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Martedì, 11 marzo 2014

Mister, per il derby di domani applichi il modulo Landini

astolfo

“Non è un derby”, fa sapere Susanna Camusso a Matteo Renzi. E ha in mente la questione sociale del paese e il modo di affrontarla. Ammonimento inutile, ancorché saggio. Lo schema di gioco del premier è tutt’altro e prima lo comprendiamo meglio è per farci un’idea di cosa ci aspetta, di come dobbiamo attrezzarci.

Domani, ad esempio, ci aspetta un consiglio dei ministri da mercoledì da leoni, un mercoledì da coppa dei campioni. Con Renzi non c’è mai una partita tranquilla, dove giocare classico e anglosassone. Ogni giorno si va in campo per la finale, si gioca tutto in attacco. I sindacati reclamano d’essere coinvolti? “Basta coi tavoli della concertazione, si manda una mail a Del Rio, facciamo prima”. L’Europa ha da obiettare sui nostri conti? “Sappiamo cosa fare”, ribatte, tirandola in lungo con la suspence del dirci chiaramente come.

Oggi è giorno di vigilia, domani si gioca a Palazzo Chigi la finale sulle misure da prendere in materia sociale, nero su bianco. Sempre che il match non venga rinviato causa impraticabilità del campo. E mentre Padoan, il keynesiano ministro dell’Economia uso a misurare le parole, figuriamoci i numeri, è alla disperata caccia delle coperture, la pretattica impazza. Che formazione schiererà il giovane mister? Metterà al centro dell’attacco il cuneo fiscale? O lo farà giocare sulle fasce, e quali? Dalla parte delle buste paga dei lavoratori o del sussidio alle imprese?

E poi: non doveva scendere in campo un marcantonio di cuneo fiscale da 10 miliardi di euro? Adesso pare voglia far esordire un cuneo mingherlino ingaggiato con i tagli alla spesa, qualcosa come 3 miliardi di euro al massimo. La spending review che doveva giocare per ridurre il debito cambia in fretta ruolo: fornirà palloni al cuneo, ma saranno davvero striminziti. E’ una mossa, in verità, che il mister avrebbe voluto evitare, destinando allo smistamento verso il cuneo i fondi comunitari previsti per il periodo 2014-2020. Parliamo di 33 miliardi di euro, sarebbe stata goleada.

Ma l’arbitro europeo ha agitato il cartellino rosso, comunicando al mister, ancora ieri, che il piano di come spendere quel gruzzolo, un piano zen messo a punto da Enrico Letta, non si tocca, è già vincolato. Sanno cosa fare, quelli della Troika, e non lo mandano a dire, lo dicono subito e chiaro, altro che pretattica.

Che partita giocherà domani in consiglio dei ministri il mister non è affatto chiaro, ma è naturale che sia così, ogni vigilia è così, scoprire le carte prima equivale a favorire l’avversario. Anche se, occorre dire, lo schema di gioco non è mai unico, i moduli, le strategie, nel calcio come nella politica, sono sempre più di uno. C’è anche chi si ostina a mandare al diavolo la pretattica e giocare scoperto.

L’ha fatto ad esempio l’altro ieri Maurizio Landini comunicando al mister quale dev’essere, secondo lui, formazione e modulo vincenti. Mettere al centro del campo, come fonte di gioco, una patrimoniale (in Europa ogni squadra ormai gioca così e i risultati si vedono) sostenuta a lato dal supporto di una tassazione sulle rendite finanziarie. In difesa rivedere l’iniqua controriforma Fornero sulle pensioni, che sta facendo acqua da tutte le parti ed è, caso unico al mondo, fonte di continui autogol sociali. Sulle punte, vincolare le risorse alle imprese ai posti di lavoro, sia quelli da difendere sia quelli da creare. A scorrere sulle fasce, la riduzione dell’Irpef dei redditi da lavoro più bassi. In porta, a parare i colpi della crisi, forme di reddito minimo universale.

Schierata così l’Italia, c’è poco da fare, diventerebbe imbattibile. Il giovane mister dovrebbe pensarci. Finora col suo gioco che consiste nel mettere una dirompente energia nuova nel bidone di una politica vecchia il suo palmares segna ancora zero tituli.

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