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Giovedì, 29 ottobre 2015

Nasce il comitato per il No alla riforma costituzionale. Sel: primo passo contro Italicum e cambio della Carta

costituzione

Nasce il “Comitato per il no” al referendum sulle riforme costituzionali. Lo ha annunciato il Coordinamento democrazia costituzionale nel corso di una conferenza stampa in cui ha presentato anche i ricorsi contro l’Italicum e i due quesiti referendari già depositati in Cassazione per chiedere l’abrogazione di alcune norme chiave della nuova legge elettorale.

Sulla riforma costituzionale «abbiamo deciso di giocare di anticipo e costituire il comitato per il no». Cosi Domenico Gallo, consigliere della Corte di Cassazione, ha annunciato nel corso della conferenza stampa alla Camera la costituzione, a nome del Coordinamento democrazia costituzionale, di un comitato per il no alla futura legge Boschi. «Naturalmente la speranza è che il Parlamento riveda le sue posizioni – spiega una nota del comitato – Se ciò non dovesse avvenire sarà giocoforza affrontare il referendum previsto dall’articolo 138 della Costituzione, che permetterà ai cittadini italiani di potersi finalmente esprimere e di bocciare la manomissione della Costituzione, come è avvenuto nel 2006 quando è stata cancellata la riforma voluta da Berlusconi».

Ad entrare nel merito è stato, nel corso della conferenza stampa, il costituzionalista Alessandro Pace per cui «il vizio che caratterizza tutta la riforma» è la mancanza di contropoteri, sia per le funzioni assegnate al nuovo Senato sia – a parere del costituzionalista – per il numero dei componenti di molto inferiore a quello della Camera che, infine, per la loro natura di consiglieri regionali e di sindaci che creerebbe dei senatori “part-time”.

«La fiducia data solo dalla Camera – ha poi aggiunto Pace – sposta l’asse istituzionale sul governo, che diventa il dominus dell’agenda parlamentare». «Il comitato del no – ha chiarito Alfiero Grandi, segretario dell’Associazione per il rinnovamento della sinistra – chiederà a tutti l’adesione, anche ai parlamentari, singoli e per gruppi. Quindi è ovvio che se raggiungeremo quel 20% di parlamentari necessario per chiedere il referendum saranno loro a farlo». Questo per evitare, è stato spiegato nel corso del conferenza, che a farlo sia la stessa maggioranza di governo. «La sfida – ha concluso Gallo – è quella di evitare un referendum plebiscitario alla De Gaulle». Alla conferenza hanno assistito – tra gli altri – il deputato della minoranza Pd Alfredo D’Attorre, l’ex Pd Stefano Fassina, il deputato M5s Danilo Toninelli ed molti deputati di Sel.

«Pensiamo che questa serie di iniziative oggi annunciate dal Comitato di giuristi, costituzionalisti, associazioni, avvocati a difesa della Costituzione e contro l’Italicum sia il primo passo per dire che quella riforma costituzionale insieme a quella pessima legge elettorale, figlia illegittima del Porcellum, rappresentano un passo indietro per la democrazia italiana, riducono gli spazi di partecipazione, non modernizzano il Paese. C’è davvero bisogno di un’azione legislativa del tutto diversa» ha commentato  Nicola Fratoianni deputato e coordinatore nazionale di Sel  che insieme all’on. Stefano Quaranta e Daniele Farina ha seguito la conferenza stampa di presentazione del comitato a Montecitorio.

«Questo comitato – prosegue il coordinatore di Sel – mette insieme forze fra loro diverse, noi contribuiremo a questa esperienza comune affiche’ gli italiani boccino con il loro impegno e il loro voto quella riforma e quella legge elettorale. Perché serve l’impegno di tutti e di tutte – conclude Fratoianni – per impedire lo stravolgimento della Costituzione e della democrazia italiana».

Si chiede l’abrogazione delle norme che riguardano i voti bloccati dei capilista, delle candidatura plurime, del premio di maggioranza e del ballottaggio. I referendari guardano ovviamente al 2017, visto che è l’anno in cui può tenersi la consultazione, visto che non sono previste altre elezioni. Intanto, nei calcoli del fronte anti-italicum, il parlamento dovrebbe licenziare il ddl Boschi entro la prossima estate, al massimo in autunno. Il referendum consultivo dovrebbe tenersi nel 2017. Per questo l’iniziativa contro la legge elettorale sarà accompagnata da una campagna di mobilitazione che coinvolgerà anche l’opposizione alle riforme istituzionali. Si punta al sostegno parlamentare di uno schieramento di forze che va da Sel ai deputati di sinistra fuoriusciti dal Pd, al Movimento Cinque Stelle. Le incognite potrebbero venire però dalla decisione del governo di imprimere una decisa accelerazione al voto sulle riforme e conseguentemente al referendum. Se l’esecutivo ottenesse il sì definitivo entro la prossima estate potrebbe ‘stimolare’ la convocazione del referendum consultivo nel successivo autunno. A questo punto le forze di maggioranza avrebbero dalla loro una legge elettorale in vigore per l’elezione della sola Camera e un sistema istituzionale disegnato di conseguenza. «Si’ e’ vero, Renzi potrebbe anticipare le elezioni politiche al 2017. Del resto qualche arma al governo gliela vogliamo lasciare…», commenta con flemma partenopea Villone. A quel punto salterebbe il referendum sull’italicum. E resterebbe in campo solo la via ‘giudiziaria’. Sempre che alla Consulta il dossier italicum non sia finito in un cassetto.

Commenti

  • Francesco

    Iniziativa lodevole.
    Al Convegno internazionale svoltosi a Roma è nato anche il Coordinamento europeo NO GUERRA – NO NATO che mira a scongiurare il pericolo di un conflitto mondiale tra potenze imperialiste. Diciamo qualcosa anche su questo e agiamo di conseguenza?

  • Francesco

    Da un po’ di tempo il sito non permette di esprimere opinioni sul comportamento dei responsabili di Sel ai vari livelli. Approfittò di questa pagina per richiamarsi alla situazione di Roma, riguardante il sindaco Marino.
    Prima lo si scarica, pol lo si incensa. A che gioco si gioca?
    Francesco, il primo.

  • http://detestor.blog.com/ Detestor

    Io l’ho capita così: non è stata Sel a scaricare Marino, ma il viceversa, visto che Marino ha obbedito come un cagnolino al suo partito e ha espulso Sel dalla giunta. Naturale che Sel di conseguenza gli volti le spalle anche in consiglio comunale. Adesso la situazione è cambiata, Marino è ai ferri corti col suo partito, e Sel simbolicamente (perché ovviamente i loro voti non bastano) si dichiara più possibilista per mantenerlo in sella, a patto (patto non detto ma chiaro) di avre ancora qualche posto in giunta.
    Personalmente, io non sosterrei un personaggio goffo, maldestro e pasticcione come Marino, che è stato capace di rendersi odioso all’intero panorama politico, da sinistra a destra passando per Grillo e per il suo stesso partito. Nel merito, oltre alla scorrettezza verso Sel, gli rimprovero la sua costante ostilità verso i lavoratori pubblici, i quali fosse per lui non potrebbero mai scioperare e nemmeno ammalarsi, nonostante in certi casi addirittura non siano nemmeno stipendiati.

  • Francesco

    Concordo. Ma a Roma andrebbe messo un po’ di ordine in casa Sel.
    Manca la bussola.