ Detestor

    Ci puoi fare un esempio concreto della scarsa efficienza del comune di Roma, o del perché più di metà dei dipendenti di quel comune siano in esubero? Così capisce meglio chi non vive lì.

  • Dario

    Detestor, non è solo il comune di Roma. Siamo d’accordo che l’Italia ha qualche problemino, o siamo la nazione più efficiente al mondo?
    Abbiamo il maggior numero di dipendenti pubblici in Europa e i servizi sono quel che sono. Solo da noi i programmi di inchiesta filmano i dipendenti che timbrano il cartellino anche per i loro colleghi.
    La sinistra deve difendere anzitutto i lavoratori del privato e gli autonomi, lasciati soli e senza tutele, e non i centri di spreco, perché la PA è stata usata in passato per regalare posti a scopi politici.
    E proprio per difendere chi nel pubblico lavora seriamente, andrebbe fatta pulizia.
    Ci sei mai stato al comune di Napoli? Se no, ne riparliamo in futuro.

  • http://detestor.blog.com/ Detestor

    Si sta parlando del comune di Roma. La tua risposta generalizza quello che è un luogo comune (o se vogliamo crederci, un andazzo diffuso in Italia) a una situazione particolare. Come se io a Firenze avessi un collega fannullone che fa il magazziniere, mettiamo, e dicessi che tutti i magazzinieri senza eccezione sono fannulloni e quindi fanno bene a licenziarne la metà a Bari, dove non ho mai messo piede. Se non conosci la situazione di Roma, non puoi giudicarla. Magari invece lì effettivamente c’è bisogno di più personale, che ne sai?