Militare morì per uranio impoverito, condannato Ministero Difesa
Il Ministero della Difesa è stato condannato in secondo grado dalla Corte d’appello di Roma per “condotta omissiva” per non aver protetto adeguatamente Salvatore Vacca, originario di Nuxis (Carbonia-Iglesias), caporalmaggiore dell’Esercito del 151° Reggimento della Brigata Sassari, in missione in Bosnia nel 1998 e nel 1999, morto a 23 anni nel settembre 1999 di leucemia linfoblastica acuta, dopo essere rimasto esposto a munizioni all’uranio impoverito.
Il Ministero dovrà anche pagare ai genitori di Vacca un risarcimento di circa 2 milioni di euro. “Quello di Vacca è uno dei primi casi con cui nasce il caso uranio impoverito e fu la madre, Giuseppina, a iniziare questa battaglia nel 2002, dopo la morte del figlio”, spiega Domenico Leggiero dell’Osservatorio Militare. «La sentenza d’appello che conferma il primo grado – prosegue – è importante perchè fissa dei principi fondamentali: primo la colpa del Ministero della Difesa e secondo la distinzione che c’è tra indennizzo e risarcimento. La madre infatti aveva già avuto un indennizzo per danno patrimoniale, mentre ora i giudici attestano che da parte del Ministero c’è stato un danno causato dall’inadempienza di misure di sicurezza previste per il militare».
«È una sentenza unica nel suo genere da questo punto di vista. Se si parla di omicidio colposo di un militare morto, se parliamo di 333 vittime cosa è, una strage? E perchè ancora non si fa nulla? Il ministro Pinotti ora non potrà ignorare quello che emege dalla sentenza», conclude Leggiero.