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Lunedì, 31 marzo 2014

Milano si candida ad ospitare il vertice europeo sull’occupazione giovanile

Secondo quanto riferito qualche giorno fa dal Ministro del Lavoro Poletti al Parlamento, il prossimo vertice europeo sull’occupazione giovanile dovrebbe svolgersi in Italia durante il semestre europeo. Ci piacerebbe che Milano, capitale economica del Paese e città che ospiterà l’Esposizione Universale del 2015, possa essere indicata dal Governo quale città per ospitare il vertice.

Oggi Milano, seppur nelle difficoltà della crisi, è un territorio dinamico ed in evoluzione che sta assistendo allo sviluppo di nuove modalità di creazione e organizzazione del lavoro, soprattutto giovanile. Secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico siamo la città che ospita il maggior numero di start up innovative, abbiamo censito e accreditato in un albo comunale circa trenta spazi di co-working nati dall’iniziativa dei ragazzi del territorio, molte comunità di makers hanno nella nostra città i loro fab-lab, abbiamo sperimentato nella prima settimana di febbraio la prima giornata italiana del “lavoro agile”. Tutte esperienze che si affiancano ai più tradizionali percorsi di accompagnamento al lavoro destinati alle persone più fragili o ai giovani con maggiori difficoltà.

Milano può essere la città giusta per ospitare il vertice mettendo in dialogo le rappresentanze istituzionali e governative con i nuovi protagonisti del mondo del lavoro dai coworkers ai makers fino alle nuove esperienze d’impresa sociale che in questi giorni sono “in mostra” durante l’11° edizione di “Fa’ la cosa giusta” fiera del consumo (e dell’impresa) critico e sostenibile.

Oggi, infatti, abbiamo la duplice esigenza di non precarizzare ulteriormente il lavoro giovanile, motivo per cui non mi convince il decreto del Governo ora all’attenzione del Parlamento, e di liberare e valorizzare le nuove forme di organizzazione e creazione di occupazione, soprattutto da parte dei giovani. Durante il vertice europeo si discuterà anche dell’implementazione da parte dei paesi membri della cosiddetta Garanzia Giovani (Youth Guarantee) che rappresenta una grande occasione per l’Italia, con il suo miliardo e mezzo di finanziamento, a patto che il dibattito sul suo utilizzo esca dalle stanze degli addetti ai lavori dove attualmente è confinato. Ad oggi i Comuni, compresi quelli più grandi, sono esclusi dalla progettazione e gestione di quelle risorse. Dobbiamo evitare che questa occasione si riduca ad un adempimento burocratico che ricalca modelli e progetti desueti di inserimento lavorativo tramite un’unica formula, come quella dei tirocini o delle borse lavoro, ed aprire, nei pochi mesi disponibili per la partenza del programma, a progetti innovativi, magari co-progettati dai giovani, capaci di costituire nuove opportunità per l’occupazione giovanile. Garanzia Giovani ha la potenzialità di diventare una grande piattaforma partecipata, anche dai ragazzi, che attinge da esperienze e modelli territoriali diversificando gli interventi rispetto al target. Negli ultimi anni alcune esperienze di successo ci hanno indicato questa strada: penso, a titolo di esempio, ai Bollenti spiriti della regione Puglia e ai programmi che ne sono seguiti.

Le Amministrazioni locali, proprio per la loro vicinanza ai cittadini e al territorio, sono le prime a percepire i cambiamenti e le evoluzioni del mercato e delle imprese, in quest’ottica possiamo mettere a disposizione del Governo e dei tecnici le nostre esperienze. A Milano negli ultimi due anni abbiamo dato avvio a percorsi a sostegno delle giovani start-up (circa 150 quelle nate anche grazie ai 4 incubatori d’impresa frutto delle collaborazione tra Comune, Università e soggetti privati come Speed MI Up, Poli-Hub, e Air dedicato all’economia carceraria). Si tratta di giovani e imprese che dimostrano di credere nel sistema Paese e nella sua capacita di reagire alla crisi, esplorando nuovi segmenti di mercato e nuove opportunità come quelle offerte dal terzo settore. Proprio in questo particolare settore ad esempio abbiamo dato origine a FabriQ il primo incubatore esplicitamente rivolto a realtà sia profit sia no profit a forte vocazione sociale che in meno di tre mesi ha fatto registrare ben 50 progetti che chiedono di essere incubati e aiutati a cresce.

Perché non mettere al lavoro anche queste energie per costruire un programma veramente innovativo?

 

 

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